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“Il missile infinito di Putin”: dentro il misterioso Burevestnik, l’arma nucleare che (forse) può volare per sempre

Burevestnik

Un missile che vola per ore, forse giorni, alimentato da un mini-reattore nucleare.
Nessun rifornimento, nessun limite di distanza, nessuna rotta prevedibile.
Sembra fantascienza, ma è il cuore del Burevestnik, il progetto segreto con cui la Russia vuole riscrivere le regole della deterrenza strategica.
O, come molti lo chiamano in Occidente, il “missile infinito”.


Cos’è il Burevestnik

Il suo nome completo è 9M730 Burevestnik, in codice NATO SSC-X-9 “Skyfall”.
È un missile da crociera sperimentale che, a differenza dei modelli convenzionali, non si affida al carburante chimico, ma a un reattore nucleare miniaturizzato.

In pratica:

  1. Un booster tradizionale lo lancia in quota.

  2. Poi entra in funzione un piccolo reattore nucleare che riscalda l’aria, generando spinta per un volo potenzialmente illimitato.

Una tecnologia al limite della fisica e della follia — perché portare un reattore nucleare a volare sopra i continenti non è esattamente un dettaglio trascurabile.


Perché è (teoricamente) rivoluzionario

Un missile così avrebbe un’autonomia globale: potrebbe partire dalla Russia, sorvolare gli oceani per giorni, cambiare direzione più volte e colpire da un angolo imprevisto del pianeta.
Mosca sostiene che il Burevestnik voli a bassa quota (50–100 metri), seguendo percorsi tortuosi che sfuggono ai radar e alle difese antimissile.

Non è velocissimo — circa 850-1.300 km/h, appena sotto la barriera del suono — ma non è quello il punto: la sua forza sta nella resistenza, non nella rapidità.
Un missile che può aspettare, aggirare, tornare indietro. Come un predatore paziente.


 I rischi (molto concreti)

L’idea di un motore nucleare volante porta con sé un enorme problema: la sicurezza.
In caso di malfunzionamento o caduta, il missile rilascerebbe materiale radioattivo nell’atmosfera o nel suolo.
Non a caso, nel 2019, un misterioso incidente vicino a Severodvinsk, nel nord della Russia, provocò un picco di radioattività che molti collegarono a un test del Burevestnik.

Anche ammesso che funzioni, resta il dubbio: vale davvero la pena rischiare un “Chernobyl volante” per un vantaggio strategico tutto da dimostrare?


 Tra realtà e propaganda

Al momento, non esistono prove che il Burevestnik sia operativo.
Le fonti ufficiali parlano di “test riusciti”, ma gli analisti occidentali ritengono che si tratti ancora di prototipi.
L’impresa tecnologica — miniaturizzare un reattore, renderlo resistente alle vibrazioni, schermarlo — è straordinaria, ma anche incredibilmente complessa e costosa.

Molti esperti suggeriscono che il vero obiettivo di Mosca sia politico, più che militare: mostrare al mondo di possedere “armi senza uguali”, capaci di mettere in difficoltà la difesa occidentale e riaffermare la supremazia scientifica russa.

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