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L’elezione di Mamdani? Un “messaggio anti-gerontocrazia” bipartisan e una squadra tutta al femminile

New York, 7 novembre 2025 – C’è qualcosa di profondamente simbolico, quasi epocale, nell’immagine di Zohran Mamdani, 34 anni, musulmano, figlio di migranti ugandesi di origine indiana, mentre alza le braccia davanti a una folla in delirio a Times Square.
Non è solo il nuovo sindaco di New York. È il segnale che un’epoca si è chiusa.

Da decenni la politica americana – come quella di molte democrazie occidentali – è prigioniera della gerontocrazia. Un potere bianco, maschile e anziano che ha trasformato la leadership in un museo delle cere.
Donald Trump, 79 anni, Joe Biden, 82: due facce di una stessa immobilità.
Entrambi prigionieri del passato, entrambi incapaci di rappresentare il presente.

L’elezione di Mamdani – primo sindaco musulmano e sud-asiatico della Grande Mela – è dunque molto più di una vittoria politica: è un urlo generazionale, un “basta” pronunciato da milioni di giovani a un sistema che ha dimenticato il futuro.

Il voto dei giovani che non volevano più votare

I dati parlano chiaro. Mamdani ha conquistato il 62% dei voti tra i 18 e i 29 anni, il 53% tra i 30 e i 44. È la rivincita della generazione che aveva smesso di credere nel voto come strumento di cambiamento.
E invece, questa volta, è scesa in strada, ha riempito i seggi, ha riscoperto la politica.
Con ironia e linguaggio pop, sì — ma anche con idee concrete: childcare gratuita, trasporti accessibili, affitti congelati.

Chi lo derideva come “il sindaco di TikTok” non ha capito che la comunicazione è la nuova forma della politica, quando è capace di legare l’immaginario digitale all’impegno sociale.
Mamdani parla il linguaggio del suo tempo, non quello di un passato che non passa mai.

Una squadra di donne per cambiare New York

E la prima mossa del nuovo sindaco è stata altrettanto radicale: una squadra di transizione tutta al femminile, composta da figure di prestigio e competenza.
A co-presiederla è Lina Khan, 36 anni, giurista di Yale e docente alla Columbia, già alla guida della Federal Trade Commission durante l’amministrazione Biden.
A trentadue anni faceva tremare Facebook e Amazon, difendeva la concorrenza e denunciava il potere sproporzionato delle big tech. Oggi porta quell’energia al servizio di New York.

Non è solo una scelta simbolica: è un manifesto.
Khan rappresenta l’idea che la competenza può essere giovane, femminile, indipendente.
Che l’autorevolezza non nasce dall’età, ma dalla lucidità e dal coraggio.
E che la politica, se vuole rinascere, deve tornare a essere rivoluzionaria nel senso più alto: capace di immaginare un ordine diverso.

L’America che non vuole più governanti con le mani tremanti

La vittoria di Mamdani è bipartisan nella sua provocazione.
Perché la gerontocrazia non ha partito.
Da una parte un Partito Repubblicano prigioniero di un leader settantenne che gioca al populismo eterno; dall’altra un Partito Democratico logorato da figure che non vogliono cedere il passo.
L’annuncio di Nancy Pelosi, 85 anni, di non ricandidarsi nel 2026, è forse il primo segnale che qualcosa si muove.

La generazione di Mamdani, invece, non chiede permesso.
Vuole riscrivere le regole di un sistema economico che li ha lasciati precari, senza case, senza futuro.
“Smantelleremo le condizioni che ci hanno dato Trump,” ha detto nel suo primo comizio post-vittoria.
E in quella frase c’è tutto: la consapevolezza che il populismo non nasce dal nulla, ma dall’ingiustizia.

La lezione di New York

New York non è Washington, e Mamdani – non essendo un natural born citizen – non potrà mai candidarsi alla Casa Bianca.
Ma la sua elezione è già un terremoto politico e culturale.
Non è solo un trionfo progressista: è il sintomo di una società che rifiuta la stagnazione.

Il mondo osserva la Grande Mela e capisce che qualcosa sta cambiando.
Che la nuova America non vuole più essere governata da uomini nati nel secolo scorso, ma da chi quel secolo lo ha studiato, analizzato, e ora vuole superarlo.
Da chi crede ancora nel potere della politica come strumento di emancipazione collettiva, non come rendita personale.

Il tempo è adesso

A 34 anni, Mamdani non rappresenta solo un cambio generazionale. Rappresenta la possibilità di un cambio morale.
La politica, per restare viva, deve essere contaminata, giovane, imperfetta, femminile, meticcia.
Deve tornare a essere un atto di fiducia nel futuro, non un gesto di paura del passato.

Il tempo, dice Mamdani, “è ora”.
E forse, per una volta, ha ragione: l’America dei vecchi sta davvero finendo.


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