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Antonio, il Tethyshadros insularis: Un Dinosauro Gigante Italiano Preistorico

Photo credits: Ghedoghedo, CC BY SA, WIkimedia COmmons

In copertina Photo credits: Ghedoghedo, CC BY SA, WIkimedia COmmons 

All’interno del ricco panorama paleontologico italiano, poche scoperte hanno suscitato tanta meraviglia e interesse quanto quella di “Antonio”, un esemplare quasi completo di Tethyshadros insularis. Questo dinosauro, vissuto circa 70-75 milioni di anni fa durante il tardo Cretaceo, è stato scoperto nelle ceneri vulcaniche della Dolomia Principale presso Villaggio del Pescatore, vicino a Trieste. Il nome “Antonio” gli è stato affettuosamente attribuito dai paleontologi che lo hanno portato alla luce, mentre il nome scientifico, Tethyshadros insularis, riflette la sua natura di abitante dell’antica regione della Tetide, che si pensa fosse un ambiente insulare.

Chi ha scoperto il dinosauro Antonio?

Il dinosauro noto come “Antonio”, ufficialmente chiamato Tethyshadros insularis, è stato scoperto nel 1994 dalla geologa Tiziana Brazzatti, allora laureanda presso l’Università di Trieste. Le era stata  proposta una tesina in Rilevamento Geologico, proprio nelle aree circostanti Villaggio del Pescatore.

Tiziana Brazzatti Dinoauro Antonio

Per mesi aveva perlustrato la zona dal Timavo fino alla cava, armato di martello, bussola, lente e quaderno di campo per annotare osservazioni sugli affioramenti rocciosi. Il 25 aprile 1994, durante una giornata di festa nazionale, si era nuovamente avventurata nell’area, spinta dal sospetto di una faglia tettonica evidenziata da un cambiamento direzionale degli strati calcarei. Addentrandosi in un boschetto denso e impervio, tra misurazioni e osservazioni, notò segni di scavi precedenti. Si era allontanata alla ricerca di rocce non ancora esplorate quando, misurando un altro affioramento, scoprì l’arto di un rettile preistorico emergere dal terreno.

Per approfondire: Articolo su Pikaia 

 

 

 

Tethyshadros insularis 

Il Tethyshadros insularis si distingue per le sue caratteristiche uniche che sfidano la comprensione convenzionale dei dinosauri hadrosauri. Di dimensioni relativamente piccole per la sua famiglia, con una lunghezza stimata di circa 4 metri e un peso che si aggira sui 350 kg, Antonio presenta una serie di adattamenti che indicano una possibile evoluzione in direzione del nanismo insulare, un fenomeno ben noto in biologia per cui le specie isolate su isole tendono a ridursi in dimensioni.

La scoperta di Antonio ha fornito ai paleontologi un’eccezionale opportunità per studiare i meccanismi evolutivi che operano in ambienti insulari. Il suo scheletro ben conservato ha rivelato preziose informazioni sulle sue abitudini alimentari, sulla locomozione e sul suo ecosistema. I denti di Antonio, ad esempio, suggeriscono una dieta varia che poteva includere non solo vegetazione, ma anche piccoli animali, il che lo distingue dai suoi cugini erbivori del Nord America.

L’ambiente in cui viveva era dominato da fiumi e delta, un luogo lussureggiante e diversificato che offriva abbondanti risorse. La posizione geografica di Antonio, unita alle sue caratteristiche fisiche, offre uno spaccato unico di un’epoca in cui l’Italia non era ancora una penisola, ma un arcipelago nel mezzo del mare della Tetide.

Il valore scientifico di Antonio è inestimabile, tanto che la sua scoperta ha stimolato un rinnovato interesse per la paleontologia in Italia, portando alla luce nuove domande sulla biogeografia dei dinosauri e sull’evoluzione degli ecosistemi durante il Mesozoico. La sua scoperta ha anche contribuito a posizionare l’Italia sulla mappa mondiale della ricerca paleontologica, enfatizzando la ricchezza e la diversità del patrimonio preistorico del paese.

Inoltre, Antonio ha catturato l’immaginazione del pubblico. La sua storia è stata raccontata in documentari, libri e mostre, diventando un simbolo dell’eredità paleontologica italiana. Il suo fascino va oltre la scienza, diventando parte della cultura popolare e testimoniando il profondo legame che l’umanità ha con il suo passato preistorico.

 

 

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