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I Mutui sono cresciuti a causa dell’euro? Le Fake News sull’Europa che circolano su web

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Negli ultimi anni si è diffusa l’idea che mutui più cari e case inaccessibili siano “colpa dell’euro”. Una spiegazione semplice, ma sbagliata: i dati mostrano che questi fenomeni riguardano tutto il mondo. Le vere cause sono globali, mentre i problemi italiani nascono soprattutto da limiti interni, non dall’Europa.

IN BREVE 

  • Non è l’euro ad aver fatto esplodere mutui e case: è una crisi globale che ha colpito tutti, anche chi l’euro non ce l’ha.

  • Dare la colpa all’Europa è comodo, ma i numeri dicono altro: il problema è il nostro sistema economico fermo da anni.

  • Invece di cercare un nemico immaginario, dovremmo guardare ai veri nodi italiani: salari fermi, produttività bassa e poca crescita.

Negli ultimi anni, soprattutto in periodi di forte instabilità economica, il dibattito pubblico italiano ha visto circolare con insistenza narrazioni distorte sull’Europa e sull’euro, spesso amplificate dai social network e da contenuti virali privi di verifica. Una delle più diffuse riguarda l’idea che l’aumento dei mutui e l’impennata dei prezzi delle abitazioni siano conseguenze dirette dell’introduzione della moneta unica. Questo tipo di affermazione, apparentemente semplice e intuitiva, trova terreno fertile in un clima di crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni europee e nella ricerca di spiegazioni immediate a problemi complessi che incidono sulla vita quotidiana delle famiglie.

In realtà, attribuire la crescita dei mutui “all’euro” è una semplificazione che non regge a un’analisi basata sui dati. I tassi d’interesse sui mutui, così come la dinamica dei prezzi immobiliari, dipendono da fattori globali e multilivello: politiche monetarie, ciclo economico internazionale, inflazione, competitività del settore bancario, livello dei salari, disponibilità di credito e persino fenomeni socioculturali come l’aumento della domanda abitativa nelle grandi città. Nel periodo successivo all’introduzione dell’euro, i mutui sono anzi diventati più accessibili grazie ai tassi storicamente bassi, che hanno favorito milioni di famiglie. Le recenti impennate dei tassi sono invece legate a eventi globali — come l’aumento dell’inflazione post-pandemia — e alle conseguenti scelte della Banca Centrale Europea.

Le fake news giocano però su un meccanismo psicologico preciso: collegare un aumento percepito come ingiusto a un “colpevole” immediatamente riconoscibile. L’euro diventa così il bersaglio perfetto, nonostante le dinamiche economiche siano comuni a molti Paesi con valute diverse. Il rischio è che queste narrazioni distorte non solo disinformino, ma indirizzino il consenso pubblico verso idee e soluzioni poco realistiche, indebolendo il dibattito democratico e impedendo di affrontare le reali criticità strutturali dell’Italia: bassa produttività, investimenti insufficienti, mercato del lavoro frammentato e un settore immobiliare spesso imbrigliato da inefficienze.

Comprendere la natura globale di fenomeni come l’aumento dei prezzi delle case o delle rate dei mutui è essenziale per evitare conclusioni affrettate. L’informazione accurata diventa quindi uno strumento indispensabile per distinguere tra narrazioni costruite ad arte e fatti verificabili. Proprio per questo, smontare le fake news sull’Europa non significa difendere l’Unione a priori, ma recuperare un terreno di discussione basato sulla realtà, non sulle percezioni manipolate.

VEDIAMO DI APPROFONDIRE CON ALCUNI ESEMPI 

Se i prezzi delle case fossero raddoppiati per colpa dell’euro, allora dovremmo spiegare perché nello stesso periodo sono raddoppiati anche in USA, UK, Australia, Canada… tutti Paesi che l’euro non ce l’hanno nemmeno di striscio. Evidentemente la moneta non c’entra: è stata una bolla immobiliare globale, punto.
Idem per i salari “fermi per l’euro”: peccato che in Germania, Francia, Olanda, Austria (tutti con l’euro) i salari siano cresciuti eccome.
Quindi il problema non è la moneta: è l’Italia che da trent’anni ha produttività bassa, investimenti pochi e precarietà tanta.
Se fosse colpa dell’euro, avremmo gli stessi problemi di tutti gli altri Paesi dell’eurozona.
Invece siamo gli unici ad avere salari fermi e case fuori scala: forse è ora di guardare al nostro modello economico, non alla moneta.

