L’ultimo Osservatorio INPS sugli stranieri fotografa un’Italia che in soli due anni ha visto cambiare in modo profondo la presenza e il contributo dei cittadini stranieri al sistema produttivo e previdenziale nazionale. Se nel 2022 gli archivi dell’Istituto registravano poco più di 4,35 milioni di presenze, oggi – secondo i dati 2024 pubblicati dall’INPS – gli stranieri censiti sono 4.611.267, con un incremento di oltre 260 mila unità. Un dato che conferma una crescita costante e strutturale, trainata da lavoro, ricongiungimenti e, in parte, dagli effetti dei flussi straordinari legati alla crisi ucraina.
La componente più rilevante resta quella dei lavoratori attivi: quasi 4 milioni, contro i 3,75 stimati due anni prima. Un aumento di 230 mila occupati che evidenzia una domanda di manodopera ormai indispensabile in molti comparti della nostra economia. Edilizia, logistica, ristorazione e industria manifatturiera continuano a trainare l’impiego maschile, mentre agricoltura e soprattutto lavoro domestico confermano la prevalenza femminile, con un ruolo decisivo nella tenuta del sistema di cura italiano. La retribuzione media annua dei lavoratori stranieri – 18.800 euro per i dipendenti non agricoli, 9.700 per l’agricoltura e 9.800 per i domestici – mostra una lievissima crescita nominale rispetto al 2022, ma non sufficiente a compensare l’impatto dell’inflazione degli ultimi anni.
Sul piano anagrafico e sociale, il dato che emerge con più forza riguarda la giovinezza della popolazione non comunitaria: quasi la metà ha meno di 39 anni, contro il 29,9% dei comunitari. Un elemento che rafforza la funzione demografica e contributiva degli stranieri, soprattutto alla luce dell’invecchiamento della popolazione italiana. Allo stesso tempo, la distribuzione territoriale resta pressoché immutata: il Nord continua ad accogliere oltre il 60% degli stranieri, confermandosi motore economico e polo di attrazione dei flussi lavorativi.
Nel confronto tra 2022 e 2024 si osserva anche un significativo aumento dei cittadini ucraini, spinti dall’emergenza bellica, e una crescita stabile dei cittadini provenienti dal Nord Africa e dall’Asia meridionale. Romania, Albania e Marocco restano i Paesi più rappresentati, con la sola componente ucraina che registra un incremento rilevante nelle fasce femminili e nel lavoro di cura.
Infine, cala leggermente il numero dei percettori di prestazioni di disoccupazione (252 mila nel 2024 contro i circa 265 mila del 2022), segnale di una maggiore stabilità occupazionale e di una progressiva ricollocazione lavorativa in diversi settori. Anche i pensionati stranieri mostrano un aumento fisiologico – 378.645 nel 2024 – dovuto al maturare dei diritti previdenziali per le generazioni giunte in Italia alla fine degli anni ’90 e nei primi anni 2000.
Da un’analisi dei dati descritti si può agevolmente desumere che gli stranieri rappresentano una componente sempre più centrale per la sostenibilità del sistema economico e sociale italiano. L’aumento dell’occupazione, la stabilità territoriale e la giovane età lavorativa costituiscono un pilastro su cui l’Italia può e deve costruire politiche più lungimiranti. Il Paese, oggi più di ieri, dipende dalla loro energia, dalla loro professionalità e dal loro contributo silenzioso ma decisivo alla macchina produttiva nazionale.

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