In un’epoca in cui lo sport troppo spesso si trasforma in spettacolo gridato, in provocazione e polemica, Jannik Sinner rappresenta un’anomalia luminosa. Elegante nei gesti, sobrio nel comportamento, impeccabile nel rispetto verso l’avversario: il giovane tennista altoatesino incarna quei valori che dovrebbero essere l’essenza dello sport, e che invece troppo spesso vengono sacrificati sull’altare della visibilità.
Mai una parola fuori posto. Mai un gesto di scherno. Mai un’esultanza sguaiata. Sinner vince – spesso, ormai – e lo fa con grazia. Perde – raramente – e lo fa con dignità. Non deride, non provoca, non urla. Si limita a giocare, e a farlo in modo formidabile. Ma, forse ancora più importante, si comporta da persona perbene. Un ragazzo pulito, dentro e fuori dal campo. Di lui colpiscono la compostezza, la lucidità, la gentilezza. E per questo, più che per i titoli, dovremmo essere grati ai suoi genitori, che hanno cresciuto un uomo prima che un campione.
Eppure, nonostante tutto questo, c’è chi continua a gettare ombre. In particolare alcuni giornalisti stranieri – e inglesi, ancora una volta – che hanno riesumato una vicenda già archiviata, nella quale Sinner non ha alcuna colpa, né responsabilità. Un errore tecnico, imputabile a un problema burocratico dell’antidoping, e che è stato risolto nei tempi e nei modi previsti dalla normativa. Ma si sa, oggi la notizia conta più della verità, e la polemica tira sempre più del merito.
Il punto, però, è un altro: cosa deve ancora dimostrare Jannik Sinner? In campo è tra i migliori al mondo. Fuori dal campo è un esempio per milioni di giovani. È un atleta moderno ma con lo stile antico. È un campione, ma non ha l’atteggiamento del divo. E allora è lecito chiedersi: chi ha davvero fatto una figuraccia in questa storia?
Non è Sinner, che continua a macinare successi e consensi. Non è Sinner, che ha già chiarito e superato il caso con la trasparenza e la correttezza di chi non ha nulla da nascondere. No, la figuraccia l’hanno fatta quei commentatori che hanno preferito insinuare piuttosto che informare, che hanno rilanciato una polemica vuota invece di valorizzare un esempio virtuoso.
C’è un termine per questo atteggiamento, ormai fin troppo diffuso: polarizzazione. Serve a generare clic, a dividere l’opinione pubblica, a trasformare tutto in una contesa sterile. Ma così facendo si perde di vista ciò che davvero conta. E in questo caso, ciò che conta è che Sinner non è solo un grande sportivo. È, prima di tutto, un giovane che si distingue per educazione, serietà, senso del dovere.
Sinner, nel frattempo, continua a fare ciò che gli riesce meglio: rispondere sul campo. Con classe, con impegno, con la solita, impeccabile umiltà. E in fondo, è anche così che si fa giustizia.
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