L’annuncio dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sugli scambi commerciali con l’Unione Europea, e di conseguenza con l’Italia, ha scosso l’economia globale, ponendo il nostro Paese di fronte a una sfida senza precedenti. Con tariffe che, secondo gli ultimi sviluppi, si attestano al 15% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti (con punte del 50% su acciaio e alluminio), l’Italia, che nel 2024 ha esportato merci per 64,8 miliardi di euro negli USA, deve affrontare un impatto economico significativo.
Ma quali strategie può adottare per mitigare gli effetti di queste misure protezionistiche? Ecco un’analisi delle opzioni disponibili e delle possibili risposte italiane ed europee.L’Impatto dei Dazi sull’Economia ItalianaL’Italia è uno dei Paesi europei con il maggior surplus commerciale verso gli Stati Uniti (circa 43 miliardi di euro nel 2024), e gli USA rappresentano il terzo partner commerciale del nostro Paese, con il 9% dell’export totale.
I settori più colpiti includono i macchinari industriali (13 miliardi di euro di export annuo), la farmaceutica (10 miliardi), i mezzi di trasporto (8 miliardi) e l’agroalimentare, simbolo del Made in Italy. In particolare, prodotti come il Parmigiano Reggiano, il vino e altri beni alimentari di alta gamma rischiano di perdere competitività a causa dell’aumento dei prezzi per i consumatori americani, con dazi che, ad esempio, portano il Parmigiano dal 15% al 35%. Inoltre, la svalutazione del dollaro rispetto all’euro (circa il 13% dall’insediamento di Trump) agisce come un “dazio implicito”, rendendo le esportazioni italiane ancora più costose. Secondo le stime, i dazi al 15% potrebbero ridurre il PIL italiano di circa lo 0,2%, un colpo significativo per un’economia già in crescita lenta (0,6% secondo la Banca d’Italia).Strategie per l’Italia: Negoziazione, Diversificazione e ResilienzaPer affrontare questa crisi commerciale, l’Italia deve muoversi su più fronti, combinando azioni a livello nazionale ed europeo. Ecco alcune strategie chiave:Rafforzare il Negoziato con gli Stati Uniti
L’Italia, come parte dell’Unione Europea, non può negoziare direttamente con gli USA a causa delle competenze esclusive dell’UE in materia doganale. Tuttavia, il governo italiano può spingere per un approccio negoziale più deciso a Bruxelles. L’accordo raggiunto il 27 luglio 2025 tra Trump e Ursula von der Leyen, che ha fissato i dazi al 15% evitando il temuto 30%, dimostra che la diplomazia può contenere i danni. L’Italia dovrebbe sostenere esenzioni settoriali (ad esempio per farmaci, alcolici e dispositivi medici) e negoziare accordi bilaterali o multilaterali che dividano il costo dei dazi tra esportatori e importatori americani, come suggerito per il settore agroalimentare. La presenza di 3.000 buyer americani a Vinitaly 2025, nonostante le tensioni, segnala un interesse statunitense a mantenere relazioni commerciali con l’Italia, un punto di forza da sfruttare.
Diversificare i mercati di sbocco
La dipendenza dagli Stati Uniti, dove finisce il 40% dell’export extra-UE di bevande italiane, rende necessaria una rapida diversificazione. L’Italia dovrebbe intensificare gli accordi commerciali con mercati emergenti come quelli asiatici (India, Vietnam, Indonesia) e africani, dove la domanda di prodotti di fascia medio-alta è in crescita. Tuttavia, il Made in Italy, spesso legato a prodotti premium come vini e formaggi, fatica a trovare mercati alternativi con lo stesso potere d’acquisto degli Stati Uniti. Per questo, il governo dovrebbe investire in campagne di promozione e supporto logistico per le PMI esportatrici, che rappresentano il 18% delle imprese a rischio secondo l’ISTAT.
Sostegno ai settori più colpiti
I settori agroalimentare, meccanico e automobilistico necessitano di misure di sostegno immediate. Il governo italiano, come dichiarato da Giorgia Meloni, intende attivare interventi nazionali per i comparti più vulnerabili, ma è cruciale che l’UE stanzi fondi straordinari per compensare le perdite. Ad esempio, il fenomeno dell’Italian Sounding (prodotti che imitano il Made in Italy) potrebbe aggravarsi con i dazi, e l’Italia dovrebbe spingere per una maggiore protezione dei marchi DOP e IGP a livello internazionale. Inoltre, le imprese italiane potrebbero assorbire parte dell’aumento dei costi riducendo i margini di profitto, ma ciò richiede incentivi fiscali e accesso a finanziamenti agevolati.
Investire in innovazione e competitività
Per contrastare la perdita di competitività, l’Italia deve puntare sull’innovazione. Ad esempio, il settore farmaceutico, che esporta 10 miliardi di euro negli USA, potrebbe rafforzare la propria resilienza attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, rendendo i prodotti italiani insostituibili. Allo stesso modo, l’industria meccanica dovrebbe accelerare la transizione verso tecnologie verdi e digitali, attraenti per mercati alternativi. La formazione della forza lavoro e la semplificazione burocratica, come auspicato dal governo, sono essenziali per mantenere il vantaggio competitivo.
Una risposta europea coordinata
La strategia italiana non può prescindere da un’azione coordinata a livello UE. La minaccia di Trump di imporre dazi al 30% o addirittura al 50% in caso di ritorsioni evidenzia la necessità di un’Europa unita. Tuttavia, le divisioni tra Stati membri, con Germania e Italia favorevoli a una linea morbida e la Francia più propensa a contromisure dure, indeboliscono la posizione negoziale. L’UE potrebbe attivare lo strumento anti-coercizione (ACI) per imporre restrizioni a servizi e investimenti americani, ma i tempi lunghi e il rischio di escalation rendono questa opzione complessa. L’Italia dovrebbe sostenere un mix di negoziato e preparazione di contromisure proporzionate, evitando una guerra commerciale che danneggerebbe entrambe le sponde dell’Atlantico.
Opportunità nella crisi?
Paradossalmente, i dazi di Trump potrebbero spingere l’Italia a ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, rafforzando il Mercato Unico europeo e diversificando le relazioni commerciali. La sfida, tuttavia, è trasformare questa crisi in un’opportunità senza sacrificare i settori chiave del Made in Italy. Come sottolineato da Confindustria, il 17% degli occupati nel settore export è a rischio, e l’Italia non può permettersi passi falsi in un’economia già fragile.ConclusioneI dazi di Trump rappresentano una minaccia, ma anche un’occasione per ripensare la strategia commerciale italiana. Negoziare con determinazione, diversificare i mercati, sostenere le imprese e investire in innovazione sono passi essenziali per mitigare l’impatto economico e rafforzare la resilienza del nostro Paese. L’Italia deve giocare un ruolo attivo in Europa, spingendo per un approccio unitario che bilanci diplomazia e fermezza. Solo così il Made in Italy potrà continuare a brillare, nonostante le nubi del protezionismo.Fonti: Renewable Matter, 3 aprile 2025
FONTI
ISPI, 30 luglio 2025. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/lincertezza-non-ferma-lue-per-ora-215215
Fiera Go International – https://interiorissimi.it/interiorissimi-protagonista-a-go-international-2025-il-design-italiano-incontra-lexport/
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