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La NATO e l’Italia rilanciano il ponte sullo Stretto: infrastruttura strategica tra difesa e geopolitica

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Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, che collegherebbe la Sicilia alla terraferma italiana, è al centro di un ambizioso piano del governo di Giorgia Meloni per lasciare un segno storico e, allo stesso tempo, rafforzare il ruolo dell’Italia nella NATO.

In un articolo pubblicato il 31 agosto scorso sul Washington Post, i redattori Anthony Faiola e Stefano Pitrelli segnalano il rinnovato impegno dell’Italia nel progetto del ponte sullo Stretto di Messina, un’infrastruttura ambiziosa destinata a collegare la Sicilia al continente italiano, come un esempio di come i governi europei stiano sfruttando l’aumento delle spese per la difesa, promesso nell’ambito della NATO, per finanziare grandi progetti strategici.

Il governo italiano ha riacceso i riflettori sul ponte sullo Stretto di Messina, un progetto da oltre dieci miliardi di euro che punta a collegare la Sicilia alla Calabria attraverso una delle opere sospese più ambiziose al mondo. Più che una semplice infrastruttura, il ponte viene presentato come strumento strategico in un momento in cui l’Europa ridefinisce priorità di spesa e sicurezza.

Proposto da decenni e mai realizzato per ostacoli tecnici, finanziari e politici, il ponte è stato rilanciato dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni come parte di una più ampia agenda infrastrutturale. Con i suoi 3,3 chilometri di lunghezza, supererebbe persino il giapponese Akashi Kaikyō. L’obiettivo ufficiale è migliorare la connettività e stimolare l’economia del Sud. Ma l’iniziativa assume una portata che va oltre l’ambito nazionale.

La cornice NATO

Il progetto viene collegato all’impegno degli alleati NATO di incrementare la spesa per la difesa fino al 2% del PIL. L’Italia, ancora sotto la soglia, ha scelto di puntare su infrastrutture “dual use”, in grado di servire tanto scopi civili quanto militari.

Il ponte rientra in questa logica: un collegamento rapido tra Sicilia e continente rafforzerebbe la capacità di movimento di truppe e mezzi, facilitando il supporto logistico alle basi alleate presenti nell’isola, a partire da Sigonella, hub cruciale per le operazioni nel Mediterraneo e oltre.

L’eco delle pressioni americane

L’influenza delle politiche statunitensi resta evidente. Durante la presidenza Trump, gli alleati europei furono messi sotto pressione per aumentare i contributi alla sicurezza collettiva. Il ponte consente all’Italia di dimostrare impegno nella NATO, mentre promuove un’infrastruttura con ritorni economici e simbolici per il Paese.

Meloni, che ha adottato un approccio pragmatico nei rapporti transatlantici, punta così a rafforzare i legami con Washington e, al contempo, ad attrarre capitali internazionali interessati a un’opera destinata a lasciare il segno.

Divisioni interne e scetticismo europeo

Il progetto rimane però controverso. In patria, viene celebrato come simbolo di modernizzazione ma criticato per i rischi ambientali e sismici, oltre che per le incognite sui costi e la gestione degli appalti in un territorio segnato dalla criminalità organizzata.

Anche in Europa non mancano perplessità: diversi partner preferirebbero che Roma concentrasse risorse su energia e digitalizzazione. L’argomento strategico legato alla NATO fornisce tuttavia una cornice che mitiga le critiche e consente di presentare il ponte come un investimento di interesse collettivo.

Oltre l’ingegneria

La guerra in Ucraina, le tensioni nel Mediterraneo e la crescente competizione con Cina e Russia hanno reso infrastrutture e difesa sempre più intrecciate. Il ponte sullo Stretto si inserisce in questa dinamica come un progetto simbolico: un’opera ingegneristica che diventa al tempo stesso dichiarazione geopolitica. L’Italia, con la sua posizione strategica, cerca di capitalizzare su queste dinamiche per rafforzare il proprio ruolo nella NATO e nell’Unione Europea.

Il ponte sullo Stretto è utilizzato come caso studio per esplorare come l’Italia e altri Paesi europei stiano rispondendo alle pressioni per aumentare le spese per la difesa, in parte influenzate dall’amministrazione Trump. Non è solo un’opera ingegneristica, ma un simbolo delle ambizioni italiane e delle complesse dinamiche transatlantiche. Nonostante le sfide tecniche e politiche, il progetto riflette un tentativo di bilanciare interessi nazionali e obblighi internazionali, in un momento in cui la sicurezza e la connettività sono più che mai interconnesse.

In copertina:

Kasper2006, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

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