Occupazione e mercato del lavoro
Una nota molto positiva riguarda il mercato del lavoro. L’ISTAT ha rilevato che da quando Meloni è al governo l’Italia ha registrato oltre +1,3 milioni di occupati.
Questo è un indicatore importante, perché significa che più persone hanno un lavoro — ed è un elemento che contribuisce al benessere individuale e sociale.
Inoltre, il governo ha annunciato impegni concreti per migliorare la sicurezza sul lavoro: fondi per oltre 1,2 miliardi di euro destinati a misure di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Questo è un segnale importante verso la tutela dei lavoratori.
Finanze pubbliche e conti dello Stato
Un altro ambito in cui si registrano dei progressi riguarda i conti pubblici. Secondo le fonti internazionali, l’Italia ha abbassato il deficit — ad esempio nel 2024 il rapporto deficit/PIL è stato pari al –3,4 % rispetto ad anni precedenti.
Anche l’andamento del debito è soggetto a segnali leggermente positivi (anche se il livello resta elevato).
Questa maggiore “messa in ordine” dei conti pubblici è vista come un “plus” da parte dei mercati e degli osservatori internazionali.
Stabilità politica e credibilità internazionale
Il fatto che il governo Meloni (insieme alla coalizione) abbia mantenuto stabilità politica — cosa non scontata in Italia — ha contribuito a migliorare la credibilità del Paese: sia a livello europeo che nei confronti dei mercati finanziari. Ad esempio, un sondaggio riportava che alla vigilia dei tre anni di governo il consenso per Meloni era del 45,3 % e per il suo governo del 45,1 %.
La percezione che “l’Italia tiene” sotto questo esecutivo appare un elemento positivo.
Focus su categorie fragili / tutela del lavoro
Come già accennato, la sicurezza sul lavoro ha avuto un’attenzione particolare — e questo è importante per i lavoratori che fino a ieri erano più esposti a rischi e condizioni meno tutelate. Anche le imprese “virtuose” (che investono in sicurezza) sono incentivate: ciò può favorire condizioni migliori per chi opera in ambienti più a rischio.
Inoltre, la riforma dell’“assegno di inclusione” (Assegno di Inclusione, ADI) ha l’obiettivo di destinare il sostegno economico alle famiglie in povertà assoluta, minorenni, disabili o over 60, puntando su criteri di fragilità.
Sebbene questa misura presenti aspetti critici (come vedremo), la finalità di indirizzare il sostegno verso famiglie più vulnerabili è in sé positiva.
Alcune criticità
Crescita economica modesta
Nonostante i progressi sul lavoro e sui conti pubblici, la crescita reale dell’economia resta debole. Secondo dati ISTAT e analisi esterne, per il 2024 la crescita del PIL è stata dello 0,7% — molto inferiore all’obiettivo dell’1% fissato dal governo.
Questo significa che il motore economico italiano non decolla: una crescita lenta limita l’aumento dei salari, dell’innovazione e del benessere complessivo.
Pressione fiscale in aumento
Un elemento critico per l’economia italiana riguarda la pressione fiscale, che nel 2024 è aumentata dal 41,4% al 42,6% del PIL, secondo i dati ISTAT.
Si tratta di un incremento legato non solo alle imposte e ai contributi, ma anche alla crescita modesta del PIL reale, pari a +0,7% nello stesso anno.
L’aumento della pressione fiscale non implica necessariamente un incremento delle aliquote, ma può derivare da un rapporto tra entrate e PIL che cresce più rapidamente delle dimensioni complessive dell’economia.
In un contesto di bassa crescita e di inflazione in calo, questo dato può comunque rappresentare un fattore di ulteriore pressione su famiglie e imprese, già esposte a costi elevati e margini ridotti.
Vulnerabilità delle politiche sociali
Sebbene ci sia un orientamento a tutelare i più fragili, la misura ADI ha lasciato senza supporto circa 850.000 famiglie povere — secondo un’inchiesta, queste famiglie hanno perso in media 2.600 euro all’anno rispetto al precedente sistema (il Reddito di Cittadinanza).
Questo significa che la riforma, pur con finalità positive, ha avuto effetti redistributivi che penalizzano chi era già in condizioni più disagiate.
