Le Foibe sono cavità naturali o artificiali, spesso presenti nella regione carsica dell’Altopiano del Carso, che si estende tra l’Italia nord-orientale, la Slovenia e la Croazia. Tuttavia, il termine “Foibe” ha assunto un significato storico molto specifico e tragico in relazione agli eventi del XX secolo, in particolare durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questi eventi sono conosciuti come le “eccidi delle foibe” o il “massacro delle foibe”, e rappresentano una serie di uccisioni di massa, durante le quali migliaia di persone furono gettate vive o morte nelle foibe.
I crimini del regime comunista e dei partigiani del dittatore Tito
Le uccisioni nelle foibe iniziarono già nel 1943, intensificandosi particolarmente nel 1945, al termine della Seconda Guerra Mondiale, quando le aree della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia furono occupate dall’esercito jugoslavo comandato da Josip Broz Tito. Questo periodo di violenza fu marcato da un’intensa vendetta etnica e politica. Le vittime includevano italiani, croati, e sloveni, e tra questi vi erano fascisti, antifascisti, partigiani, civili innocenti, e membri della comunità ebraica, accusati di collaborazionismo con l’occupante italiano o semplicemente di essere ostacoli alla creazione di uno Stato comunista jugoslavo.
Le vittime e le motivazioni
Il numero esatto delle vittime rimane oggetto di dibattito tra storici, con stime che variano notevolmente. Tuttavia, è generalmente accettato che migliaia di persone furono uccise nelle foibe o deportate nei campi di lavoro jugoslavi, dove molti morirono a causa delle dure condizioni.
Le motivazioni dietro questi massacri erano complesse, radicate nelle tensioni etniche, territoriali e ideologiche che si erano accumulate per decenni, se non secoli, nella regione. Le foibe divennero simbolo delle sofferenze subite dalla popolazione italiana sotto il regime comunista jugoslavo, ma anche di una più ampia tragedia umana che coinvolse diverse etnie.
Ricordo e riconoscimento
Il ricordo delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata, ovvero la fuga di centinaia di migliaia di italiani dalle loro case nelle aree contese, rimasero argomenti controversi e politicamente sensibili in Italia e nei paesi dell’ex Jugoslavia per decenni dopo la guerra. Solo alla fine del XX secolo e all’inizio del XXI secolo, questi eventi hanno iniziato a ricevere un riconoscimento ufficiale più ampio.
In Italia, il “Giorno del Ricordo” viene celebrato il 10 febbraio di ogni anno, per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani istriani, fiumani e dalmati, sancendo un momento di riflessione nazionale sull’importanza della memoria storica e della riconciliazione.
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CHE COS’È UNA FOIBA
Il termine “foiba” fa riferimento agli inghiottitoi carsici, ossia cavità verticali naturali, che si trovano prevalentemente nella zona carsica e in Istria. Queste formazioni geologiche non sono da confondersi con altri tipi di caverne, benché comunemente si tenda a fare questa imprecisione. Il termine specifico per queste cavità deriva dal vocabolario dialettale della regione giuliana, e ha origine dalla parola latina “fŏvea”, che significa fossa o cava. Queste strutture geologiche, che nella regione dell’Istria possono raggiungere dimensioni notevoli, sono presenti in circa 1700 esemplari. La prima attestazione documentata del termine “foiba” risale al 1770, in una relazione del naturalista italiano Alberto Fortis, noto per i suoi studi e pubblicazioni sulla regione del Carso dalmata.
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