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Più Libri più Liberi: Pubblicare saggi sul fascismo non significa fare apologia

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Pubblicare libri o saggi sulla storia fascista costituisce un reato di apologia di fascismo? La risposta breve è: no. 

Negli ultimi giorni, alcune proteste hanno acceso il dibattito sul confine tra diritto di cronaca storica e apologia di fascismo. Alcuni gruppi di sinistra hanno infatti cercato di impedire la partecipazione della casa editrice Passaggio al Bosco alla fiera Più Libri più Liberi, storica manifestazione dedicata alla promozione della lettura e della cultura indipendente.

La motivazione alla base delle proteste era legata ai contenuti di alcuni libri pubblicati dalla casa editrice, che trattano temi e saggi sulla storia fascista. I manifestanti hanno sostenuto che tali testi potessero configurare una forma di apologia di fascismo e, di conseguenza, meritassero censura o esclusione dalla fiera.

Quello che si è aperto è quindi un dibattito più ampio: quando la pubblicazione di testi storici può realmente costituire un reato? E fino a che punto la legge tutela la libertà di espressione e di ricerca storica, anche quando i temi trattati risultano controversi o scomodi?

Non si tratta di un’interpretazione soggettiva: se così fosse, anche editori come Feltrinelli che ha nel  suo catalogo libri come Mein Kampf.  sarebbero  già finiti sotto indagine.  In realtà, chi prova a invocare la legge contro la pubblicazione di testi storici sa bene che il diritto non li supporta.

Perché non basta pubblicare un libro

La legge italiana non punisce la semplice pubblicazione di testi, neppure se trattano di periodi controversi come il fascismo.  Analogamente, non basta una dichiarazione nostalgica o politicamente discutibile per incorrere nel reato di apologia. La valutazione finale spetta sempre al giudice, che deve stabilire se il comportamento concreto integri davvero il reato previsto dalla legge.

La norma di riferimento è la Legge Scelba (1952), art. 4, che punisce l’apologia di fascismo solo quando:

  1. Non si limita a un giudizio positivo sul fascismo, ma

  2. Assume un carattere idoneo a riorganizzare il partito fascista disciolto.

In altre parole, per configurare un reato servono due elementi concreti:

  • Esaltazione esplicita del fascismo, che vada oltre la semplice analisi storica o l’opinione personale.

  • Pericolo concreto di ricostituzione di un’organizzazione fascista, ovvero un rischio reale e dimostrabile.

La differenza tra opinione e reato

Nel dibattito pubblico, si assiste spesso a tentativi di censura. Prendiamo ad esempio i post di alcuni attivisti sui social, che talvolta diventano violenti o minacciosi verso chi pubblica libri storici: questa è la violenza del contesto, non un reato di apologia di fascismo da parte degli autori dei testi.

La legge richiede:

  • Una condotta concreta, non una semplice opinione o analisi storica.

  • Un contesto che mostri il rischio di riorganizzazione o incitamento, non la sola esistenza di un dibattito.

  • Una verifica giuridica, che solo l’autorità giudiziaria può compiere.

Denuncia? Con prudenza

È importante chiarire che chiunque può teoricamente presentare una denuncia se ritiene che sia stato commesso un reato. Tuttavia, attenzione: denunciare senza informarsi adeguatamente può avere conseguenze legali.
Chi fa accuse infondate rischia di incorrere in reati come diffamazione o calunnia, soprattutto se le affermazioni vengono rese pubbliche o sui social. In altre parole, la legge tutela chi racconta la verità, ma può sanzionare chi diffonde accuse senza basi concrete.

Pubblicare libri sulla storia fascista, o anche testi critici o nostalgici, non costituisce dunque di per sé apologia di fascismo. Il rischio di censura, aggressione verbale o campagne sui social può essere reale, ma dal punto di vista giuridico la legge italiana è chiara: per configurare il reato servono elementi concreti di esaltazione del fascismo e di pericolo per l’ordine democratico.

Il dibattito pubblico può essere acceso e talvolta scomodo, ma la storia va raccontata, e il diritto tutela chi lo fa con rigore e documentazione, non chi pretende di imporre silenzio per motivi ideologici.

PER APPROFONDIRE 

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