Il Ministero dell’Istruzione ha diffuso una circolare che dispone, anche per gli studenti delle scuole superiori, a partire dal prossimo anno scolastico, il divieto di utilizzo del telefono cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e, più in generale, durante l’orario scolastico.
Tuttavia, sono sempre stato convinto che — esclusivamente per finalità didattiche — l’impiego di altri dispositivi tecnologici e digitali a supporto dell’innovazione dei processi di insegnamento e di apprendimento, come PC, tablet e lavagna elettronica, sia fondamentale.
Fateci caso: chi si oppone con più forza all’uso del digitale in classe è spesso chi, nella vita come nell’insegnamento, ha difficoltà a utilizzarlo in modo consapevole e costruttivo. Non è un’accusa, ma una constatazione. La tecnologia, se non la si conosce o non la si sa gestire, fa paura. È più semplice vietare che imparare ad accompagnare.
Ma la scuola non può permettersi di restare indietro per colpa delle insicurezze di chi dovrebbe guidare il cambiamento. Se vogliamo che gli studenti diventino cittadini informati e responsabili, dobbiamo aiutarli a orientarsi nel mondo digitale, non escluderli da esso durante le ore di lezione.
Il paradosso è evidente: vietiamo l’uso dei cellulari a scuola, mentre fuori da quelle mura è proprio il mondo digitale a essere il loro principale ambiente di apprendimento, di relazione, di influenza. Il compito della scuola è formarli per affrontarlo, non ignorarlo.
Negare agli studenti l’accesso a questi strumenti significherebbe pretendere di insegnare educazione musicale senza mai far ascoltare un brano, oppure spiegare il funzionamento di un microscopio solo con parole e immagini, senza mai farne utilizzare uno. La tecnologia, se ben guidata, non è una distrazione: è un ponte verso la comprensione.
Come fanno negli altri paesi?
1. Modello BYOD (Bring Your Own Device) – USA, Canada, Australia, NZ
-
In molti paesi anglosassoni studenti usano smartphone, tablet o laptop personali per accedere a piattaforme (Google Classroom, Kahoot, Quizlet) e svolgere ricerche o presentazioni. L’adozione è spesso accompagnata da linee guida precise sull’utilizzo durante le lezioni e le pause .
-
Studi confermano che i dispositivi personali favoriscono l’apprendimento attivo, la familiarità con la tecnologia e la personalizzazione delle risorse .
-
Tuttavia, emergono criticità: disuguaglianze digitali tra chi ha dispositivi aggiornati, distrazioni in classe e carenza di formazione per insegnanti .
2. Finlandia – Uso strutturato e integrato
-
Nel nuovo curriculum finlandese, l’uso mobile è parte integrante delle competenze trasversali, in attività come coding, GIS (es. PaikkaOppi) e lavori di gruppo.
-
Tuttavia, nel 2025 è stata introdotta una legge che limita l’uso del cellulare in aula, consentito solo con autorizzazione del docente per scopi didattici o sanitari, con la possibilità di sequestro in caso di distrazione.
-
La riflessione finlandese punta a un equilibrio tra potenziamento digitale e focus sul benessere e l’interazione relazionale.
3. Singapore – Piena infrastruttura tecnologica
-
Le scuole dotano studenti di Wi‑Fi e piattaforme e‑learning: quiz interattivi, collaborazione in tempo reale e creazione di contenuti multimediali .
-
Rimane in vigore un uso regolato: stoccaggio sicuro, orari definiti e limiti durante l’attività non didattica .
4. Danimarca – Restrizioni emergenti
-
Sebbene fino a poco fa i telefoni fossero permessi durante le pause o attività, nel febbraio 2025 è stata annunciata una legge per vietarli completamente a scuola (età 7–16 anni) sia in aula che negli spazi comuni .
-
L’obiettivo è prevenire distrazioni, proteggere il benessere e promuovere la riflessione analogica, concedendo eccezioni solo in casi specifici.
5. Corea del Sud & Giappone – Tra permessi educativi e divieti
-
In Corea del Sud è vietato l’uso in aula fin dal 2023, con confisca in caso di violazioni .
-
In Giappone, le regole variano a livello regionale: il telefono è consentito per la scuola secondaria superiore, ma è vietato alle elementari e medie salvo eccezioni individuali .
📊 Evidenze e studi internazionali
-
OECD (PISA 2022) mostra che un utilizzo moderato dei dispositivi digitali in classe (fino a 5 h/giorno per fini educativi) è associato a un +20 punti in matematica e maggiore senso di appartenenza alla comunità scolastica; l’uso per svago riduce concentrazione e rendimento oecd.org+1hechingerreport.org+1.
