Lo ricordo perfettamente. Era la metà degli anni Novanta, e a casa mia arrivò qualcosa di rivoluzionario, quasi magico: il collegamento a Internet. A quei tempi si chiamava semplicemente “la Rete”, e sembrava qualcosa riservato a pochi iniziati. Ma io ci entrai grazie a lui, a Nichi Grauso, e alla sua straordinaria intuizione chiamata Video On Line.
Video On Line è stato uno dei primi Internet Service Provider italiani. Fondata a Cagliari dall’editore Nicola Grauso nel 1993, l’azienda fu venduta nel 1996 a Telecom Italia.
Avevo un modem rumoroso, di quelli che frinivano e gracchiavano prima di connettersi, e un computer che oggi farebbe sorridere per quanto fosse lento e ingombrante. Ma la sensazione di varcare una soglia, di affacciarmi su un mondo sconosciuto, era potentissima. Era un Internet pionieristico, fatto di testi e immagini che si caricavano un po’ alla volta, ma sembrava di toccare il futuro. E il merito, almeno per me e per molti altri italiani, era di un uomo visionario: Nichi Grauso.
Nichi non lo conoscevo di persona, ma in un certo senso è stato il mio primo “traghettatore digitale”. Un pioniere autentico, uno di quelli che non si limitano a immaginare il domani, ma lo costruiscono. Grauso aveva già fatto parlare di sé con Radiolina e Videolina, ma con Video On Line portò Internet nelle case degli italiani, anticipando di anni quello che oggi diamo per scontato. Quando tutti parlavano ancora solo di giornali cartacei, lui lanciò Unionesarda.it, primo quotidiano online d’Europa. Prima ancora che in Italia ci rendessimo conto della rivoluzione in corso, lui era già là, a costruirla.
Per me, ragazzo curioso e affamato di sapere, fu una folgorazione. Video On Line mi aprì un portale verso il mondo: notizie, forum, email, i primi motori di ricerca, i siti americani, l’enciclopedia online. Tutto sembrava possibile. E c’era sempre, in fondo, il nome di Grauso a legittimare quella sensazione che fosse qualcosa di grande, importante, irreversibile.
Oggi, con la notizia della sua morte, mi rendo conto di quanto debba a quel momento e a quell’uomo. Nichi Grauso è stato molto più che un editore: è stato un visionario, un innovatore coraggioso che ha dato forma concreta a un sogno digitale. E se oggi vivo e lavoro in un mondo dove essere connessi è normale, è anche grazie a lui. Il suo coraggio, la sua voglia di rompere gli schemi, la sua capacità di vedere oltre il presente ci hanno lasciato un’eredità immensa.
Il fatto che abbia combattuto fino all’ultimo contro un tumore così aggressivo non mi sorprende. Era nel suo carattere: non mollare, mai. Ne aveva parlato pubblicamente, con la stessa schiettezza e lucidità con cui aveva affrontato le sfide editoriali e politiche della sua vita. Anche quando si era messo in gioco nella politica locale, o quando aveva lanciato Epolis, il giornale gratuito che in qualche modo anticipava il mondo dell’informazione diffusa e immediata, era sempre mosso dalla stessa spinta: dare voce, dare accesso, dare futuro.
Oggi mi sento di dire grazie. Grazie per quell’accesso a Internet che mi ha cambiato la vita, grazie per aver immaginato un mondo nuovo e averlo reso possibile, anche per me.
Addio Nichi, pioniere della Rete. Il tuo modem, per me, non ha mai smesso di suonare.
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