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Studiare matematica e fisica favorisce lo sviluppo del pensiero algoritmico?

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Gli studenti italiani sanno “far di conto” ma come se la cavano col pensiero algoritmico? Un nuovo studio quantifica l’abilità dei maturandi di pensare in termini di dati, modelli e simulazioni sul mondo che li circonda. I risultati evidenziano delle nuove sfide per la scuola del futuro.

Gli studenti di oggi sono i lavoratori di domani. E il mercato del domani richiederà sempre di più competenze legate all’informatica e ai Big Data, che stanno venendo alla ribalta anche in luce della recente situazione globale. I dati saranno una risorsa importante e saperli gestire una competenza molto richiesta.

Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Complex Networks (Oxford University Press), evidenzia però dei problemi nel modo di percepire i dati e gli algoritmi in studenti italiani esposti a programmi didattici intensivi di matematica, fisica e scienze della vita. Confrontando i modi di pensare di oltre 200 tra studenti di scuola superiore e ricercatori internazionali in data science, lo studio ha evidenziato dei tasselli mancanti nella mente dei giovani studenti, soprattutto nell’ambito del cosiddetto “pensiero algoritmico”.

«Il pensiero algoritmico è l’abilità di ragionare sul mondo in termini di dati, modelli e predizioni – dice il dr. Massimo Stella, professore di Data Science alla University of Exeter, UK, e primo autore dello studio – Non si tratta di possedere competenze, come saper risolvere integrali e derivate, ma piuttosto di possedere una forma mentis adatta a identificare metodi per estrarre informazioni, come il coding, le simulazioni o i modelli.»

La ricerca, svolta assieme alla New York Hall of Science e alla HSE University, ha evidenziato come gli studenti siano inconsapevoli del pensiero algoritmico e inquadrino concetti come “modello” o “simulazione” come eventi legati a persone o alla moda. Al contrario, i ricercatori hanno legato tali concetti a modi di ottenere nuova conoscenza sul mondo, come in sistemi quali il meteo, i social media o i mercati finanziari; tutti sistemi di chiaro impatto per il lavoro del domani.

La scuola del domani ha quindi un’ulteriore sfida per portare innovazione: usando la forma mentis dei ricercatori come fonte d’ispirazione, agli studenti dovrebbero essere fornite non solo competenze ma anche strumenti di pensiero, proprio come quello algoritmico.

Fonte: https://academic.oup.com/comnet/article/9/6/cnab020/6424446

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