-
Una meta-analisi (Calderón-Garrido et al. 2022) evidenzia che l’uso educativo dei cellulari stimola alfabetizzazione digitale e media literacy files.eric.ed.gov.
-
In ambito STEM, il BYOD in matematica migliora coinvolgimento e risultati, pur richiedendo infrastrutture adeguate e formazione degli insegnanti .
🇮🇹 Situazione in Italia
-
Dopo il divieto ministeriale del 2022 (solo uso consentito se didattico e sotto supervisione), alcune scuole autorizzano i dispositivi per attività mirate, ma prevale un approccio restrittivo .
-
Le esperienze internazionali suggeriscono che l’integrazione va supportata da:
-
Formazione docente (per guidare l’uso strumentale),
-
Regole chiare (es. divieti negli esami, limiti negli orari),
-
Riduzione delle disuguaglianze, ad es. con dispositivi scolastici o Wi‑Fi gratuito.
-
✅ Conclusione e proposte operative
Un’integrazione efficace dei telefoni in classe in Italia potrebbe basarsi su questi pilastri:
Asse | Strategia |
---|---|
Policy scolastiche | Regole precise: uso solo per attività approvate, divieti in momenti specifici (esami, lezioni frontali). |
Formazione | Programmi per docenti e studenti su media literacy, self‑regulation, sicurezza digitale. |
Tecnologia e infrastrutture | Wi‑Fi, accesso uniforme, dispositivi di backup per chi è sprovvisto. |
Monitoraggio | Rilevazione regolare di impatto su attenzione, rendimento e benessere; adattamenti basati su evidenze. |
📚 Fonti fondamentali
-
Studi PISA/OECD su uso moderato e performance oecd.org+1hechingerreport.org+1
-
Ricerca su mobile learning e BYOD (Calderón-Garrido et al. 2022) files.eric.ed.gov
-
Approfondimenti su Finlandia (m-learning, restrizioni legislative) syncsci.com
-
Reportari su libertà vs divieto in Danimarca, Corea, Giappone
Sintesi: la tecnologia può essere una grande risorsa se ben governata: paesi avanzati bilanciano permessi e limiti, supportati da formazione e infrastrutture. In Italia servirebbe un approccio simile, calibrando l’uso educativo dei cellulari con regole strutturate, formazione e controllo degli impatti.
PER FINIRE, UN ESEMPIO REALE
Ricordo perfettamente una lezione tenuta in una classe quarta di un istituto superiore. Era una mattina qualunque, ma decisi di proporre qualcosa di diverso.
Non è un caso: di solito tengo lezioni nelle scuole superiori proprio su giornalismo e fake news, su come si riconoscono, come si diffondono e quali danni possono provocare. È un tema che mi sta particolarmente a cuore, perché credo fermamente che educare i ragazzi all’informazione consapevole sia oggi una priorità assoluta.
Quel giorno, mentre parlavamo di disinformazione e bufale virali, chiesi agli studenti di tirare fuori i loro telefoni. Ci fu un attimo di sorpresa — i cellulari in classe sono quasi sempre associati a un divieto — ma poi vidi subito nei loro occhi curiosità e coinvolgimento.
Li invitai a cercare esempi concreti di notizie lette online o sui social: post sensazionalistici, articoli non verificati, catene di condivisione su TikTok, Instagram e siti poco affidabili. Analizzammo insieme i contenuti: chi li aveva pubblicati, quale fonte era indicata (se presente), quali parole chiave venivano usate per attirare clic. Spiegai loro come distinguere un titolo clickbait da un titolo informativo, e quali segnali evidenziano una manipolazione o una costruzione falsa.
Alla fine della lezione, uno studente mi disse: “Ora ho capito perché certe notizie sembrano tutte uguali… e perché ci caschiamo così facilmente.”
In quel momento ho avuto la conferma: usare gli smartphone in classe non è il problema, se c’è un obiettivo educativo chiaro e condiviso.
Per questo guardo con una certa preoccupazione alle disposizioni generali che vietano l’utilizzo dei cellulari anche alle superiori: è un errore mettere tutto nello stesso calderone. Se usati con intelligenza e sotto la guida di un insegnante o di un esperto, gli strumenti digitali non distraggono: insegnano, incuriosiscono, attivano pensiero critico.
Educare all’uso, non vietare. Questa è, e resta, la mia linea.
Comments