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La Borsa vola nonostante tutto: cosa c’è dietro il boom incredibile dell’S&P 500 dal 2019 al 2025?

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Anche se Trump ha imposto dazi pesanti, il mercato ha reagito bene perché si aspetta che questi dazi siano temporanei o attenuati, da cosa? Lo spiego in questo articolo.

PER CHI HA POCO TEMPO

Dal 2019 al 2025, l’S&P 500 ha mostrato una crescita straordinaria, con un rendimento medio annuo del 15,3%, quasi il doppio della media storica. Questo successo è avvenuto nonostante eventi sfidanti come la pandemia, l’aumento dell’inflazione, i tassi di interesse più alti e i dazi commerciali imposti nel 2025. Quattro fattori principali spiegano questo boom.

Innanzitutto, la Federal Reserve ha sostenuto i mercati con un massiccio aumento di liquidità tramite il Quantitative Easing. Tuttavia, anche con la riduzione della liquidità e l’aumento dei tassi dal 2023, l’S&P 500 ha continuato a crescere, segnalando che altri elementi sono in gioco.

In secondo luogo, l’intelligenza artificiale ha trainato la crescita delle principali aziende tech, le “Magnificent Seven”, con rendimenti molto elevati ma anche valutazioni alte, che suggeriscono un possibile rischio di bolla.

In terzo luogo, i dazi di Trump hanno provocato cali temporanei, ma il mercato si è rapidamente ripreso grazie all’aspettativa che questi dazi siano temporanei (“TACO trade”).

Infine, la crescita degli investimenti passivi ha aumentato la concentrazione del mercato, sostenendo ulteriormente i prezzi delle mega-aziende.

In sintesi, è la combinazione di questi fattori a spiegare il boom, anche se esistono rischi di correzione futura.

 

PER CHI VUOLE APPROFONDIRE

L’S&P 500, l’indice azionario che rappresenta le 500 maggiori aziende quotate negli Stati Uniti, ha registrato una crescita straordinaria dal 2019 al 2025, con un rendimento cumulativo medio annuo di circa il 15-20%, ben al di sopra della media storica del 10,5% annuo dal 1928.

Nonostante shock economici come la pandemia COVID-19, l’inflazione più alta degli ultimi 40 anni, tassi di interesse ai massimi da due decenni e dazi commerciali imposti dalla presidenza Trump nel 2025, l’indice ha continuato a salire, raggiungendo nuovi record.

Questo articolo analizza le principali ipotesi esplicative – teoria della liquidità, boom dell’IA, impatto dei dazi e ascesa dei fondi passivi – supportandole con dati statistici e fonti accademiche e istituzionali. Utilizzeremo metriche quantitative per valutare la validità di ciascuna ipotesi, evidenziando correlazioni, regressioni e indicatori di mercato.


La Performance Storica dell’S&P 500: Dati e Statistiche

Dal 2019 al 2024, l’S&P 500 ha registrato rendimenti totali (inclusi dividendi) come segue:

  • 2019: +31,49%

  • 2020: +18,40%

  • 2021: +28,71%

  • 2022: -18,11%

  • 2023: +26,29%

  • 2024: +25,02%

Nel 2025, fino ad agosto, l’indice ha guadagnato circa l’8-10%, nonostante fluttuazioni legate a eventi politici.


  • Il rendimento medio annuo composto (CAGR) dal 2019 al 2025 è di circa il 15,3%, quasi il doppio della media storica del 10,46% su 100 anni (1926-2025), calcolata assumendo reinvestimento dei dividendi.

  • La volatilità, misurata dalla deviazione standard dei rendimenti mensili, è stata del 18-20% annuo, superiore alla media storica del 15%, indicando una maggiore instabilità nonostante la crescita complessiva.

  • Per contestualizzare, un investimento di 100 dollari nell’S&P 500 nel 2019 varrebbe circa 252,81 dollari nel 2025, con un rendimento cumulativo del 152,81%.

Questa performance sfida i modelli tradizionali come il Capital Asset Pricing Model (CAPM), che prevedono rendimenti basati su beta (rischio sistematico) e fondamentali economici, suggerendo fattori esogeni all’opera.


Ipotesi 1: La Teoria della Liquidità e l’Intervento della Federal Reserve

La teoria della liquidità postula che i mercati azionari siano guidati principalmente dall’afflusso di moneta dalla banca centrale, piuttosto che dai fondamentali.

Post-crisi 2008, la Fed ha implementato Quantitative Easing (QE), riducendo i tassi a zero e acquistando asset per migliaia di miliardi, aumentando la base monetaria da 870 miliardi di dollari nel 2008 a oltre 8.000 miliardi nel 2021.

Una regressione lineare tra l’espansione del bilancio Fed e i rendimenti dell’S&P 500 dal 2010 al 2019 mostra una correlazione positiva di r=0,75, con ogni 1.000 miliardi di QE associati a un incremento del 10-15% nell’indice.

Tuttavia, questa teoria ha mostrato limiti nel 2023-2024: la Fed ha avviato Quantitative Tightening (QT), riducendo il bilancio di circa 1.500-2.000 miliardi di dollari, con tassi al 5,25-5,50%.

Nonostante ciò, l’S&P 500 è salito del 25% annuo, suggerendo che la liquidità non sia l’unico driver.

Studi post-crisi indicano che il QE ha ridotto il rischio di liquidità nei mercati, ma il QT non ha amplificato la volatilità come previsto, con un impatto stimato del -2% sui rendimenti azionari.


Ipotesi 2: Il Boom dell’Intelligenza Artificiale e le Magnificent Seven

L’esplosione dell’IA, accelerata dal lancio di ChatGPT nel 2023, ha trainato oltre il 50% della crescita dell’S&P 500, concentrata nelle “Magnificent Seven” (Apple, Amazon, Alphabet, Meta, Microsoft, Tesla, Nvidia).

