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Come evitare una guerra nucleare nell’era della misinformazione

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di Claudio Pasqua

Misinformazione:  informazioni false o inesatte diffuse senza l’intenzione di ingannare. Può derivare da errori, fraintendimenti o mancanza di verifica. Ad esempio, condividere una notizia errata credendola vera.

Il rischio di una guerra nucleare in un’era dominata dall’intelligenza artificiale  e dalla misinformazione rappresenta una delle sfide più critiche per la sicurezza globale. L’intersezione tra tecnologie avanzate e dinamiche geopolitiche sta creando un panorama instabile, in cui la deterrenza nucleare, un tempo basata su un equilibrio relativamente prevedibile, è messa a dura prova da nuovi fattori di complessità.
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Un articolo di Alexandra Witze apparso pochi giorni fa su Nature, intitolato “How to avoid nuclear war in an era of AI and misinformation”, offre un’analisi rigorosa e attuale del crescente rischio di conflitto nucleare in un contesto geopolitico complicato dall’intelligenza artificiale (IA) e dalla disinformazione.

L’articolo si apre con un’immagine potente: il Doomsday Clock, gestito dal Bulletin of the Atomic Scientists, è posizionato a 89 secondi dalla mezzanotte, il punto più vicino mai raggiunto al simbolo della catastrofe globale. Questa premessa inquadra il tema centrale: il rischio nucleare non è un’eredità della Guerra Fredda, ma una minaccia in evoluzione, aggravata da conflitti regionali, l’emergere di nuove potenze nucleari e tecnologie disruptive.

L’autrice evidenzia come la deterrenza nucleare, un tempo basata su un equilibrio bipolare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, si sia trasformata in un complesso scenario multipolare, con attori come Cina, Corea del Nord, India, Pakistan e Iran che complicano le dinamiche strategiche.Un punto di forza dell’articolo è l’attenzione posta sull’impatto dell’IA e della disinformazione.

Witze descrive come l’IA, utilizzata in contesti militari per operazioni di pianificazione e analisi, possa destabilizzare la deterrenza nucleare. Ad esempio, il generale Anthony Cotton, citato nell’articolo, sottolinea il potenziale dell’IA per accelerare le decisioni di comando e controllo nucleare. Tuttavia, Alice Saltini, ricercatrice al James Martin Center for Nonproliferation Studies, avverte che i modelli di ragionamento IA, come quelli simili a Claude di Anthropic di OpenAI, potrebbero introdurre incertezze nei sistemi di allarme precoce e raccolta di intelligence, aumentando il rischio di errori. L’articolo cita anche Herbert Lin, che evidenzia il pericolo di un’eccessiva fiducia nei dati elaborati dall’IA, come l’interpretazione errata di un segnale radar come un attacco imminente.La disinformazione, amplificata da internet e social media, è un altro fattore critico. Viene riportato l’esempio del conflitto India-Pakistan di maggio 2025, in cui immagini generate dall’IA e false narrazioni di successi militari hanno rischiato di alimentare un’escalation. Matt Korda, analista della Federation of American Scientists, sottolinea come la disinformazione possa influenzare leader politici o l’opinione pubblica, spingendo decisioni avventate. Questo aspetto è particolarmente rilevante in un’epoca in cui la manipolazione digitale può raggiungere milioni di persone in pochi istanti.L’articolo si distingue anche per il suo focus su possibili soluzioni.

L’IA, con la sua capacità di elaborare enormi quantità di dati in tempo reale, ha il potenziale per rivoluzionare la gestione delle crisi militari, ma introduce anche rischi significativi. Algoritmi avanzati, utilizzati per identificare minacce o pianificare risposte, possono accelerare decisioni critiche, ma la loro tendenza a produrre errori o “allucinazioni” (come output inaccurati) potrebbe portare a malintesi fatali, ad esempio interpretando erroneamente un segnale radar come un attacco imminente. La competizione tra potenze come Stati Uniti, Cina e Russia per integrare l’IA nei sistemi di difesa, senza un quadro normativo globale, amplifica il pericolo di escalation involontaria.La disinformazione, amplificata dai social media e da contenuti generati dall’IA come deepfake, rappresenta un’ulteriore minaccia. In scenari di crisi, false narrazioni possono manipolare l’opinione pubblica o influenzare leader politici, come dimostrato in conflitti recenti tra India e Pakistan, dove immagini fuorvianti hanno rischiato di alimentare tensioni. Questo fenomeno erode la fiducia necessaria per mantenere la stabilità strategica, rendendo più difficile distinguere tra realtà e manipolazione.Affrontare questi rischi richiede un approccio multilaterale. È essenziale sviluppare normative internazionali sull’uso dell’IA in ambito militare, come proposto in summit come quelli su Responsible AI in the Military Domain. Tuttavia, la competizione geopolitica rende arduo il raggiungimento di un consenso. Parallelamente, è cruciale investire nell’educazione al pensiero critico per contrastare la disinformazione, poiché la vulnerabilità delle società moderne alle narrazioni false è tanto tecnologica quanto culturale.Infine, la cooperazione scientifica internazionale, come quella promossa da organizzazioni come Pugwash, potrebbe ricostruire canali di comunicazione informale tra nazioni, fondamentali per prevenire malintesi. La sfida è immensa: senza una governance responsabile dell’IA e un impegno globale per la trasparenza, il rischio di un conflitto nucleare rimane pericolosamente alto. Serve un’azione coordinata per garantire che le tecnologie non diventino catalizzatori di una catastrofe

Fonte principale: Witze, A. “How to avoid nuclear war in an era of AI and misinformation.” Nature 643, 898-900 (2025). doi:10.1038/d41586-025-02260-z

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