Gravita Zero: comunicazione scientifica e istituzionale

Il papà del Web: “Non è più libero, dobbiamo riprendercelo”

In copertina: Tim Berners-Lee, fotografato da Paul Clarke, CC BY-SA 4.0
via Wikimedia Commons

Tim Berners-Lee: “L’IA va affidata a un ente come il Cern, non lasciata al monopolio delle big tech”

“Oggi Internet ha perso la sua libertà. Serve un organismo indipendente, simile al Cern, che coordini la ricerca globale sull’intelligenza artificiale. Solo così potremo ridare potere alle persone e riconquistare il web. Non è ancora troppo tardi”.
Questo è l’appello di Tim Berners-Lee, l’informatico che più di 35 anni fa, proprio a Ginevra, ideò il World Wide Web e lo rese disponibile a tutti senza chiedere compensi, cambiando per sempre la storia.

Il suo intervento si inserisce in un dibattito sempre più acceso: vari scienziati chiedono regole precise per l’IA, mentre le grandi aziende tecnologiche corrono senza freni.

Guardando al presente, Berners-Lee si domanda se la sua creazione sia rimasta davvero libera: “La risposta è no, non del tutto. Oggi poche grandi piattaforme gestiscono i dati privati degli utenti, spesso cedendoli a società commerciali o a governi autoritari. Gli algoritmi, onnipresenti, creano dipendenza e danneggiano la salute mentale dei giovani. In questo modello, noi non siamo più clienti, ma prodotti”.
Per contrastare questa deriva, lo scienziato ha sviluppato Solid, un sistema che restituisce agli utenti il controllo sui propri dati, e ha scritto il saggio This is for everyone (È per tutti).

Nato nello stesso anno di Bill Gates e Steve Jobs, Berners-Lee è diventato celebre per la scelta di non monetizzare la sua invenzione nel 1993. Il web, diffondendosi rapidamente, ha trasformato l’umanità nella prima “specie digitale” capace di vivere e lavorare online.

Secondo lui, qualcosa si è incrinato tra il web 1.0, quello originario, e l’esplosione dei social media con il web 2.0: “Abbiamo preso la strada sbagliata. Ora ci troviamo a un nuovo bivio: dobbiamo decidere se l’intelligenza artificiale sarà uno strumento di progresso o un pericolo per la società. È difficile pensare che una grande azienda di oggi rinunci a interessi economici, come invece fece il Cern permettendo la nascita del web. Per questo serve un ente no-profit internazionale che guidi la ricerca sull’IA”.

Il suo messaggio arriva pochi giorni dopo il nuovo documento firmato da ricercatori e premi Nobel e rivolto ai governi riuniti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: un invito a fissare, entro il 2026, dei limiti invalicabili per l’uso dell’intelligenza artificiale. Tutto ciò avviene mentre colossi come Google, Microsoft, Meta e OpenAI prevedono di investire complessivamente oltre 320 miliardi di dollari nel settore entro il 2025.

Berners-Lee mette in guardia: “Non dobbiamo ripetere l’errore commesso con i social media, quando la politica ha rincorso per anni un fenomeno già fuori controllo. Serve subito un modello chiaro di governance globale dell’IA. Ho donato il web al mondo perché credevo che solo essendo di tutti potesse funzionare. Oggi lo penso ancora di più. Le regole e la cooperazione internazionale sono possibili, dipende solo dalla volontà politica. Se ci riusciremo, potremo restituire al web il suo ruolo originario: uno spazio di collaborazione, creatività e umanità senza confini”.

E conclude con una nota di speranza: “Ridiamo potere agli individui. Riprendiamoci il web. Non è ancora troppo tardi”.