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Allarme Coralli: l’84% delle barriere colpite dal peggior sbiancamento di massa della storia

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Il Pianeta in crisi: un’emergenza globale

Il pianeta sta affrontando una crisi ecologica senza precedenti: l’84% delle barriere coralline mondiali è stato colpito da un evento globale di sbiancamento, il più intenso mai registrato. Causato da temperature oceaniche eccezionalmente elevate e persistenti, questo fenomeno minaccia di devastare gli ecosistemi marini, con ripercussioni economiche e sociali su scala globale.

La comunità scientifica lancia un allarme urgente, sottolineando la necessità di azioni immediate per contrastare il cambiamento climatico, principale responsabile di questa catastrofe.


Lo sbiancamento dei coralli: un fenomeno devastante

Lo sbiancamento dei coralli avviene quando, sotto stress termico, i coralli espellono le zooxantelle, alghe simbiotiche che forniscono loro nutrimento e colore. Senza di esse, i coralli diventano bianchi, diventando vulnerabili alle malattie e, se le condizioni non migliorano, destinati alla morte.

Nel febbraio 2024, la temperatura media globale della superficie del mare ha raggiunto i 21,06°C, superando il precedente record di 20,98°C dell’agosto 2023.

Uno studio pubblicato su Limnology and Oceanography Letters, condotto da un team dell’Università di Sydney guidato dalla prof.ssa Maria Byrne, ha rilevato che:

  • il 66% delle 462 colonie esaminate nella Grande Barriera Corallina mostrava segni di sbiancamento a febbraio 2024;

  • la percentuale è salita all’80% entro aprile;

  • il tasso di mortalità ha raggiunto il 44% a luglio, con perdite fino al 95% per specie chiave come Acropora e Pocillopora.


Un evento globale senza precedenti

Iniziata nel febbraio 2023 e ancora in corso, l’attuale crisi è il quarto evento globale di sbiancamento documentato, ma il più grave mai registrato.

Rispetto al precedente evento del 2014–2017, che colpì il 68% delle barriere, quello attuale ha colpito l’84% delle barriere coralline in 82 paesi, territori ed economie.

Le regioni colpite includono:

  • Florida

  • Caraibi

  • Brasile

  • Pacifico orientale

  • Mar Rosso

  • Golfo Persico

  • Aree estese dell’Oceano Indiano

Uno studio su Nature, guidato da Benjamin Henley dell’Università di Wollongong, ha ricostruito 400 anni di temperature superficiali nel Mar dei Coralli. I risultati dimostrano che i recenti eventi di sbiancamento (2016, 2017, 2020, 2022, 2024) coincidono con i cinque anni più caldi degli ultimi quattro secoli. Il 2024 è stato il più caldo in assoluto.


Conseguenze ecologiche ed economiche

Le barriere coralline, definite le “foreste pluviali del mare”, coprono solo lo 0,2% dei fondali oceanici, ma ospitano circa il 25% delle specie marine.

La loro perdita comporta:

  • un drastico calo della biodiversità;

  • riduzione delle popolazioni ittiche;

  • compromissione delle economie locali, legate a pesca e turismo;

  • minore protezione costiera, aggravando l’impatto delle mareggiate in un’epoca di eventi estremi sempre più frequenti.

Mark Eakin, ex responsabile del monitoraggio coralli alla NOAA:
“Potremmo non vedere mai più lo stress termico scendere sotto la soglia che innesca un evento globale.”

Secondo gli scienziati, senza interventi drastici, sbiancamenti annuali potrebbero diventare la norma entro il 2040-2050.


Cause e fattori aggravanti

La causa principale è il riscaldamento degli oceani, alimentato dalle emissioni di gas serra. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con una parte significativa del calore assorbita dagli oceani.

Altri fattori aggravanti:

  • Acidificazione delle acque, che ostacola la formazione dello scheletro calcareo dei coralli;

  • Inquinamento chimico, in particolare da creme solari contenenti ossibenzone;

  • Pesca intensiva e distruttiva;

  • Eventi climatici come El Niño, che amplificano il fenomeno.

Uno studio su Nature conferma che il cambiamento climatico di origine antropica è direttamente responsabile del riscaldamento del Mar dei Coralli.


Soluzioni  

La comunità scientifica sta sperimentando diverse strategie:

  • “Vivai” sottomarini in Florida che coltivano frammenti di coralli vivi, sebbene limitati nella variabilità genetica;

  • Alghe resistenti al calore, da introdurre nei coralli per aumentarne la resilienza;

  • Barriere artificiali temporanee, a scopo protettivo.

Tuttavia, queste sono soluzioni tampone. La vera priorità resta ridurre le emissioni di gas serra.

Peter Thomson, ambasciatore ONU per l’oceano:
“Se vogliamo che le barriere coralline sopravvivano, dobbiamo mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C.”

Sono fondamentali:

  • una rapida transizione verso le energie rinnovabili;

  • politiche ambientali più severe;

  • una gestione sostenibile delle risorse marine.

Iniziative come il progetto MedCoral Guardians di Marevivo, attivo a Ustica per proteggere i coralli del Mediterraneo, dimostrano il valore delle azioni locali.


Un appello urgente

Il destino delle barriere coralline è un indicatore della salute del pianeta. La loro scomparsa non è solo una tragedia ecologica, ma anche una minaccia per milioni di persone.

Senza una risposta globale coordinata per ridurre le emissioni e proteggere gli oceani, le barriere coralline potrebbero scomparire entro il 2050, lasciando un “oceano fantasma”.

È tempo di agire, prima che il bianco dei coralli sbiancati diventi il colore dominante dei nostri mari.


Fonti Scientifiche 

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