La visita di controllo è uno di quei momenti che molti di noi rimandano volentieri. Se non abbiamo sintomi evidenti, pensiamo che non valga la pena perdere tempo tra prenotazioni, sale d’attesa ed esami. Eppure la medicina moderna ripete da anni lo stesso concetto: la prevenzione funziona e permette di intercettare molte malattie in una fase precoce, quando sono più facili da curare e hanno meno conseguenze sulla qualità della vita.
Fare controlli periodici anche quando ci sentiamo in forma non è quindi un eccesso di zelo, ma un modo concreto per prendersi cura di sé nel lungo periodo, affiancando allo stile di vita sano un monitoraggio ragionato della propria salute.
Sentirsi bene non è la stessa cosa che essere in salute
“Mi sento bene, quindi sto bene” è un’equazione rassicurante, ma spesso sbagliata. Molte patologie importanti restano a lungo asintomatiche o danno segnali vaghi, facili da confondere con lo stress o la stanchezza. È il caso, per esempio, di:
- ipertensione arteriosa
- colesterolo LDL elevato
- iniziali problemi alla tiroide
- alterazioni del metabolismo degli zuccheri
Si tratta di condizioni che, se trascurate, aumentano nel tempo il rischio di malattie cardiovascolari e altre complicanze, ma che possono essere rilevate con misurazioni e analisi del sangue molto semplici.
La differenza tra sentirsi bene e stare davvero bene sta proprio qui: la prima è una percezione soggettiva, influenzata dall’umore e dalla routine; la seconda è una valutazione che passa anche da dati oggettivi, misurabili, che solo una visita di controllo e alcuni esami mirati possono fornire.
Prevenzione: cosa significa davvero nella pratica
Come spiega il Centro Medico Allocco, poliambulatorio vicino a Caselle, quando si parla di prevenzione si fa spesso confusione tra consigli generici sullo stile di vita e veri e propri percorsi di controllo periodico. In realtà le due dimensioni sono complementari.
La prevenzione primaria riguarda tutto ciò che riduce il rischio che una malattia compaia: non fumare, fare attività fisica regolare, alimentarsi in modo equilibrato, limitare l’alcol, mantenere un peso adeguato.
La prevenzione secondaria, invece, ha l’obiettivo di intercettare precocemente una patologia già in sviluppo ma ancora silenziosa, tramite visite, esami e screening mirati. È qui che entrano in gioco la visita di controllo, gli esami del sangue e i programmi di screening oncologici organizzati dal Servizio Sanitario Nazionale, pensati proprio per individuare lesioni o tumori in fase iniziale, quando il trattamento è più efficace.
I controlli periodici che fanno davvero la differenza
Non esiste un unico “check up” valido per tutti, ma alcuni controlli sono considerati ad alto impatto in termini di prevenzione, soprattutto dopo una certa età o in presenza di fattori di rischio personali e familiari. La frequenza e il tipo di esami vanno sempre concordati con il proprio medico, ma alcuni pilastri sono ricorrenti.
Pressione arteriosa e cuore
Misurare con regolarità la pressione arteriosa è uno dei gesti più semplici e utili per la salute cardiovascolare. L’ipertensione è tra i principali fattori di rischio per infarto e ictus, ma spesso non dà sintomi specifici per anni.
In base all’età, alla familiarità e allo stile di vita, il medico può suggerire una visita cardiologica con elettrocardiogramma o altri esami di approfondimento, soprattutto se compaiono disturbi come affanno sotto sforzo, palpitazioni insolite, dolore o peso al torace. Le linee guida europee sulla prevenzione cardiovascolare sottolineano l’importanza di valutare il rischio globale, non solo il singolo valore di pressione.
Esami del sangue e colesterolo
Un semplice prelievo consente di controllare colesterolo totale e frazioni, trigliceridi, glicemia, funzionalità epatica e renale. Valori fuori norma, anche in assenza di sintomi, possono spingere a rivedere alimentazione, attività fisica e, se necessario, a valutare terapie specifiche per ridurre il rischio cardiovascolare futuro.