DIMOSTRAZIONE

1) I prezzi delle case NON sono raddoppiati per via dell’euro → ESEMPI DA ALTRI PAESI

Se davvero fosse stata la moneta a far schizzare i prezzi, allora lo stesso fenomeno non avrebbe dovuto verificarsi nei Paesi che NON hanno l’euro.
Invece… è successo ovunque.
Esempi internazionali (Paesi SENZA euro):

  • Regno Unito (sterlina): tra il 1997 e il 2007 i prezzi delle case sono più che raddoppiati.

  • Stati Uniti (dollaro): tra il 1998 e il 2006 i prezzi delle case sono quasi triplicati in molte aree.

  • Australia (dollaro AUD): dagli anni ’90 ai 2000 i prezzi sono esplosi e continuano a crescere più dell’Italia.

  • Canada (dollaro CAD): crescita dei prezzi tra le più alte del mondo negli anni 2000.
    Tutti Paesi con monete proprie e politiche monetarie indipendenti, eppure… stesso aumento dei prezzi.
    DUNQUE ➡️ se l’aumento fosse causato dall’euro, non dovrebbe accadere in Paesi che l’euro non ce l’hanno.
    E invece è accaduto.
    Vuol dire che la causa è un’altra: bolla immobiliare globale, credito più facile, tassi in calo.

2) Il “cambio sfavorevole” non ha fatto raddoppiare i prezzi delle case

Il famoso cambio 1 € = 1936,27 lire non è stato “sfavorevole”: era una conversione tecnica basata sui cambi già in vigore negli anni precedenti. Non è stato deciso “a caso”, né improvvisato.
E soprattutto:

  • I prezzi delle case avevano iniziato a salire MOLTO prima dell’euro.

  • Già negli anni ’90 c’è stata una forte risalita dopo la crisi immobiliare del 1992.

  • La curva dei prezzi inizia a impennarsi prima del 2002, quando l’euro fisico entra in circolazione.

3) I salari fermi NON dipendono dall’euro → ESEMPI DI PAESI NELL’EUROZONA DOVE I SALARI SONO CRESCIUTI


Se fosse stata l’adozione dell’euro a bloccare i salari, allora tutti i Paesi dell’eurozona dovrebbero avere la stessa stagnazione salariale dell’Italia.
Invece non è così.
Esempi di Paesi con l’euro e salari CRESCIUTI:

  • Germania: salari reali aumentati dal 2010 in poi

  • Francia: salari reali più alti rispetto a inizio anni 2000

  • Paesi Bassi: crescita salariale significativa negli ultimi vent’anni

  • Finlandia, Austria, Belgio: salari reali in aumento costante nel lungo periodo
    L’unico Paese con stagnazione marcata è… l’Italia.
    E questo dimostra che: ➡️ non è la moneta, ma il sistema economico e produttivo interno.

Cosa ha bloccato i salari in Italia?

  • bassa produttività

  • precarizzazione

  • scarsi investimenti in tecnologia e innovazione

  • mancata crescita economica

  • scarsa concorrenza in molti settori
    Tutti problemi italiani, non europei.

4) La prova decisiva: stesso euro, dinamiche molto diverse

Con l’euro in Germania i mutui sono più corti e i redditi più alti.
Con l’euro in Francia i prezzi delle case sono saliti meno che da noi.
Con l’euro in Italia i redditi sono stagnanti e i giovani devono indebitarsi di più.
Se la causa fosse l’euro, dovremmo vedere lo stesso identico effetto in tutti i Paesi dell’eurozona.
E invece vediamo il contrario.

PER APPROFONDIRE: 

L’euro? Ha reso i mutui meno cari: lo confermano i dati economici

 

 

 

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