Elementi strutturali non ancora risolti
Infine, molti osservatori sottolineano che le riforme strutturali di lungo termine (produttività, innovazione, miglioramento della scuola, della burocrazia, del Mezzogiorno) restano parziali o lente. Anche alcuni commenti internazionali parlano di “immagine migliorata, ma economia stagnante”.
Questo può significare che, nonostante i miglioramenti “di superficie”, mancano ancora i cambiamenti profondi che permetterebbero una svolta.
Quali categorie hanno beneficiato e quali invece rischiano di restare indietro?
Categorie che sembrano aver beneficiato:
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Lavoratori che trovano occupazione: l’aumento degli occupati implica che chi era escluso dal mercato del lavoro ha avuto opportunità maggiori.
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Lavoratori in ambienti a rischio: grazie agli investimenti in sicurezza sul lavoro (oltre 1,2 mld €), chi opera in settori più esposti può trovare condizioni più sicure.
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Famiglie vulnerabili con criteri definiti di fragilità: con l’ADI, il governo ha orientato il sostegno verso famiglie con minori, disabili o over 60, cercando di prioritizzare le situazioni più critiche.
Categorie che potrebbero essere svantaggiate:
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Famiglie povere che non rientrano nei nuovi criteri più stringenti: come visto, molte famiglie sono state escluse o penalizzate dall’adeguamento della misura di sostegno.
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Imprese in difficoltà che devono affrontare costi elevati e una crescita lenta: in un contesto di bassa crescita, la pressione fiscale elevata e la concorrenza internazionale accesa, le piccole-medie imprese possono trovarsi in difficoltà.
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Giovani e periferie: sebbene l’occupazione generale salga, la trasformazione strutturale dell’economia (innovazione, salto di qualità) è lenta, quindi i giovani con bassa qualifica o in regioni svantaggiate rischiano di restare fuori da opportunità migliori.
Tirando le somme
In definitiva, il governo guidato da Giorgia Meloni ha realizzato alcuni risultati importanti: aumento degli occupati, maggiore attenzione alla sicurezza sul lavoro, miglioramento dei conti pubblici e stabilità politica. Sono tutti elementi che non vanno sottovalutati: in un Paese come l’Italia, dove economia, lavoro e finanze pubbliche presentano da anni criticità, ogni passo avanti conta.
Detto ciò, non si può ignorare che la crescita economica è ancora modesta, la pressione fiscale è aumentata e alcune misure sociali (pur ben orientate) hanno avuto effetti redistributivi che penalizzano categorie fragili. Inoltre, le riforme di fondo che potrebbero garantire un salto di qualità duraturo sono ancora da completare.
In politica non esiste governo che abbia solo benefici senza alcuna ombra: ogni esecutivo ha vincoli, contraddizioni, costi e limiti. Per l’Italia, l’importante sarà che i progressi fin qui segnati vengano consolidati e che si passi da “piccoli miglioramenti” a una dinamica di sviluppo stabile e inclusiva, perché non basta che qualcuno stia meglio — occorre che molti stiano meglio e che nessuno resti indietro.
Ecco una tabella riepilogativa con i principali indicatori economici e sociali per l’Italia nel periodo recente (2024), rilevati da ISTAT, in modo da avere “dati alla mano”.
| Indicatore | Valore 2024 | Commento sintetico |
|---|---|---|
| Numero medio occupati (media anno) | ≈ 23 milioni 932 mila persone ANSA.it+2RaiNews+2 | Segna un aumento rispetto all’anno precedente: +352 mila occupati (+1,5%) Agenzia Giornalistica Italia+1 |
| Tasso di occupazione (15‑64 anni) | 62,2% (+0,7 punti) Agenzia Giornalistica Italia+1 | Livello ancora basso rispetto ad alcuni paesi UE, ma in miglioramento |
| Tasso di disoccupazione | 6,5% (‑1,1 punti) Agenzia Giornalistica Italia+1 | Disoccupazione in calo, buon segnale per il mercato del lavoro |
| PIL reale (variazione in volume) | +0,7% LaPresse+1 | Crescita molto modesta, pari a quella del 2023 LaPresse |
| Deficit/PIL (indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche) | ‑3,4% del PIL nel 2024, contro ‑7,2% nel 2023 ANSA.it+1 | Miglioramento significativo nei conti pubblici |
| Pressione fiscale / Entrate fiscali + contributive | Si segnala un aumento oltre +1 punto percentuale sul PIL ANSA.it | Anche se non esiste valore numerico preciso in questa fonte, risulta in aumento |
| Investimenti fissi lordi | +0,5% in volume (domanda interna) LaPresse | Gli investimenti restano molto modesti |
Qualche riflessione sui dati
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Il miglioramento del mercato del lavoro (più occupati, tasso di disoccupazione in calo) è certamente un elemento positivo.