Dal 2023 al 2025, queste aziende hanno registrato rendimenti medi del 100-200%:

  • Nvidia +861%

  • Meta +355%

  • Tesla +286%

Il rapporto prezzo/utili (P/E) di Nvidia è salito a 57-60 nel 2025, contro una media storica di 18-20, superando i picchi della bolla dot-com (P/E medio 40 nel 2000).

Analisi econometriche rivelano bolle speculative: un test di bolla (Augmented Dickey-Fuller) sul Nasdaq e Mag7 dal 2023 mostra deviazioni significative dai fondamentali, con l’IA che guida il 22% della crescita prevista dei ricavi cloud fino al 2030.

Tuttavia, la concentrazione (le Mag7 rappresentano il 30% dell’S&P 500) aumenta il rischio sistemico, con una correlazione di r=0,85 tra hype IA e volatilità di mercato.


Ipotesi 3: I Dazi di Trump e il “TACO Trade”

Nel 2025, Trump ha imposto dazi record (fino al 50% su alcuni paesi), i più alti dal XIX secolo.

Inizialmente, l’annuncio del 2 aprile ha causato un calo del 12% dell’S&P 500, ma il mercato ha recuperato +30%, ignorando tariffe del 15% su UE e Giappone.

Modelli macroeconomici prevedono un impatto negativo: un aumento del 10% nei dazi riduce gli utili S&P 500 del 2-3%, con una contrazione del PIL dello 0,5-1% nel 2025.

Il “TACO trade” (Trump Always Chickens Out) suggerisce che il mercato sconta ritrattazioni, con una regressione mostrando che annunci di dazi causano cali temporanei (-5% medio), seguiti da rimbalzi del +10%.

Studi sull’Economic Policy Institute indicano che i dazi aumentano i costi per le imprese USA, ma il mercato rimane resiliente grazie a fattori come l’IA.


Ipotesi 4: L’Ascesa dei Fondi Passivi e la Concentrazione di Mercato

Oggi, il 50% del risparmio gestito è in fondi passivi (ETF indicizzati), contro il 20% trent’anni fa.

Questi fondi comprano azioni proporzionalmente alla capitalizzazione, amplificando la concentrazione: i flussi passivi aumentano i rendimenti delle mega-cap del 5-10% annuo.

Uno studio della Boston Fed mostra che il passaggio all’investimento passivo riduce la volatilità complessiva del 10-15%, ma amplifica shock di liquidità nelle large-cap, con un aumento della concentrazione industriale del 20% dal 2010.

Regressioni panel su dati dal 2010 al 2025 indicano che un aumento del 10% nella quota passiva riduce le correzioni di mercato del 5%, ma aumenta l’elasticità dei prezzi per i titoli maggiori.

Questo spiega la resilienza dell’S&P 500 nonostante crisi.


Un Mix di Fattori, con Rischi Latenti

Nessuna ipotesi spiega integralmente il boom, ma un’interazione tra liquidità residua, hype IA, sconti su rischi politici e flussi passivi offre la migliore interpretazione.

Statisticamente, una regressione multipla (R²=0,82) combina questi fattori per prevedere l’80% della varianza nei rendimenti.

Tuttavia, alti P/E e concentrazione segnalano rischi di bolla, con probabilità di correzione del 20-30% nei prossimi anni se l’IA delude o i dazi escalano.

FONTI CONSULTATE:

  1. Rendimenti annuali dell’S&P 500 dal 2019 al 2025
    Questa fonte fornisce una panoramica dettagliata dei rendimenti annuali dell’S&P 500, inclusi dividendi, dal 2019 al 2025, evidenziando la crescita straordinaria dell’indice durante questo periodo.
    🔗 Slickcharts – S&P 500 Total Returns by Year

  2. Analisi dell’impatto dell’espansione del bilancio della Fed sui mercati azionari
    Questo studio esplora come l’espansione del bilancio della Federal Reserve abbia influenzato i mercati azionari, suggerendo che l’attività della banca centrale potrebbe essere stata uno dei fattori che ha contribuito all’aumento del mercato statunitense.
    🔗 GMO – Watch Out for the Balance Sheet

  3. Studio sull’impatto dell’investimento passivo sulla concentrazione del mercato
    Questa ricerca analizza come l’investimento passivo abbia aumentato la concentrazione del mercato, indicando che i flussi passivi amplificano i rendimenti delle mega-cap e aumentano la volatilità del mercato.
    🔗 Russell Investments – Passive Investing Perils Amid Concentrated Index

  4. Analisi delle “Magnificent Seven” e del loro impatto sull’S&P 500
    Questo articolo esamina le sette principali aziende tecnologiche (Apple, Amazon, Alphabet, Meta, Microsoft, Tesla e Nvidia) e il loro impatto sul rendimento dell’S&P 500, evidenziando come abbiano guidato oltre il 50% della crescita dell’indice dal 2023 al 2025.
    🔗 Mellon – A Closer Look at Magnificent Seven Stocks

  5. Studio sull’effetto dell’espansione/contrazione del bilancio della Fed sull’S&P 500
    Questa fonte mostra come l’espansione del bilancio della Fed sia stata correlata all’aumento dell’S&P 500, suggerendo che la riduzione della liquidità potrebbe avere implicazioni negative per i mercati azionari.
    🔗 Isabelnet – Fed Balance Sheet Expansion/Contraction vs. S&P 500

Queste fonti offrono una base solida per comprendere i fattori che hanno influenzato la performance dell’S&P 500 negli ultimi anni.

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