Dott. Giulio Portolan
Abbiamo intervistato il dott. Giulio Portolan (Pordenone, 1972), autore di testi scientifici e fondatore di un’inedita sintesi della conoscenza, che egli stesso definisce episteme. La sua visione unisce medicina, filosofia, spiritualità, diritto e politica in un sistema integrato, con l’obiettivo dichiarato di gettare le basi per una riforma universale.
Portolan vive con la moglie Gelsomina Palladino (Salerno, 1988), ex modella e medico chirurgo laureata con lode a La Sapienza di Roma. Insieme hanno una figlia, Mina, e sono in attesa del secondo figlio.
Il percorso filosofico e speculativo intrapreso da Giulio Portolan continua con una nuova pubblicazione dal titolo Palingenesys per Vertigo Edizioni. Dopo aver attraversato i 4000 anni di storia del pensiero occidentale, costruendo un sistema di conoscenza assoluta, in questo volume – che riassume tre opere ancora inedite – Portolan mostra come lo Stato di diritto non sia un’utopia. Al contrario, esso trova fondamenta solide nella sua teoria epistemica delle malattie.
L’opera propone inoltre una critica approfondita della Costituzione italiana, avanzando una proposta di riforma che, secondo l’autore, potrebbe valere per tutte le Costituzioni del mondo. Il tutto orientato verso l’idea di un “Impero universale”, il cui sito web (www.imperouniversale.it) rappresenta l’ultima creazione dell’autore, concepito come fonte primaria di un nuovo diritto valido a livello globale.
Nel suo libro, lei si è confrontato con temi complessi come la cosmologia, la biologia e il diritto. Qual è il filo conduttore che lega queste discipline nel suo sistema filosofico-scientifico chiamato “episteme”?
Il filo conduttore della mia visione politica e esistenziale, è proprio la cosmologia (tralasciando qui il discorso metafisico sul Fondamento): una volta stabilito che l’umanità si trova nel Limbo, creo quell’atmosfera apparentemente oscura che conferma il cristianesimo, la vita contemplativa e di preghiera, e sotto il profilo politico, dell’impero, un clima culturale che serve come monito, anche se ovviamente il meccanismo psicologico della morale come deterrente ai comportamenti immorali (l’inferno…), da secoli non funziona più, per diversi e complessi motivi, primo tra tutti il dubbio di fede. Funzionerebbe piuttosto il tema dell’estinzione, secondo il mio tentativo…
La sua proposta di “Neocostituzionalismo universale” sembra ambire a una riforma che trascenda i confini nazionali. Come pensa che questa visione possa essere accolta in un mondo caratterizzato da profonde divisioni politiche e culturali?
A livello politico l’unificazione come fondamentale tendenza del nostro tempo si ferma agli agglomerati politici a carattere continentale (Europa, ad esempio; gli altri esempi sono costituiti da pure nazioni storiche, dotate dei caratteri di dimensione dell’Europa, quelli che si possono chiamare Stati-continentali: USA, Cina, India, Russia). Altre organizzazioni sono il G7, il G20, e poi il BRICS, che non sono universali, e che per il motivo che Lei ha evidenziato non possono unirsi, proprio perchè nascono in funzione competitiva, ovvero divisoria, in senso sia ideologico che economico. Ma la mia visione, ripeto, non è più utopistica, in quanto fondata su questa teoria delle malattie, che, impattando sulle variabili energetiche, assorbe le pulsioni divisorie.
Processi di unificazione globale sono invece dimostrati dai processi di standardizzazione delle norme, e delle professioni, come le tante Organizzazioni internazionali che unificano professioni, mondo scientifico e accademico, la ricerca scientifica e tecnologica, e alcune organizzazioni culturali. Invece è costatata la divisione in senso politico e economico: il conflitto nasce per motivi di potere.
Una volta che è stabilito che non è utopia il cambiamento del mondo, ho ritenuto di poter allargare la Costituzione italiana per tutti i popoli e le nazioni dotati di una costituzione insufficiente, ma con opportune correzioni, per gli aspetti da me identificati in cui anch’essa appare difettosa: ad esempio, essa lascia spazio allo strapotere della burocrazia e del mercato, il quale peraltro fallisce da se stesso, dimostrandosi un sistema contraddittorio, al quale però la Costituzione italiana, come anche quelle di tutte le nazioni occidentali, danno il via libera, intrappolando le popolazioni nelle maglie della precarietà e spesso dello sfruttamento.
Lei si definisce un “cattolico ultraconservatore” con influenze che spaziano dall’estrema destra al neosocialismo marxista. Come concilia queste posizioni apparentemente opposte nella sua visione politica espressa in Palingenesys?
Beh, Mussolini era di estrema destra, partiva dal socialismo, e nella sua ultima intervista (Milano, aprile 1945) descrive un piccolo programma politico a carattere socialista. Come si vede, destra e sinistra possono essere conciliati.
Io ho ricevuto nella mia vita e nella mia formazione politica l’estrema lezione della democrazia, con il limpido e fondamentale esempio di moderazione e di moralità del Presidente Mattarella, esempi dai quali non potrò mai discostarmi, avendo sperimentato nella mia vita libertà politica interna alla democrazia e la necessità del rispetto per tutte le persone e le loro opinioni, e bisogni.
Il mio impero è una forma di repubblica, in ciò io condizionato, oltre che dalla Roma repubblicana antica, dalla forma istituzionale della Repubblica italiana.
Infine, qual è il messaggio principale che spera i lettori colgano da Palingenesys, e come immagina che il suo lavoro possa influenzare il dibattito politico e filosofico contemporaneo?
Il messaggio è paradossale: pur essendo la mia teoria semplice (necessità di evitare l’estinzione = modifica dei comportamenti delle masse = riforma politica globale = il cambiamento universale non è una utopia), non è stato compreso dalle Istituzioni e dai destinatari delle mie segnalazioni, peraltro in tutta la sua urgenza e necessità, se proprio gli indici epidemiologici dimostrassero questa estinzione.
La mia speranza è che il mio messaggio sia accolto, con quello che ne deriva: pur essendo la mia teoria parascientifica, come lo è il concetto indimostrato di libido, essa può essere dimostrata con un grande esperimento: e questo può realizzarsi in un solo modo: il cambiamento stesso del mondo, suggerito dalla teoria stessa: la modifica dei comportamenti (tutta l’umanità a studiare!) e quindi delle istituzioni globali (superamento del capitalismo, fine delle guerre, ecc.).
È una Utopia? Appunto: se le mie ipotesi sono vere e la mia teoria viene disattesa, l’umanità si estingue…, quindi non è una utopia, è solo una ipotesi scientifica, e come tutte le ipotesi scientifiche, è sia confutabile, sia dimostrabile: la mia speranza è che sia verificata.
Per approfondire: Scienza Steleologica: la Teoria che cambia Tutto – di Giulio Portolan