Il Premio Nobel per la Fisica 2025 è stato assegnato agli statunitensi John Clarke, Michel H. Devoret e John M. Martinis per i loro contributi fondamentali alla meccanica quantistica.
I tre scienziati sono riusciti a dimostrare che i comportamenti peculiari della materia su scala subatomica possono essere riprodotti in un sistema abbastanza grande da poter stare nel palmo di una mano. Hanno creato infatti un circuito elettrico superconduttore capace di passare da uno stato all’altro attraverso il cosiddetto effetto tunnel, come se una particella potesse attraversare una barriera solida.
Inoltre, hanno mostrato che questo sistema assorbe ed emette energia in quantità discrete, in accordo con le previsioni della teoria quantistica. Le loro ricerche hanno fornito prove sperimentali cruciali per comprendere i principi della meccanica quantistica e hanno gettato le basi per lo sviluppo dei computer quantistici.
I profili dei premiati
Pur avendo origini europee, i tre vincitori lavorano da molti anni negli Stati Uniti; due di loro, Devoret e Martinis, collaborano anche con Google Quantum A.I. Lab.
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John Clarke, 83 anni, nato a Cambridge (Regno Unito) nel 1942, è professore di Fisica sperimentale presso l’Università della California a Berkeley.
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Michel H. Devoret, 72 anni, nato a Parigi, ha insegnato Fisica applicata a Yale e oggi lavora all’Università della California a Santa Barbara, dove è anche direttore scientifico di Google Quantum AI.
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John M. Martinis, 67 anni, insegna anch’egli all’Università della California a Santa Barbara e, dal 2014, collabora con Google Quantum A.I. Lab nello sviluppo di computer quantistici a superconduttori.
Le reazioni della comunità scientifica
Fabio Sciarrino, del Quantum Lab dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha definito i tre fisici “i padri fondatori dei computer quantistici a superconduttori”. Ha sottolineato come il loro lavoro abbia unito ricerca di base e applicazione tecnologica, portando alla creazione di processori in grado di mantenere la stabilità dei qubit, i mattoni fondamentali del calcolo quantistico. Sciarrino ha ricordato anche che Martinis ha guidato il team di Google che, nel 2019, ha dimostrato per la prima volta la quantum supremacy, cioè la capacità di un computer quantistico di eseguire un calcolo più velocemente di qualsiasi computer tradizionale.
Francesco Tafuri, dell’Università Federico II di Napoli e responsabile del primo computer quantistico italiano a superconduttori, ha espresso grande emozione:
“È un riconoscimento che riguarda tutta la nostra comunità scientifica, una vera famiglia. Siamo felici come se avessimo vinto anche noi.”
Tafuri ha ricordato che Clarke, Devoret e Martinis hanno spesso collaborato con ricercatori italiani, visitando più volte Napoli. Secondo lui, il premio è anche un riconoscimento per la scuola italiana di fisica quantistica.
Ha poi aggiunto che Clarke fu il pioniere di una serie di esperimenti fondamentali negli anni ’80, mentre Devoret e Martinis hanno dato forma concreta a quelle idee, trasformandole in applicazioni reali grazie a intuizioni eccezionali.
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