Ripetere questi esami a intervalli regolari, stabiliti insieme al proprio medico, è un modo per seguire l’andamento dei parametri nel tempo, invece di accorgersi del problema solo quando è già avanzato.
Screening oncologici in base all’età
Gli screening oncologici organizzati dal SSN sono uno strumento di prevenzione secondaria ad alta efficacia: permettono di individuare tumori o lesioni pre tumorali in persone che non hanno ancora sintomi, aumentando le possibilità di cura e riducendo la mortalità.
In Italia, per esempio:
- lo screening per il tumore della cervice uterina è rivolto alle persone di età compresa tra 25 e 64 anni
- lo screening per il tumore della mammella si rivolge in genere alle persone tra 50 e 69 anni, con estensioni a fasce di età più ampie in alcune regioni
- lo screening per il colon retto è offerto, di norma, alle persone tra 50 e 69 anni
Aderire a questi programmi quando si è invitati significa sfruttare una delle armi più efficaci contro i tumori in stadio iniziale.
Apparato muscolo scheletrico e mobilità
Con l’età aumentano anche i disturbi di tipo ortopedico: dolori a ginocchia, schiena, anche. Spesso li si considera un prezzo inevitabile del tempo che passa, ma una valutazione specialistica può aiutare a distinguere tra disturbi transitori e problemi strutturali che, se trattati in anticipo, permettono di mantenere una buona mobilità e autonomia più a lungo.
Una visita ortopedica o fisiatrica, associata se necessario a esami di imaging, può suggerire percorsi di fisioterapia, esercizi mirati e correzioni posturali che riducono il rischio di arrivare anni dopo a limitazioni più gravi.
Perché tendiamo a rimandare la visita di controllo
Se la prevenzione è così importante, perché in tanti la rimandano? Le ragioni sono spesso psicologiche:
- paura di “scoprire qualcosa”
- sensazione di non avere tempo
- convinzione che finché non ci sono sintomi non valga la pena preoccuparsi
In realtà la visita di controllo non è una sentenza, ma un momento di dialogo con il medico, in cui fare il punto su stile di vita, fattori di rischio, storia familiare, piccoli disturbi ricorrenti. È anche l’occasione per porre domande che spesso si rimandano, chiarire dubbi su esami già fatti, capire come organizzare i controlli nei prossimi anni.
Cambiare prospettiva aiuta: non si tratta di “andare a cercare guai”, ma di non farsi cogliere di sorpresa da problemi che, in molti casi, possono essere gestiti meglio se intercettati per tempo.
Come integrare la prevenzione nella vita di tutti i giorni
Pensare alla prevenzione come a un “pacchetto una tantum” rende più facile rimandare. È più utile immaginare un percorso, costruito insieme al proprio medico, che preveda:
- misurazioni semplici e frequenti, come pressione e peso
- esami del sangue a intervalli regolari, modulati su età e fattori di rischio
- adesione agli screening oncologici quando si rientra nelle fasce di età previste
- eventuali visite specialistiche mirate in caso di sintomi, familiarità o lavori usuranti
Inserire questi appuntamenti nel proprio calendario con anticipo, come si farebbe con un impegno di lavoro importante, aiuta a non vivere la visita di controllo come un’emergenza, ma come parte normale della cura di sé. È un modo concreto per trasformare la prevenzione da “dovere astratto” a pratica quotidiana.
Un modo diverso di guardare alla visita di controllo
Fare la visita di controllo anche se ci si sente bene significa cambiare prospettiva: non più correre ai ripari solo quando il problema è evidente, ma giocare d’anticipo. Non sempre i controlli porteranno alla scoperta di qualcosa di serio, e questo è un risultato in sé rassicurante. Altre volte faranno emergere fattori di rischio che si possono tenere sotto controllo con interventi graduali su stile di vita e, quando serve, con terapie mirate.
In ogni caso, la prevenzione non è tempo perso. È un investimento silenzioso nel proprio futuro, fatto di piccoli gesti ripetuti nel tempo che permettono di mantenere più a lungo non solo gli anni di vita, ma anche la qualità con cui li si vive.

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