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No, Michaela Benthaus non è la prima persona paraplegica a volare nello spazio

Michaela Benthaus

Contrariamente a quanto riportato da diversi quotidiani, Michaela Benthaus – ingegnere appena rientrata con la capsula della compagnia del miliardario Jeff Bezos – non ha volato nello spazio, ma ha partecipato a un volo suborbitale. La distinzione è sostanziale e non solo terminologica: la missione NS-37 di Blue Origin, effettuata con la capsula New Shepard nel deserto del Texas, ha superato la linea di Kármán per pochi minuti, senza però entrare in orbita attorno alla Terra. Parlare di “volo spaziale”, come hanno fatto molte testate, è quindi tecnicamente scorretto.

La missione ha comunque rappresentato un evento di grande rilievo: Benthaus, ingegnere tedesco dell’Agenzia Spaziale Europea che utilizza abitualmente la sedia a rotelle, è la prima persona paraplegica a partecipare a un volo suborbitale di questo tipo. L’obiettivo principale era testare l’adattabilità delle tecnologie attuali a diverse condizioni fisiche, in particolare la gestione dei movimenti e della sicurezza in microgravità temporanea.

Dopo il rientro controllato del booster e della capsula con equipaggio, Benthaus ha sottolineato l’importanza di progettare infrastrutture aerospaziali più accessibili, rivolte non solo a un’élite di astronauti professionisti ma anche a ricercatori e civili con esigenze fisiche differenti. La missione ha confermato l’efficacia delle modifiche tecniche apportate alla capsula New Shepard, dimostrando che l’inclusività può essere integrata fin dalle fasi di progettazione.

L’esperienza di Benthaus fornisce dati preziosi per lo sviluppo di futuri protocolli di volo inclusivi. Tuttavia, proprio per il valore scientifico e simbolico dell’evento, è fondamentale una narrazione accurata: definire correttamente il volo come suborbitale non ne riduce l’importanza, ma contribuisce a una comunicazione più rigorosa e rispettosa della realtà tecnica.

Quando Stephen Hawking volò in assenza di peso

Nel 2007 Stephen Hawking, uno dei più grandi fisici teorici del Novecento, visse un’esperienza simile che fece il giro del mondo e divenne un potente simbolo di inclusione e progresso scientifico. Nonostante fosse tetraplegico a causa della sclerosi laterale amiotrofica, malattia che lo aveva progressivamente privato del controllo dei movimenti e della parola, Hawking partecipò a un volo parabolico che gli permise di sperimentare la microgravità.

L’iniziativa fu organizzata negli Stati Uniti con un aereo appositamente modificato, capace di compiere una serie di manovre a traiettoria parabolica. Durante ciascuna parabola, l’aereo creava per alcuni secondi una condizione di assenza di peso simile a quella dello spazio, consentendo ai passeggeri di fluttuare liberamente all’interno della cabina. In quei momenti Hawking poté muoversi senza il peso della gravità, assistito dal personale di bordo, vivendo un’esperienza che lui stesso definì tra le più emozionanti della sua vita. Sebbene non si trattasse di un volo suborbitale né di un viaggio nello spazio, l’evento ebbe un forte impatto mediatico e culturale. Dimostrò che anche le persone con disabilità gravissime possono partecipare a esperienze scientifiche avanzate e rafforzò il messaggio di Hawking sull’importanza di non porre limiti all’ambizione umana e all’esplorazione del futuro.

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