Recentemente un post del medico Roberto Burioni ha sollevato discussioni: è un tema che tocca salute, alimentazione e anche scelte personali. Tuttavia, dal punto di vista scientifico e medico, Burioni ha perfettamente ragione: latte crudo e formaggi prodotti con latte crudo non dovrebbero mai essere somministrati ai bambini piccoli. Ecco perché:
1. Il latte crudo può contenere batteri pericolosi
Il latte crudo è latte non pastorizzato, cioè non è stato sottoposto al trattamento termico che uccide i microrganismi patogeni. Tra i batteri più pericolosi presenti nel latte crudo ci sono:
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Listeria monocytogenes
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Escherichia coli (E. coli)
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Salmonella
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Campylobacter
2. I bambini sono particolarmente vulnerabili
Il sistema immunitario dei bambini, soprattutto sotto i 5 anni, non è ancora completamente sviluppato, quindi:
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Possono sviluppare forme gravi di infezioni, come meningiti, setticemie o sindromi emolitiche-uremic(soprattutto da E. coli).
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Anche una piccola quantità di batteri può causare conseguenze molto serie, talvolta letali.
3. Anche i formaggi a latte crudo sono rischiosi
Molti formaggi artigianali o tipici non pastorizzati (es. certi tipi di caprini, formaggi a latte crudo di malga, ecc.) possono contenere gli stessi batteri del latte crudo. In alcuni casi, la stagionatura riduce il rischio, ma non lo elimina del tutto, specie se la stagionatura è breve.
✅ Cosa raccomandano le autorità sanitarie
Organizzazioni come:
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EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare)
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OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)
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CDC (Centers for Disease Control, USA)
raccomandano assolutamente di evitare latte crudo e derivati nei bambini piccoli, donne in gravidanza, anziani e immunodepressi.
⚕️ In sintesi
Le critiche a Burioni spesso derivano da un atteggiamento ideologico (“il naturale è meglio”, “una volta si faceva così…”), ma la scienza è molto chiara:
❗ Latte crudo e formaggi non pastorizzati possono essere pericolosi per i bambini e non vanno dati, punto
IL CASO CLINICO DI GABRIELE, BAMBINO IN COMA IRREVERSIBILE PER AVERE MANGIATO FORMAGGIO DA LATTE CRURO
Gabriele, un bambino da alcuni anni fa è entrato in coma irreversibile dopo aver contratto un’infezione gravissima causata da un ceppo di Escherichia coli produttore di Shiga-tossine (STEC), dopo aver mangiato un formaggio a latte crudo. È uno dei casi più tragici e simbolici in Italia sull’argomento, e ha portato il padre, Giuseppe Marano, a fondare l’associazione “Gabriele nel cuore”, per fare informazione e prevenzione su questo tema.
Il caso clinico
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Il bambino, di circa un anno all’epoca dei fatti, aveva mangiato un formaggio artigianale prodotto con latte crudo.
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Poco dopo, ha iniziato a manifestare sintomi gastrointestinali gravi.
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È stato colpito da una sindrome emolitico-uremica (SEU), una complicanza potenzialmente letale delle infezioni da E. coli STEC, che ha causato un danno cerebrale gravissimo.
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Oggi Gabriele vive in stato vegetativo permanente e ha bisogno di assistenza continua.
⚖️ Le responsabilità e la giurisprudenza
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In Italia la vendita di formaggi a latte crudo non è vietata, ma deve rispettare specifiche norme igienico-sanitarie.
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Non sempre i produttori artigianali o di piccole aziende seguono con rigore i protocolli HACCP o le linee guida europee.
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In questo caso, l’indagine giudiziaria ha evidenziato una contaminazione del prodotto, ma il punto centrale è che la famiglia non era stata informata del rischio potenziale che correvano i bambini nel consumare quel tipo di formaggio.
Perché è un caso esemplare
Il dramma di Gabriele è diventato un simbolo dell’importanza della prevenzione e dell’informazione alimentare. Il padre ha dichiarato in varie interviste:
“Se solo qualcuno ci avesse avvisati che il latte crudo o i suoi derivati sono pericolosi per i bambini, non lo avremmo mai dato a nostro figlio.”
Questo ha portato alla nascita dell’associazione “Gabriele nel cuore”, che si occupa di:
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Diffondere informazioni su cosa significa latte crudo
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Chiedere l’introduzione di etichette chiare e avvisi obbligatori
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Proporre campagne di prevenzione a livello sanitario, scolastico e istituzionale
Il messaggio della famiglia
Il padre di Gabriele non è contrario alla libertà di produzione e consumo, ma chiede che ci sia responsabilità e chiarezza, specialmente nei confronti dei consumatori più fragili, come:
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Neonati e bambini piccoli
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Donne in gravidanza
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Anziani
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Persone immunodepresse
Cosa si dovrebbe fare?
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Etichettatura obbligatoria chiara su tutti i formaggi prodotti con latte crudo, con diciture simili a quelle sui farmaci:
“Non somministrare a bambini sotto i 5 anni, donne incinte, anziani e persone con immunodeficienza”.
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Campagne di sensibilizzazione pubblica, nelle scuole e negli ambulatori pediatrici.
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Controlli più rigorosi sui piccoli produttori, spesso non attrezzati per garantire standard igienici adeguati.
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Formazione dei pediatri e dei medici di base sul rischio microbiologico di certi alimenti.
In conclusione
Il caso di Gabriele mostra come una scelta apparentemente innocua – dare del formaggio artigianale a un bambino – possa avere conseguenze devastanti. Non si tratta di allarmismo, ma di prudenza basata su evidenze scientifiche.
Il dolore di una famiglia trasformato in impegno civile dovrebbe spingerci a rivedere le nostre abitudini e le nostre politiche sanitarie. Come dice Burioni, “la natura non è buona: è indifferente. E i batteri non fanno eccezione.”
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