Società

Il nucleare in Iran dopo gli attacchi militari USA

nucleare-iran

Nella notte tra il 21 e il 22 giugno 2025, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi aerei mirati contro tre principali siti nucleari iraniani: Fordow, Isfahan e Natanz. L’operazione, annunciata dal presidente Donald Trump, segna un’escalation significativa nel conflitto tra Israele, Iran e ora gli Stati Uniti, con l’obiettivo dichiarato di neutralizzare la capacità nucleare iraniana. Questo articolo analizza l’impatto degli attacchi, lo stato attuale del programma nucleare iraniano e le possibili conseguenze geopolitiche, basandosi su fonti recenti e verificabili.

Contesto degli Attacchi

Gli attacchi USA seguono una campagna militare israeliana iniziata il 13 giugno 2025, denominata “Rising Lion”, volta a colpire infrastrutture nucleari e militari iraniane per prevenire lo sviluppo di un’arma nucleare. Secondo fonti israeliane, l’Iran avrebbe accumulato uranio arricchito sufficiente per produrre fino a 15 ordigni nucleari, con 408 kg di uranio al 60%, un livello vicino a quello necessario per scopi militari. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) aveva segnalato violazioni iraniane agli obblighi di non proliferazione, sebbene il direttore Rafael Grossi abbia chiarito che non vi sono prove definitive di un’arma nucleare in costruzione.
Gli Stati Uniti, inizialmente riluttanti a un coinvolgimento diretto, hanno agito con sei bombardieri stealth B-2, sganciando 12 bombe “bunker buster” su Fordow e due su Natanz, mentre 30 missili cruise Tomahawk hanno colpito Natanz e Isfahan. L’operazione, coordinata con Israele, è stata giustificata da Trump come necessaria per “cancellare la capacità nucleare iraniana” e prevenire una minaccia esistenziale.
Danni ai Siti Nucleari
Secondo fonti iraniane, i siti di Fordow, Isfahan e Natanz non hanno subito danni irreparabili, e non sono stati rilevati livelli anomali di radioattività, come confermato dall’AIEA e dal Centro per la Sicurezza Nucleare iraniano. Tuttavia, fonti israeliane e USA sostengono che gli attacchi abbiano inflitto “duri colpi” alle capacità di produzione di centrifughe, ritardando il programma nucleare iraniano di “almeno due o tre anni”. In particolare:

Fordow: Il sito sotterraneo, progettato per resistere ad attacchi, è stato il principale obiettivo delle bombe bunker buster. Fonti USA affermano che le infrastrutture per l’arricchimento dell’uranio sono state gravemente danneggiate.

Natanz: L’impianto principale per l’arricchimento ha subito danni significativi, ma Teheran minimizza, sostenendo che le operazioni possono riprendere in poche settimane.

Isfahan: Colpito da missili cruise, il sito ha riportato danni minori, secondo le autorità iraniane.

Le discrepanze tra le narrazioni iraniane e quelle occidentali riflettono una guerra informativa parallela al conflitto militare. L’AIEA continua a monitorare i siti per valutare il rischio di dispersione di materiale nucleare.

Reazioni Iraniane e Escalation Militare

L’Iran ha condannato gli attacchi come una violazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) e ha promesso una “risposta devastante”. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha definito le azioni USA “illegali e pericolose”, avvertendo di “conseguenze eterne”. I Guardiani della Rivoluzione hanno dichiarato che “la guerra è iniziata”, lanciando 30 missili balistici contro Israele nelle ore successive agli attacchi USA. Inoltre, gli Houthi yemeniti, alleati di Teheran, hanno minacciato di colpire obiettivi americani nel Mar Rosso.
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha ribadito che l’Iran non sospenderà il suo programma nucleare civile, sottolineando il diritto del paese a perseguire attività pacifiche. Tuttavia, la Guida Suprema Ali Khamenei, attualmente in un bunker per timore di attacchi mirati, non è stata contattata per approvare eventuali negoziati, complicando gli sforzi diplomatici.

Implicazioni Geopolitiche

Escalation Regionale: L’ingresso diretto degli USA nel conflitto aumenta il rischio di una guerra regionale. Le minacce iraniane contro le basi americane e le dichiarazioni degli Houthi suggeriscono un possibile allargamento del fronte.

Crisi Diplomatica: I negoziati sul nucleare, già fragili, sono stati sospesi. L’Iran ha rifiutato colloqui con gli USA finché gli attacchi non cesseranno, mentre un tentativo di mediazione turca per un incontro a Istanbul è fallito per l’assenza di Khamenei.

Reazioni Internazionali: L’ONU ha espresso allarme per l’escalation, con il Consiglio di Sicurezza che si riunirà d’urgenza. Russia e Cina hanno condannato gli attacchi, mentre l’UE, pur critica verso il programma nucleare iraniano, spinge per la de-escalation. I democratici USA hanno chiesto l’impeachment di Trump, definendo l’attacco “incostituzionale” senza l’approvazione del Congresso.

Stato del Programma Nucleare Iraniano

Nonostante gli attacchi, l’Iran conserva competenze tecniche e know-how nucleare, che non possono essere eliminati da raid militari. Il paese ha dimostrato resilienza in passato, ricostruendo infrastrutture danneggiate dopo attacchi precedenti, come quello a Natanz nel 2021. Tuttavia, la perdita di almeno 14 scienziati nucleari, uccisi nei raid israeliani, e i danni alle centrifughe avanzate rappresentano un ostacolo significativo. Gli esperti stimano che l’Iran potrebbe riprendere l’arricchimento al 60% entro mesi, ma la produzione di un’arma nucleare, se perseguita, richiederebbe anni.

L’attacco USA, pur rallentando il programma nucleare iraniano, rischia di rafforzare la determinazione di Teheran a perseguire capacità nucleari come deterrente. La chiusura dello spazio diplomatico e l’intensificazione delle ostilità potrebbero portare a:
Un conflitto prolungato, con attacchi iraniani contro obiettivi USA e israeliani.

Un aumento delle attività nucleari clandestine, come risposta alle pressioni militari.

Una polarizzazione globale, con Russia e Cina che si avvicinano a Teheran per contrastare l’asse USA-Israele.
Gli attacchi USA del 22 giugno 2025 hanno dunque segnato un punto di svolta nel confronto con l’Iran, infliggendo danni significativi ma non definitivi al suo programma nucleare. Mentre Teheran promette ritorsioni e il rischio di escalation cresce, la comunità internazionale si trova di fronte alla sfida di prevenire una guerra regionale e riaprire canali diplomatici. La storia del programma nucleare iraniano, iniziata con il programma “Atoms for Peace” negli anni ’50, dimostra che le soluzioni militari non eliminano le ambizioni di un paese, ma possono innescare conseguenze imprevedibili.

Comments

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *