di Stefano Dinatale, medico di famiglia, giornalista pubblicista

Come ogni anno, l’inverno porta con sé non solo freddo e sciarpe, ma anche il ritorno delle infezioni respiratorie. E quest’anno, a guardar bene i dati più recenti della sorveglianza italiana RespiVirNet, possiamo dire che i virus non si stanno facendo desiderare.
Un inverno partito in anticipo: i numeri della settimana 48
Nell’ultima settimana analizzata, l’incidenza delle infezioni respiratorie acute (ARI) ha raggiunto 10,4 casi ogni 1.000 assistiti, con un aumento netto rispetto ai giorni precedenti.
Come spesso accade, sono i più piccoli a pagare il prezzo più alto: nella fascia 0-4 anni si registrano circa 33 casi ogni 1.000 assistiti, confermando che nidi e scuole dell’infanzia restano terreno fertile per la diffusione dei virus.
Quest’anno però c’è una novità importante: non si parla più di sindromi simil-influenzali (ILI), ma di infezioni respiratorie acute (ARI). Questa modifica permette una fotografia più ampia e realistica della circolazione virale, ma rende difficile confrontare i dati con le stagioni precedenti.
La fotografia di dicembre 2025 ci mostra un ecosistema virale molto vivace. Nella comunità i virus più presenti sono: virus influenzali, Rhinovirus, SARS-CoV-2. Negli ospedali, invece, dominano: Rhinovirus (i più frequenti), virus influenzali e virus Parainfluenzali.
Per il SARS-CoV-2, i tassi più alti riguardano gli over 65, motivo in più per cui la prevenzione resta fondamentale.
Dal punto di vista della tipizzazione, aumenta rapidamente la presenza del virus A(H3N2), che ad oggi è molto più rappresentato rispetto al ceppo A(H1N1)pdm09. Fortunatamente, nessun campione ha mostrato varianti influenzali “non sottotipizzabili”, segno che non ci sono segnali di circolazione di ceppi aviari.
Chi lavora sul territorio lo vede ogni giorno: sale d’attesa piene, bambini con febbre alta, adulti a casa dal lavoro, anziani più fragili.
Quest’anno convivono diversi virus respiratori che si passano il testimone con grande efficienza. E quando più virus circolano contemporaneamente, il rischio non è solo ammalarsi… ma ammalarsi più volte nell’arco di poche settimane.
Questo non significa allarmarsi, ma farsi trovare pronti.
Per questo è essenziale ricordare tre concetti chiave:
1. La vaccinazione funziona.
La campagna vaccinale contro influenza è partita e riguarda in particolare:
• gli over 60,
• i pazienti fragili,
• operatori sanitari,
• donne in gravidanza,
• bambini e ragazzi in particolari condizioni cliniche.
Il vaccino non evita ogni singola infezione, ma riduce complicanze, ricoveri e durata della malattia. È uno scudo, non un’armatura magica — ma uno scudo molto efficace.
2. La prevenzione quotidiana conta.
Lavarsi le mani, ventilare gli ambienti, restare a casa con febbre o sintomi importanti, usare la mascherina se si è particolarmente vulnerabili o se si devono frequentare luoghi molto affollati: piccoli gesti, grande impatto.
3. I falsi miti fanno più danni dei virus.
Nel mio libro “La nonna si sbagliava?” affronto proprio questo: la trappola delle credenze popolari che si tramandano di generazione in generazione. Anche sull’influenza ne sento ogni giorno almeno tre.
Siamo all’inizio della stagione, e i dati ci dicono che la circolazione virale è già in crescita, il virus A(H3N2) si sta diffondendo rapidamente, i bambini piccoli e gli anziani restano le categorie più esposte e la co-circolazione di più virus stresserà inevitabilmente i servizi sanitari.
È il momento giusto per agire: non con panico, ma con consapevolezza.
La stagione 2025-2026 si preannuncia più complessa, perché fatta di tante variabili che si sommano.
Vaccinarsi, informarsi e abbandonare i falsi miti è il miglior atto di cura che possiamo fare per noi stessi e per la comunità.
E, come ripeto spesso ai miei pazienti, anche prendendo spunto dal libro:
quando si parla di salute, la scienza non è una voce tra le altre — è la bussola per non perdersi.

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