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Maria Branyas Morera, vissuta fino a 117 anni, ci insegna come vivere a lungo

Maria Branyas Morera: 117 anni vissuti con curiosità, yogurt e un pizzico di fortuna genetica

In foto:  Maria Branyas Morera, riconosciuta come la persona vivente più anziana quando, è morta lo scorso anno all’età di 117 anni. Crediti: Xavier Dengra (Pubblico Dominio)

Quando Maria Branyas Morera spense le candeline del suo 117° compleanno, pochi avrebbero potuto immaginare che fosse destinata a diventare la persona più anziana del mondo. La sua vita, semplice ma straordinaria, ha catturato l’attenzione di scienziati e studiosi, desiderosi di capire come alcune persone riescano a vivere così a lungo senza perdere salute e lucidità.

Maria viveva a Olot, un piccolo comune della Catalogna, dove passava le giornate leggendo, giocando con i cani e condividendo momenti con amici e parenti, incluse le sue due figlie, entrambe nei loro anni ’90. La sua quotidianità tranquilla e attiva è stata considerata dagli studiosi un fattore chiave del suo benessere.

Nel suo ultimo anno di vita, ricercatori dell’Università di Barcellona, guidati da Manel Esteller, hanno raccolto campioni di sangue, saliva, urine e feci, per studiare a fondo la sua fisiologia. Hanno analizzato il suo genoma, il metabolismo e il microbioma intestinale, confrontandoli con quelli di altre donne della stessa regione, per distinguere i cambiamenti molecolari dovuti all’età da quelli legati a malattie o cattive condizioni di salute.

Una delle scoperte più sorprendenti riguarda i telomeri, le “capette” di DNA che proteggono i cromosomi. Nei supercentenari come Maria, i telomeri risultano molto corti, un segno naturale dell’invecchiamento. Eppure, Maria non soffriva di patologie tipiche dell’età avanzata, dimostrando che la perdita dei telomeri non è necessariamente sinonimo di malattia.

La genetica ha giocato un ruolo importante: Maria aveva varianti protettive che probabilmente hanno contribuito a preservare la sua salute. Ma non è stata solo fortuna. Il suo stile di vita è stato altrettanto cruciale. La donna seguiva una dieta mediterranea, ricca di cibi freschi e naturali, e non rinunciava a uno yogurt ogni giorno, alimentando così un microbioma intestinale giovane ed equilibrato, fondamentale per la salute generale.

Maria era una persona di grande umiltà. Collaborava con gli scienziati con curiosità e leggerezza, dichiarando: “Il mio unico merito è di essere viva.” La sua storia dimostra che la longevità estrema non dipende solo dai geni, ma anche da scelte quotidiane: alimentazione sana, attività fisica moderata, stimoli mentali e relazioni sociali solide.

Pur essendo uno studio basato su un singolo individuo, il caso di Maria offre insegnamenti preziosi. Mostra che è possibile vivere a lungo mantenendo buona salute e lucidità, e che la combinazione di genetica favorevole e abitudini salutari può trasformare la longevità in una vita piena e attiva.


Fonte: Lenharo, Mariana. She lived to 117: what her genes and lifestyle tell us about longevity. Nature, 2025. (Cell Reports Medicine)