Nei giorni scorsi un video di una ingegnera edile di 28 anni, ha fatto il giro dei social. Nel filmato, l’ingegnere racconta di una proposta di collaborazione post‑tirocinio a 900 euro lordi al mese (circa 750 euro netti) e definisce la cifra “uno schiaffo”. Il video ha raccolto oltre 1,5 milioni di visualizzazioni, diventando simbolo del cosiddetto “lavoro da fame” per i giovani laureati. Ma una lettura più attenta dei dati e del contesto mostra un quadro molto diverso.
Il mercato del lavoro non è solo “paghe basse”
L’ingegnere paragona il suo compenso alla media nazionale degli ingegneri junior e lo giudica inaccettabile. Tuttavia, la proposta che ha ricevuto non era un normale contratto da dipendente, ma una collaborazione a partita IVA, tipicamente più flessibile, spesso legata a lavori a progetto o fasi iniziali di inserimento. Contratti di questo tipo prevedono una tassazione diversa, nessun benefit, e maggiore autonomia, e il compenso può sembrare basso se confrontato con una busta paga tradizionale.
Inoltre, il settore dell’ingegneria edile e i lavori post‑tirocinio sono notoriamente variabili: le cifre iniziali possono partire basse, soprattutto in studi piccoli o a Genova, dove il mercato non è paragonabile a quello di Milano o Roma. La cifra di 750 euro netti al mese, pur inferiore alla media nazionale, rientra nel range tipico per collaborazioni iniziali in studi privati piccoli o medio‑piccoli.
Non è detto che 750 euro siano insostenibili
L’ingegnere stessa ammette di poter vivere con quella cifra, senza figli da mantenere e con una casa già disponibile. Il suo disagio deriva più dal confronto emotivo con le proprie aspettative che da un reale stato di povertà. In altre parole, lo “schiaffo” è percepito, ma non oggettivamente insostenibile: molti giovani accettano collaborazioni simili come punto di partenza, sapendo che la crescita professionale e il networking valgono molto più del primo stipendio.
Il video ignora il contesto di mercato e settore
Il video e la narrazione social lasciano intendere che 750 euro netti siano inaccettabili per un ingegnere junior, ma non considera fattori cruciali:
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Dimensione dello studio e capacità di spesa.
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Tipo di contratto (partita IVA vs dipendente).
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Opportunità formative legate al lavoro.
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Settore edile vs ingegneria informatica o civile in grandi città.
Se si guardano i dati medi nazionali, uno stipendio di 22‑26 mila euro lordi annui (circa 1.400–1.500 euro netti al mese) riguarda contratti standard da dipendente. Una collaborazione a partita IVA per neolaureati in piccoli studi può iniziare da cifre più basse, ma non è “sfruttamento” in senso assoluto.
Il video ha colpito per la forza emotiva, ma non racconta tutta la storia. La cifra di 750 euro netti, pur inferiore alla media, rientra nella realtà di contratti iniziali a partita IVA in piccoli studi, soprattutto in contesti regionali meno redditizi. Presentarla come simbolo di ingiustizia universale distorce la percezione del mercato del lavoro, facendo leva sulle emozioni più che sui fatti.
In sintesi: lo “schiaffo” esiste più nella percezione che nella realtà concreta. Un’analisi completa richiede di valutare tipo di contratto, settore, dimensione dello studio e prospettive di crescita, elementi che il video non menziona.

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