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Papa Leone XIV: chi è il nuovo pontefice americano e agostiniano?

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Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, è un cardinale statunitense e frate agostiniano. Ha preso i voti nel 1981 all’interno dell’Ordine di Sant’Agostino. È quindi naturale che il nuovo pontefice, nato nel 1955, si presenti al mondo come figlio spirituale di Sant’Agostino, figura di riferimento teologico e filosofico per l’ordine.

Una curiosità: è laureato in matematica. Nel 1977 ha infatti conseguito il Bachelor of Science in scienze matematiche seguita da studi in filosofia, teologia e diritto canonico. Questo profilo accademico, che unisce scienze esatte e discipline umanistiche, è piuttosto unico per un papa e riflette un interesse per il rigore logico e analitico, qualità che potrebbero influenzare il suo approccio al magistero.

Chi era Sant’Agostino

Sant’Agostino di Ippona (354-430 d.C.), vescovo, pensatore e santo, è una delle colonne della teologia cristiana. Morì all’età di 76 anni, dopo aver trascorso la prima metà della sua vita alla ricerca della verità e la seconda a difenderla con convinzione.

La sua autobiografia, le Confessioni, composta da tredici libri, lo descrive come un giovane ribelle e peccatore, convertitosi dopo un lungo travaglio interiore. Tuttavia, lo storico James O’Donnell, autore di una biografia pubblicata nel 2005, suggerisce che Agostino abbia in parte costruito la narrazione della propria vita per rafforzare la sua autorità religiosa, presentando un passato tormentato utile a giustificare la sua conversione e il suo impegno cristiano.

Una giovinezza inquieta

Vissuto nel periodo di transizione tra la fine dell’Impero romano e l’ascesa delle civiltà barbariche, Agostino fu molto più che un peccatore pentito. Poco incline allo studio, impulsivo e testardo, cambiò spesso rotta prima di trovare la sua via nella fede. La sua descrizione di sé, persino come neonato colpevole di avidità per il latte materno, mostra un’attenzione ossessiva al senso di colpa.

Le radici nordafricane

Nato a Tagaste, in Numidia (oggi Algeria), Agostino proveniva da una famiglia modesta. Il padre, Patrizio, era un piccolo proprietario terriero e funzionario imperiale, collerico e distante dalla religione. La madre, Monica, cristiana devota poi proclamata santa, fu una figura determinante per il suo cammino spirituale. Durante l’infanzia, Agostino disprezzava la scuola, il greco e i suoi insegnanti, ma amava i testi latini e in particolare Virgilio. A 30 anni lasciò l’Africa e salpò per Roma di nascosto, abbandonando persino la madre che voleva seguirlo.

Il celebre furto delle pere

Nonostante i mezzi limitati, i genitori sostennero gli studi del figlio. Nelle Confessioni, Agostino racconta con rimorso il furto di alcune pere da un frutteto, episodio che oggi appare come una semplice marachella adolescenziale. Durante gli anni di studio a Cartagine, si immerse in una vita disordinata, attratto dalle donne e dai piaceri mondani, pur continuando il suo percorso formativo in retorica, grazie anche all’aiuto di un amico di famiglia.

La compagna e il manicheismo

A Cartagine conobbe una donna con cui visse per 15 anni e da cui ebbe un figlio, Adeodato. In quegli anni aderì al manicheismo, una religione dualista che fondeva elementi cristiani e orientali. Vi rimase per nove anni, attratto dal desiderio di sapere e dal fascino di una dottrina che prometteva salvezza e conoscenza. Fu la lettura dell’Hortensius di Cicerone a risvegliare in lui l’interesse per la filosofia, vista non come disciplina accademica, ma come ricerca spirituale.

L’ambizione e l’arrivo a Roma

Nel 383 si trasferì a Roma, dove affrontò nuove difficoltà: malattie, allievi inaffidabili e un crescente scetticismo verso il manicheismo. Grazie a una raccomandazione ottenuta tramite i suoi contatti, ottenne un incarico come maestro di retorica presso la corte imperiale di Milano. La sua ambizione di affermarsi socialmente emerse con evidenza, e continuò a cercare sostegni e protezioni per vincere le controversie teologiche.

L’incontro con Ambrogio e la conversione

A Milano fu profondamente influenzato da Ambrogio, vescovo e straordinario oratore. Scoprì il neoplatonismo e si riavvicinò al cristianesimo. Iniziò a comprendere concetti centrali come la natura del male (inteso come assenza di bene) e l’importanza della grazia divina per la salvezza. Riprese a leggere le Scritture, che aveva trascurato in gioventù, trovandovi finalmente le risposte cercate.

La vera svolta avvenne in un giardino, quando sentì una voce misteriosa che lo invitava a leggere un passo delle lettere di san Paolo. Fu un momento decisivo: abbandonò la vita mondana e nel 387 ricevette il battesimo. Tornato in Africa, si ritirò per tre anni dedicandosi alla preghiera, alla castità e alla scrittura, condividendo le sue riflessioni spirituali.

Vescovo e maestro di pensiero

Nel 391 fu ordinato sacerdote a Ippona e, poco dopo, acclamato vescovo. Scrisse con straordinaria intensità: circa un libro all’anno per 34 anni. Era un predicatore carismatico e brillante, sebbene non privo di ombre, come le voci su una relazione con una donna sposata anche durante l’episcopato. Morì il 28 agosto 430 mentre Ippona era assediata dai Vandali, trascorrendo i suoi ultimi giorni in preghiera, leggendo i salmi penitenziali.

Un’eredità che parla ancora oggi

Agostino, considerato uno dei Padri della Chiesa, sosteneva che l’uomo filosofa per essere felice. La sua esistenza travagliata e profonda ha lasciato un’eredità teologica e filosofica che continua a ispirare generazioni. Non sorprende che Papa Leone XIV, oggi guida della Chiesa cattolica, si richiami proprio a lui e all’Ordine agostiniano come modello di pensiero e spiritualità.

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