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Bruxelles prepara la risposta a Trump: controdazi e Web Tax nel mirino dell’UE

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La Commissione Europea accelera le misure di ritorsione contro i dazi americani: nel mirino anche Big Tech e la tassa digitale. Tensione crescente tra Bruxelles e Washington.


Bruxelles alza il livello dello scontro con gli Stati Uniti. Dopo la rottura dei negoziati sugli acquisti europei di gas liquefatto e armi americane, e in vista dell’introduzione da parte di Washington di nuovi dazi fino al 50% su alcuni prodotti europei già a partire da giugno, la Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, prepara una controffensiva economica che potrebbe segnare un punto di svolta nei rapporti transatlantici.

L’aria che si respira nei palazzi della Commissione è di crescente frustrazione. La Casa Bianca – come riportato dal corrispondente Claudio Tito – avrebbe espresso “sconcerto” per la decisione europea di bloccare nuovi accordi sulle forniture energetiche e militari. Ma per Bruxelles il quadro è chiaro: se Donald Trump, già candidato favorito nelle presidenziali statunitensi del novembre 2024, dovesse effettivamente reintrodurre dazi punitivi sull’import europeo, allora l’Unione risponderà con misure equivalenti, colpendo settori chiave per l’economia americana, tra cui la tecnologia digitale.

La minaccia della Web Tax

Il cuore della contromossa europea potrebbe essere la Web Tax, una tassa sui ricavi delle grandi piattaforme digitali (in particolare statunitensi) operanti nel mercato europeo. Si tratta di un tema che l’UE discute da anni, ma che è stato continuamente rinviato anche per evitare scontri diretti con gli Stati Uniti. Oggi però, il clima è cambiato. Le aziende del calibro di Google, Amazon, Meta e Apple, che raccolgono enormi profitti in Europa senza una tassazione proporzionata ai ricavi generati, sono nel mirino dell’Unione.

La Commissione ha già in cantiere una Digital Levy, da applicare ai giganti del web per riequilibrare un sistema fiscale giudicato iniquo. Fino a oggi, la sua attuazione è stata bloccata in attesa di un’intesa globale all’interno dell’OCSE. Ma se Washington adotterà misure unilaterali e ostili, l’UE potrebbe sbloccare il dossier e procedere in autonomia, scatenando un’escalation tariffaria con conseguenze significative su entrambi i versanti dell’Atlantico.

I rischi economici dello scontro

Uno scontro commerciale tra le due principali aree economiche mondiali, in un contesto globale già segnato da instabilità geopolitiche e rallentamento della crescita, sarebbe un colpo potenzialmente devastante per l’economia internazionale. L’UE, pur forte sul piano industriale, è più esposta alle tensioni commerciali rispetto agli Stati Uniti, a causa della sua struttura economica fortemente orientata all’export.

Nel dettaglio, i settori europei maggiormente a rischio sarebbero l’automotive (soprattutto tedesco), l’agroalimentare e la moda. Al tempo stesso, la tassazione dei colossi tech potrebbe provocare ritorsioni americane, con effetti su investimenti, occupazione e innovazione digitale.

Il nodo politico: l’ombra di Trump

La minaccia di dazi del 50% da parte americana non è scollegata dal ritorno sulla scena di Donald Trump, il quale, già durante il suo primo mandato, aveva messo in discussione la struttura della NATO, criticato il surplus commerciale europeo e introdotto dazi sull’acciaio e l’alluminio. Il suo ritorno alla Casa Bianca riaprirebbe tutti questi fronti, con un approccio bilateralista e punitivo nei confronti dei partner commerciali.

La posizione di Bruxelles appare oggi molto più assertiva rispetto al passato. Anche per ragioni interne: la Commissione vuole mostrare determinazione e tutela degli interessi europei in vista delle elezioni del Parlamento Europeo del 2024, dove i temi di sovranità economica e protezionismo stanno diventando centrali nel dibattito.

Verso un nuovo equilibrio?

La sfida in corso tra UE e USA mette in discussione l’equilibrio economico e politico degli ultimi decenni. Dopo la pandemia, la guerra in Ucraina e la corsa alle materie prime strategiche, la questione dei dazi e della tassazione digitale segna un ulteriore passaggio verso un mondo meno cooperativo e più competitivo.

Per l’Europa, si tratta di un’occasione per ridefinire il proprio ruolo geopolitico, rafforzare l’autonomia strategica e puntare su una politica industriale comune. Ma il prezzo di un conflitto commerciale con Washington potrebbe essere alto, soprattutto se non si riuscirà a costruire alleanze internazionali in grado di sostenere la posizione europea.

Se da una parte la Web Tax può diventare un simbolo di equità e difesa dei consumatori, dall’altra rappresenta una potenziale miccia in un clima economico già altamente infiammabile. Bruxelles lo sa, ma sembra disposta, questa volta, a correre il rischio.

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FONTI CONSULTATE

Fonti ufficiali europee:


Contesto e approfondimento economico:


Fonti stampa internazionali affidabili:

  • Financial Times – sezioni Trade e US-EU Relations
    https://www.ft.com/trade

  • Politico Europe – articoli su digital tax e relazioni transatlantiche
    https://www.politico.eu/

  • Reuters – EU-US Trade & Tech Council (TTC)
    https://www.reuters.com

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