L’economista Tito Boeri, ex presidente dell’INPS e figura di riferimento per la sinistra italiana, ha espresso dure critiche ai quesiti referendari sul lavoro promossi dalla CGIL per il voto dell’8 e 9 giugno 2025. Durante un intervento ad Arena Robinson, lo spazio di la Repubblica al Salone del Libro di Torino, Boeri ha definito i quattro quesiti sul lavoro “mal posti e dannosi”, sostenendo che potrebbero produrre effetti opposti a quelli auspicati dai promotori, in particolare riducendo la mobilità lavorativa invece di rafforzare i diritti dei lavoratori.
Secondo Boeri, i quesiti – che mirano ad abrogare parti del Jobs Act e a modificare norme su licenziamenti, contratti a termine e appalti – ignorano le dinamiche attuali del mercato del lavoro italiano, segnato da calo demografico e da una crescente necessità di flessibilità.
“Paradossalmente, comportano cambiamenti opposti a quelli che hanno in mente i proponenti,” ha dichiarato, sottolineando come, negli ultimi anni, la quota di contratti a tempo determinato sia scesa dal 17% al 13% e i licenziamenti siano diminuiti.
Boeri ha evidenziato che il problema centrale del lavoro in Italia non è il precariato, ma i salari, che hanno perso quasi il 10% del potere d’acquisto negli ultimi quattro anni. Per affrontarlo, suggerisce di rafforzare la presenza sindacale nelle aziende, piuttosto che puntare su referendum che considera mal formulati.
Il giudizio positivo sul quesito per la cittadinanza
L’economista ha invece espresso un giudizio positivo sul quinto quesito, quello sulla cittadinanza, che propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza necessario per richiederla:
“È il più importante,” ha detto, definendolo un passo verso una maggiore inclusione, in linea con le esigenze di un Paese che affronta un serio declino demografico.
Un dibattito sempre più acceso
Le critiche di Boeri, riportate anche dal Secolo d’Italia, hanno alimentato il dibattito sulla validità dei referendum, già contestati da settori della maggioranza di governo, che invita all’astensionismo, e da parte dell’opposizione, come l’area riformista del PD, contraria ai quesiti sul Jobs Act.
La posizione di Boeri si inserisce in un contesto di scetticismo diffuso sulla possibilità di raggiungere il quorum, con solo il 12% degli italiani che, secondo un sondaggio YouTrend, si aspetta che il referendum sia valido.
Le reazioni del pubblico e della CGIL
Le dichiarazioni di Boeri hanno suscitato reazioni contrastanti. Su X (ex Twitter), un utente, @Mosquitas77, ha citato l’economista per giustificare il proprio voto contrario ai quesiti sul lavoro:
“Tito Boeri con questa spiegazione mi ha tolto ogni dubbio. Sul lavoro voterò convintamente tutti NO.”
Intanto, il segretario della CGIL Maurizio Landini continua a difendere i referendum, definendo il quorum “un obiettivo raggiungibile” e accusando la maggioranza di un “atteggiamento antidemocratico” per l’invito a non votare.
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Immagine di copertina: Creative Commons
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