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Luci e ombre sul futuro della ricerca scientifica in Italia

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Pur con le scarse risorse destinate alla ricerca, l’Italia si colloca in ottava posizione per produzione scientifica e miglioramenti significativi in diverse aree. Ma potrebbe trattarsi di un fenomeno destinato a esaurirsi. E c’è la necessità di stabilizzare i più bravi fra i giovani ricercatori.

Più pubblicazioni con meno risorse

Nonostante le scarse risorse destinate alla ricerca, il nostro paese ottiene risultati positivi in termini di produzione scientifica. Tra il 1996 e il 2014 i ricercatori italiani hanno pubblicato 1.200.000 lavori, collocandosi in ottava posizione a livello mondiale. Se poi si considera il rapporto tra numero di pubblicazioni scientifiche (database Scopus) e risorse finanziarie destinate all’attività di ricerca nel settore pubblico si osserva un aumento per l’Italia da 8,33 a 9,75 lavori per unità di spesa tra il 2011 e il 2014 (vedi rapporto Anvur 2016). Una dinamica significativa, che supera quella di Francia e Germania, anche se non raggiunge quella di Spagna e Regno Unito. I risultati sono buoni anche per quanto riguarda il rapporto tra numero di pubblicazioni e numero di ricercatori nel settore pubblico, benché in questo caso la produttività rimanga sostanzialmente invariata nell’arco temporale considerato.
Risultati positivi si osservano anche rispetto ad altri indicatori di produttività scientifica. Ad esempio, analizzando le pubblicazioni nelle migliori riviste (top 1 per cento) della distribuzione mondiale dell’indicatore di impatto Snip (Source Normalized Impact per Paper) si trova che l’Italia, a partire dal 2011, si colloca al di sopra della media mondiale, superando anche in questo caso Germania e Francia. Se si considerano le pubblicazioni nella fascia top 5 per cento, l’Italia presenta valori superiori alla media mondiale già a partire dal 2005.
Il miglioramento delle nostre posizioni ha riguardato soprattutto alcune aree disciplinari. Ad esempio dal 2001 al 2014 in architettura vi è stato un incremento della quota di pubblicazioni nel top 5 per cento superiore all’incremento medio registrato in tutti i principali paesi europei. E ciò nonostante i fondi destinati ai Prin (Progetti di ricerca di interesse nazionale) si siano ridotti da 137 milioni di euro nel 2004 a 45 milioni nel 2014 e andamenti simili si siano osservati anche per altre forme di finanziamento alla ricerca (come Firb-Futuro in ricerca e Far-Fondo per le agevolazioni alla ricerca). L’Italia ottiene anche minori finanziamenti europei rispetto a quelli ottenuti da altri paesi: il nostro paese mostra un tasso di successo del 10,6 per cento, contro una media Ue-28 del 13,2 per cento.

Un miglioramento effimero?

Cosa spiega allora il miglioramento? Innanzitutto va detto che deve essere valutato con cautela. L’indicatore utilizzato per misurare la produttività scientifica, cioè le pubblicazioni presenti nel database Scopus, ha subito un forte incremento nel corso degli anni per l’inclusione di molte riviste che prima non vi comparivano (si veda grafico). È possibile che in paesi ancora non pienamente maturi dal punto di vista della ricerca le nuove inclusioni siano state maggiori e di minore qualità. Ciò è sicuramente accaduto per i paesi asiatici, ma potrebbe essere vero anche per l’Italia. È interessante notare che, mentre per paesi come Svizzera, Spagna, Francia e Regno Unito vi è una forte correlazione tra l’indicatore del 2001 e quello del 2014, ciò non si riscontra per l’Italia. È possibile dunque che i nostri risultati siano non solo gonfiati dall’inserimento nel database di riviste di bassa qualità, ma anche di breve durata, poiché nel corso del tempo è probabile che la dimensione del database tenderà a stabilizzarsi, oppure a crescere in linea con quella di altri paesi.

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Fonte: Scopus Content Guide 2016

Un impulso al miglioramento della produttività scientifica potrebbe essere stato indotto dai cambiamenti che negli ultimi anni hanno investito il nostro sistema universitario. L’introduzione del sistema di valutazione della Vqr (valutazione qualità della ricerca) e quello dell’abilitazione possono aver spinto molti dei nostri ricercatori a pubblicare di più e a porre maggiore attenzione alla collocazione editoriale delle proprie ricerche. Ciò potrebbe spiegare l’aumento delle pubblicazioni nel top 1 e 5 per cento delle riviste mondiali. Si tratta di un fenomeno positivo, che può però essersi accompagnato a una tendenza a inflazionare il numero di pubblicazioni (a scapito della qualità) e alla ricerca di coautori per incrementarne il numero. Inoltre, se davvero una parte del miglioramento è dovuto a un comportamento più accorto dei ricercatori nella scelta delle riviste, anche questo effetto tenderà a estinguersi nel lungo periodo.
Bisogna infine notare che la riduzione del finanziamento pubblico alla ricerca è andata di pari passo con una forte espansione del precariato, spesso anche gratuito. Se i migliori tra questi giovani ricercatori non saranno stabilizzati e non vedranno una prospettiva di crescita professionale, si accentuerà ulteriormente la fuga di cervelli verso l’estero, con effetti negativi sulla produttività del nostro sistema di ricerca.

Fonte: lavoce.info

MARIA DE PAOLASchermata 2014-04-23 alle 18.11.23Ha conseguito un  Dottorato di Ricerca in Economia presso l’Università la Sapienza di Roma. E’ professore Associato di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza dell’Università della Calabria. Si occupa prevalentemente di Economia del lavoro e dell’istruzione, Discriminazione di genere, Political Economy e valutazione di politiche pubbliche.

TULLIO JAPPELLIjappelliE’ professore di Economia Politica presso l’Università di Napoli Federico II e Research Fellow del CEPR. Ha conseguito il Ph.D. in Economia presso il Boston College. Ha trascorso periodi di ricerca presso la University of Pennsylvania, MIT e Princeton University e collaborato a progetti di ricerca del NBER, della World Bank, dell’Inter-American Development Bank, del CEPR, della Banque de France e della Banca d’Italia. Nella sua ricerca si occupa principalmente di scelte di risparmio, scelte di portafoglio delle famiglie e di economia bancaria. Redattore de lavoce.info.

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