Nel grande libro della modernità industriale, dove ogni innovazione ha lasciato un segno indelebile, c’è un nome che spesso passa inosservato ma che ha inciso — in senso letterale e simbolico — nella vita quotidiana di miliardi di persone. Quel nome è Marcel Bich, e contrariamente a quanto il suono francofono possa far pensare, le sue origini sono italianissime. Torinesi, per l’esattezza.

Nato a Torino nel 1914, in corso Re Umberto 60, nel cuore del raffinato quartiere Crocetta, Marcel Bich era figlio di una famiglia della piccola nobiltà savoiarda, originaria di Châtillon, in Valle d’Aosta. Trascorse i suoi primi sedici anni nel capoluogo piemontese, per poi trasferirsi con i genitori a Parigi, dove completò gli studi e intraprese un cammino destinato a cambiare il modo di scrivere, radersi e accendere il fuoco nel mondo intero.
Una rivoluzione… su carta
Negli anni ’40 e ’50, il mondo dell’industria della scrittura era dominato dalla penna stilografica. Elegante ma imperfetta, era simbolo di un’epoca elitaria. Bich, però, intuì che la modernità aveva bisogno di un oggetto più semplice, immediato, accessibile. Un’idea che prese forma quando incontrò László Bíró, l’inventore ungherese che aveva ideato una penna a sfera dotata di una minuscola pallina rotante in grado di trasferire l’inchiostro sulla carta in modo fluido e pulito.
Bich acquistò i diritti del brevetto nel 1945 e, grazie a tecnologie sviluppate in Svizzera e a una visione industriale fuori dal comune, riuscì a perfezionare quella che oggi tutti conosciamo come penna Bic Cristal. Trasparente per mostrare il livello d’inchiostro, esagonale per non rotolare via dai banchi scolastici inclinati, e incredibilmente economica. Fu l’inizio di una rivoluzione.
Il trionfo dell’usa e getta
La vera forza della penna Bic non fu solo nella sua praticità, ma nel suo valore simbolico: era uno strumento di scrittura “democratico”. Economico, disponibile ovunque, accessibile a chiunque. Divenne una sorta di moneta alternativa in alcuni Paesi del Sud America, un oggetto di desiderio oltre la Cortina di Ferro, un compagno fedele in milioni di tasche, borse, zaini.
Ma Bich non si fermò lì. Trasformò l’azienda fondata nel 1945, la Société Bic, in un colosso mondiale. Dopo aver rivoluzionato la scrittura, fece lo stesso con l’accendino: nel 1973 lanciò il Bic Lighter, il primo accendino usa e getta di qualità, che funzionava perfettamente fino all’ultimo millimetro di gas. Seguì poi il rasoio monouso, un altro oggetto che, nel tempo, ha contribuito a cambiare le abitudini di cura personale di uomini e donne.
Dal banco di scuola ai mari dell’America’s Cup
Dietro l’imprenditore visionario si celava un uomo schivo, allergico ai riflettori. Non amava parlare con i giornalisti, detestava i tecnocrati e non volle mai aprire il capitale della sua azienda a finanziatori esterni. La sua segretaria giapponese era solita rispondere alle richieste di intervista con un glaciale: “Il barone lavora, non ha tempo da perdere”.
Nel tempo libero, Marcel Bich si dedicava con passione alla vela agonistica, partecipando con la sua barca France a diverse edizioni dell’America’s Cup. Non vinse mai, ma inseguì per anni il sogno di portare la bandiera francese sul gradino più alto del podio nella competizione nautica più ambita al mondo.
Un’eredità scritta con l’inchiostro della semplicità
Marcel Bich morì nel 1994 a Parigi, all’età di 79 anni. Lasciò un impero presente in oltre 160 Paesi e un segno culturale difficilmente eguagliabile. Perché la sua non fu solo un’innovazione tecnologica: fu una trasformazione sociale. La sua penna divenne simbolo di un’epoca nuova, di un mondo che correva verso la standardizzazione ma anche verso una maggiore accessibilità.
Bic oggi vende ancora oltre 20 milioni di penne al giorno, più di 5 milioni di accendini e circa 10 milioni di rasoi. Nonostante viviamo in un mondo sempre più digitale, la penna Bic resta ancora l’oggetto di scrittura più diffuso del pianeta, con un totale stimato di oltre 100 miliardi di esemplari prodotti dalla sua nascita.
E mentre tanti si chiedono cosa resterà dei grandi imprenditori di oggi, Marcel Bich ha già risposto con la sua opera. Perché basta aprire un cassetto qualsiasi, rovistare in fondo a una borsa, guardare tra i resti di un vecchio astuccio scolastico. La sua firma è lì, anonima ma onnipresente. E continua, ogni giorno, a scrivere la nostra storia.
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