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Anche il ritorno a un deficit/PIL più contenuto (‑3,4%) rappresenta un progresso nella gestione dei conti pubblici.
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Tuttavia, la crescita economica (PIL) resta bassa (+0,7%) e ciò limita il miglioramento complessivo del benessere.
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L’aumento della pressione fiscale rende più difficile per famiglie e imprese sentirsi “in miglioramento” in modo percepibile.
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Gli investimenti, che sono un motore per la crescita futura, crescono molto poco (+0,5%), il che lascia fragilità strutturali.
Di seguito una selezione di indicatori sociali recenti per l’Italia, tratti in particolare da ISTAT, con commenti e riflessioni per aiutare a capire meglio la situazione economica‑sociale.
Puoi usarli come “cruscotto” per valutare lo stato delle famiglie, della povertà, dei redditi reali.
🔍 Alcuni indicatori chiave
| Indicatore | Valore recente | Commento utile |
|---|---|---|
| Popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale | 23,1% nel 2024 (era 22,8% nel 2023) ADN Cronos+3Istat+3Finanza Repubblica+3 | Quasi 1 persona su 4 si trova in almeno una condizione di rischio: reddito basso, grave deprivazione materiale oppure bassa intensità di lavoro. Istat+1 |
| Incidenza del rischio di povertà (solo reddito basso) | 18,9% nel 2024 (identica al 2023) Istat+1 | Anche se è stabile, resta elevata: quasi 1 persona su 5 vive in una situazione definita “a reddito basso”. |
| Condizione di grave deprivazione materiale e sociale | 4,6% nel 2024 (era 4,7% nel 2023) Istat | Una minoranza, ma ancora milioni di persone vivono condizioni molto difficili (es. non possono permettersi beni/servizi fondamentali). |
| Reddito medio delle famiglie residenti | 37.511 € annui nel 2023 (+4,2% nominale rispetto al 2022) Istat+1 | In termini nominali sale, ma… |
| Reddito medio delle famiglie residenti in termini reali | ‑1,6% nel 2023 rispetto al 2022 Istat+1 | L’inflazione erode il potere d’acquisto: non basta che il numero salga nominalmente se i prezzi aumentano. |
| Disuguaglianza nei redditi familiari | Le famiglie più abbienti percepiscono 5,5 volte il reddito delle più povere (anno 2023) Il Diario del Lavoro+1 | Un indice importante di disparità: la “distanza” tra ricchi e poveri resta ampia. |
| Povertà assoluta delle famiglie | Circa 2,2 milioni di famiglie in povertà assoluta nel 2023 Finanza La Stampa | Significa famiglie che non riescono a permettersi beni/servizi essenziali: un segnale molto serio. |
📊 Alcune riflessioni interpretative
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Il fatto che il tasso di reddito medio salga in termini nominali (+4,2% per il 2023) ma in termini reali cali (‑1,6%) indica che l’aumento dei prezzi ha mangiato buona parte del guadagno. Questo significa che molte famiglie potrebbero non “sentire” un miglioramento reale.
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Il dato del 23,1% a rischio povertà o esclusione sociale è preoccupante: significa che, pur con indicatori economici “migliorati” (es. aumento occupati nel mercato del lavoro), la vulnerabilità rimane alta.
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Le differenze territoriali e per tipologia familiare sono molto rilevanti: ad esempio il rischio è molto più elevato nel Mezzogiorno (circa 39% per questa condizione) rispetto al Nord‑est (circa 11%). ADN Cronos+1
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Le famiglie numerose, i monogenitori, gli anziani che vivono soli, sono categorie più a rischio rispetto alla media. Sky TG24+1
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Nonostante il miglioramento in alcuni indicatori macro‑economici (occupazione, conti pubblici) — come abbiamo visto — questi dati sociali mostrano che le “fatiche” per molte famiglie restano. In un certo senso, i miglioramenti non sono ancora pienamente “sentiti” su scala ampia.

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