Nel vasto e misterioso ecosistema dei social, esiste una specie rara ma rumorosa: l’hater da tastiera, una creatura convinta che la critica aspra, l’insulto gratuito e il livore pubblico possano mettere in discussione il talento di Jannik Sinner. Peccato che la realtà, fatta di numeri, successi e assegni a molti zeri, racconti un’altra storia. Anzi, una vera e propria favola moderna.
41,5 milioni di dollari di montepremi ATP. Non è il budget annuale di una multinazionale: è quanto ha guadagnato Sinner, a soli 23 anni, semplicemente colpendo palline da tennis meglio di quasi chiunque altro al mondo. Convertiti in euro, sono circa 36,3 milioni. Per intenderci, se decidesse di mollare tutto oggi e comprare un’amaca in un’isola sperduta, potrebbe vivere di rendita per l’eternità… mentre gli hater, poveri, sarebbero ancora in coda alle Poste a litigare con il numeretto sbagliato.
Facciamo due conti. Con ironia, ma non troppo.
Prendiamo l’hater tipo, quello che commenta sotto ogni post: “Sinner è sopravvalutato”, “Con quei soldi ci andavo io in finale”, “È solo fortunato”. In media, guadagna 1.500 euro al mese. Per eguagliare il montepremi del nostro Jannik dovrebbe lavorare – reggetevi forte – 4.400 anni. Continuativi. Senza ferie, malattia, pensione, e ovviamente senza tenere conto delle tasse, dell’inflazione, delle bollette e dei 7 euro del panino con la mortadella al bar dello sport.
Ma magari il nostro hater è uno che “ce l’ha fatta nella vita”. Mettiamo che sia un brillante impiegato o un giovane imprenditore, e guadagni 2.500 euro al mese. Beh, dovrà sgobbare per 2.667 anni per pareggiare i conti. E intanto Jannik fa ace.
“Ehi, ma io sono un manager di alto livello! Porto a casa 10mila euro al mese!” — bene, caro hater col Rolex e la cravatta stretta: ti aspettano solo 667 anni di lavoro, sempre che il tennis non diventi sport nazionale su Marte nel frattempo.
L’unico record che gli hater battono? Quello del rosicamento.
Jannik corre veloce, dentro e fuori dal campo. È elegante, educato, riservato, si allena come un monaco zen e non si lascia mai andare alle provocazioni. Eppure gli hater, invisibili e instancabili come formiche incattivite, si moltiplicano sotto ogni sua foto: “Ma non sorride mai!”, “Non ha carisma”, “Non è mica Federer”. Tranquilli, non è Federer. È Sinner, e sta costruendo una carriera che, se dovesse finire domani, sarebbe già leggenda.
Nel frattempo, gli hater si allenano duramente… a scrivere commenti velenosi tra una pausa caffè e una litigata con l’algoritmo di Instagram. E poi via, di nuovo in ufficio, dove li aspetta la fotocopiatrice e un collega che usa ancora Internet Explorer.
La vera morale?
Che l’unica cosa che Sinner ha perso negli ultimi tempi… è la pazienza degli hater. Ma lui non se ne cura, perché il suo talento è inversamente proporzionale al rumore che fa. Gioca, vince, incassa e… silenziosamente ride. Con 36,3 milioni di motivi per farlo.
E noi, nel dubbio, ci alziamo in piedi: applausi a Jannik.
E agli hater… ciaone proprio.
C.P.