All’inizio del XX secolo, mentre l’industria automobilistica muoveva i primi passi, la compagnia italiana DORA – una Società Industriale Italiana con sede a Genova e stabilimenti ad Alpignano (Torino) – introdusse una linea innovativa di automobili elettriche.
Una curiosa pubblicità dell’epoca mette in mostra la “Fabbrica di Automobili Elettrici ad accumulatori DORA”, evidenziando un veicolo progettato per eleganza, silenzio e velocità — qualità che lo distinguevano in un mercato ancora nascente.
Le Origini ad Alpignano
Pochi sanno che ad Alpignano, agli inizi del secolo scorso, si producevano auto elettriche — un’innovazione che oggi, dopo più di un secolo, sta vivendo una rinascita grazie alla produzione seriale contemporanea.
Il marchio DORA era l’evoluzione della “Società Italiana di Elettricità già Cruto”, fondata dal piemontese Alessandro Cruto, noto inventore della lampadina a incandescenza.
Nel 1886, Cruto stabilì sulla sponda meridionale della Dora Riparia una fabbrica per la produzione internazionale di lampadine. Grazie alla sua visione, già dal 1905 ad Alpignano si iniziarono a produrre accumulatori per vetture elettriche, seguiti nel 1906 dal debutto dell’auto elettrica DORA.
Questo rende Alpignano una delle prime sedi industriali in Italia dove si producevano veicoli a propulsione elettrica, tra cui autovetture, camion e persino tram.
Caratteristiche e Funzionamento
L’auto elettrica DORA veniva pubblicizzata come
“Vettura ideale per città e per dame”,
riflettendo il contesto sociale ed estetico dell’epoca.
Era dotata di batterie speciali ad alta capacità che offrivano un’autonomia di 80-100 km con una sola carica, e vantava una frenata elettrica con recupero di energia, una tecnologia assolutamente avanzata per i tempi.
All’inizio del XX secolo, la propulsione elettrica era tra i metodi preferiti di locomozione. Per un certo periodo, i veicoli elettrici superarono in vendite quelli a combustione.
Tuttavia, la velocità massima era limitata a circa 32 km/h a causa dei limiti tecnologici delle batterie e dell’assenza di sistemi evoluti per la gestione della carica e della trazione.
In seguito, i progressi dei veicoli a benzina, più affidabili e performanti, relegarono le auto elettriche a nicchie di mercato. Alla fine del Novecento, il parco globale di auto elettriche raggiunse appena 30.000 unità.
Un’Eredità Innovativa
L’attenzione della compagnia DORA verso la tecnologia a batteria dimostra l’interesse pionieristico per una mobilità sostenibile, un concetto oggi al centro del dibattito contemporaneo.
Le pubblicità dell’epoca sottolineavano anche i vantaggi economici del veicolo, posizionandolo come una soluzione pratica per la mobilità urbana.
Vennero abbandonate quando sul mercato trionfò il motore a benzina, più rumoroso e inquinante ma permetteva di percorrere maggiori distanze in minor tempo
La mobilità elettrica, agli inizi del Novecento, non era una prerogativa esclusiva del Piemonte. Dai documenti conservati presso l’archivio del Museo dell’Automobile di Torino – dove oggi sono esposti alcuni storici modelli di veicoli elettrici – si apprende che già nel 1910, a Manhattan, erano presenti ben 44 stazioni di ricarica. Alcuni grandi magazzini offrivano addirittura spazi appositi al piano terra dove i clienti potevano ricaricare la propria auto durante le attività quotidiane, come fare la spesa o shopping. A quel tempo, il futuro della mobilità sembrava orientato verso soluzioni ecologiche: veicoli silenziosi e non inquinanti che avrebbero potuto migliorare la qualità della vita nei centri urbani, sempre più estesi. Tuttavia, tra il 1915 e il 1916, quasi tutte le realtà torinesi impegnate nella produzione di auto elettriche cessarono l’attività. Le case automobilistiche, infatti, preferirono investire sui motori a benzina, che nel frattempo erano stati perfezionati e risultavano più adatti alle nuove esigenze: garantivano maggiore velocità, migliori prestazioni e l’autonomia necessaria per affrontare anche lunghi percorsi extraurbani, sempre più agevolati dallo sviluppo della rete stradale. Di conseguenza, il motore a combustione interna finì per dominare il mercato, mentre la tecnologia elettrica venne accantonata, ritenuta superata. Paradossalmente, quella stessa tecnologia che oggi consideriamo all’avanguardia fu allora trascurata.
Agli inizi del Novecento, Torino vide la nascita di numerose fabbriche dedicate alla produzione di veicoli elettrici, che nel primo decennio del secolo avevano anche una buona diffusione. Esistevano persino versioni ibride, dotate di un secondo motore capace di ricaricare la batteria durante la marcia. In realtà, nulla di ciò che vediamo oggi è davvero nuovo: oltre un secolo fa, era già stato tutto ideato.