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Le scie chimiche degli aerei? Esistono davvero!

scie chimiche

Da anni, una teoria complottista molto diffusa sostiene che gli aerei rilascino “scie chimiche” nel cielo, ovvero lunghe strisce bianche contenenti sostanze misteriose e potenzialmente dannose, disperse deliberatamente nell’atmosfera per influenzare il clima, la salute pubblica o persino la psiche collettiva.

Ma cosa c’è di vero? E cosa ci dice la scienza dell’atmosfera? La risposta è più interessante di quanto sembri: le scie chimiche esistono davvero, ma non nel senso in cui le intende la teoria del complotto. Vediamo perché.


Le scie degli aerei sono chimiche, nel senso scientifico del termine

Partiamo da un punto fondamentale spesso ignorato: ogni scia, anche quella più semplice, è chimica.

Quando vediamo una striscia bianca dietro un aereo ad alta quota, stiamo osservando una reazione chimico-fisica tra il vapore acqueo caldo emesso dai motori a reazione e l’aria fredda (spesso sotto i -40 °C) dell’alta atmosfera. Questo vapore condensa rapidamente, formando goccioline d’acqua o cristalli di ghiaccio visibili: sono le cosiddette scie di condensazione, in inglese contrails (condensation trails).

La formazione e la persistenza di queste scie dipendono da condizioni atmosferiche specifiche, come l’umidità, la pressione e la temperatura dell’aria. Quando l’atmosfera è molto umida, la scia può rimanere visibile per ore e diffondersi come un velo sottile, simile a una nuvola cirriforme. In altre condizioni, può svanire rapidamente.

Ma, dal punto di vista scientifico, anche questa semplice scia fatta di acqua e ghiaccio è chimicamente composta, ed è il risultato di trasformazioni molecolari in condizioni di pressione e temperatura particolari. In questo senso, non esistono scie “non chimiche”: ogni fenomeno atmosferico è frutto di interazioni chimiche.


Da dove nasce il mito delle “scie chimiche segrete”?

La teoria delle cosiddette “chemtrails” nasce negli anni ’90 negli Stati Uniti, in particolare dopo la pubblicazione di alcuni brevetti legati a tecniche di geoingegneria e modificazione del clima. Da lì, un intreccio di disinformazione, sospetti e generalizzazioni ha portato molte persone a credere che le scie lasciate dagli aerei contenessero sostanze tossicherilasciate di nascosto per fini oscuri: dal controllo del clima alla manipolazione mentale.

In rete abbondano fotografie di cieli con scie incrociate, presunte analisi di laboratorio su suolo e acqua, testimonianze anonime. Spesso però queste “prove” si basano su errori di interpretazione, campioni contaminati, o documenti decontestualizzati.


La posizione della comunità scientifica internazionale

La quasi totalità degli scienziati che si occupano di atmosfera, aviazione e meteorologia concorda su un punto: non esistono prove credibili dell’esistenza di un programma globale di irrorazione chimica tramite scie aeree.

Nel 2016, uno studio pubblicato su Environmental Research Letters ha chiesto il parere di 77 esperti tra chimici atmosferici e ingegneri aeronautici: 76 su 77 hanno dichiarato di non aver mai osservato tracce o dati che indichino l’esistenza di scie chimiche diverse da quelle di condensazione.

Anche le analisi fatte su campioni di suolo indicati come contaminati da “irrorazioni” hanno rivelato valori nella norma, compatibili con fonti naturali o industriali già note.


Ma la geoingegneria esiste? Sì, ma è un’altra storia

È vero che esiste un ambito di studio chiamato geoingegneria climatica, che analizza possibili tecnologie per mitigare gli effetti del riscaldamento globale. Tra queste, vi sono ipotesi come l’immissione di aerosol riflettenti (come i solfati) nella stratosfera per riflettere parte dei raggi solari. Si tratta però di ricerche teoriche, altamente controverse, mai attuate su scala globale.

Esistono invece pratiche più circoscritte e reali, come il cloud seeding, cioè l’“inseminazione delle nuvole” per stimolare la pioggia in zone aride (tramite ioduro d’argento, per esempio). Ma si tratta di interventi mirati, localizzati, ufficialmente dichiarati, e lontani dal mistero che avvolge le “scie chimiche” del complottismo.


Psicologia delle scie: perché vogliamo crederci?

La diffusione della teoria delle scie chimiche può essere spiegata anche con meccanismi psicologici:

  • Sfiducia nelle istituzioni: dopo scandali e omissioni reali, molti si sentono traditi da governi e scienziati.

  • Bias di conferma: si cercano solo informazioni che confermano le proprie idee.

  • Illusione del controllo: credere in un complotto è paradossalmente più rassicurante che accettare l’incertezza del mondo naturale.

Inoltre, il fatto che la scia sia visibile e “anomala” la rende un facile bersaglio per proiezioni e paure collettive.


Comunicare meglio la scienza

La controversia sulle scie chimiche dimostra quanto sia importante la divulgazione scientifica, soprattutto in un’epoca in cui la disinformazione circola più velocemente dei fatti.

Non basta dire che una teoria è falsa: è necessario spiegare perché. Occorre mostrare i dati, raccontare il metodo scientifico, e rispondere con rispetto anche a dubbi infondati. Perché una buona informazione è il primo antidoto al complottismo.


Tutto è chimica

In definitiva, sì: le scie chimiche esistono, ma non sono misteriose né segrete. Sono composte da vapore acqueo, ghiaccio, e prodotti della combustione, in un contesto che coinvolge pienamente la chimica e la fisica dell’atmosfera. Ma questo non significa che ci sia un complotto in atto.

Confondere la chimica (che è ovunque, anche nel nostro respiro) con qualcosa di pericoloso è un errore concettuale. La scienza ci offre spiegazioni dettagliate e verificabili, ma sta a noi scegliere se fidarci della realtà o inseguire l’ombra di una cospirazione.

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