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James Webb: 9 programmi italiani per il telescopio spaziale

Credits: Nasa

 

 

Nelle osservazioni scientifiche selezionate per il primo anno di attività del telescopio spaziale James Webb sono coinvolti numerosi ricercatori e ricercatrici in Italia,  molti di loro in forza all’Istituto Nazionale di Astrofisica, per un totale di oltre 1500 ore di tempo osservativo.

Alle ore 13:20 italiane è stato lanciato dallo spazioporto di Kourou nella Guyana Francese il James Webb Space Telescope (JWST), l’osservatorio spaziale più potente mai costruito, una collaborazione tra la NASA, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia Spaziale Canadese. Il telescopio, che vanta uno specchio segmentato di 6,5 metri di diametro, dedicherà la maggior parte del suo tempo ai programmi di tipo “General Observer”, una serie di progetti proposti dalla comunità astronomica di tutto il mondo per studiare stelle e pianeti lontani, nonché galassie lontanissime, le prime ad essersi formate nella storia dell’universo. Nel primo ciclo di operazioni, questi programmi ammonteranno a circa 6000 ore, ovvero 250 giorni.

Alla guida di un terzo delle proposte, selezionate lo scorso aprile, vi sono ricercatori e ricercatrici di paesi membri dell’ESA e tra esse, nove hanno un principal investigator che lavora in Italia. Sette di loro, in forza all’Istituto Nazionale di Astrofisica, utilizzeranno JWST per studiare: le nane brune, corpi a metà tra pianeti e stelle; la nascita di stelle in ambienti “estremi”; l’origine dei potenti getti di materia durante la formazione stellare; come si formano le galassie più massicce dell’universo; il ruolo dei buchi neri supermassicci nell’evoluzione galattica; la prima generazione di stelle del cosmo.

“Il telescopio James Webb è l’osservatorio spaziale più potente mai costruito e sono estremamente felice per il lancio di oggi, un traguardo cruciale atteso con enorme trepidazione dall’intera comunità astronomica mondiale” commenta Marco Tavani, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “Webb scandaglierà in profondità il nostro Universo con una capacità straordinaria rispetto all’altro grande telescopio spaziale, lo Hubble, che ormai tutti conoscono.  Ci aspettiamo infatti che Webb faccia ancora meglio, molto meglio. I primordi dell’Universo, le prime galassie, la loro evoluzione fino ad arrivare al cosmo accessibile vicino a noi e ai pianeti extra-solari saranno alcuni degli entusiasmanti obiettivi scientifici di Webb.

Il telescopio è frutto della collaborazione tra la Nasa, l’Agenzia spaziale europea e quella canadese – ricorda Tavani –  segno che i grandi progetti di questo tipo richiedono più attori internazionali per realizzarsi pienamente: il razzo europeo Ariane lo ha oggi infatti lanciato egregiamente.

L’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) è in prima linea per lo sfruttamento scientifico di Webb. I dati del telescopio sono accessibili alla comunità astronomica internazionale su base competitiva per specifici progetti osservativi. Diversi gruppi guidati da ricercatrici e ricercatori dell’INAF avranno infatti accesso ai dati di Webb già durante il primo anno di osservazioni. Ci aspettiamo – aggiunge Tavani – che l’interesse nella nostra comunità aumenti negli anni a venire e si concretizzi in studi di grande importanza anche sfruttando in parallelo dati da altri telescopi da terra e dallo spazio a noi accessibili.

Porgo le mie congratulazioni alle colleghe e ai colleghi in tutto il mondo che hanno lavorato al Webb negli ultimi 25 anni, e faccio loro i miei migliori auguri per le operazioni molto complesse di dispiegamento dello schermo solare e degli specchi in programma nelle prossime settimane.

Abbiamo inoltre oggi un motivo speciale per essere orgogliosi in Italia – ricorda Tavani. Il grande specchio di Webb – il più grande mai lanciato nello spazio con un diametro di 6 metri e mezzo (pari a quasi tre volte quello di Hubble) è formato da 18 segmenti esagonali. Questa configurazione di un grande telescopio a specchio segmentato è stata concepita e utilizzata per la prima volta dall’astronomo italiano Guido Horn d’Arturo quasi un secolo fa, ed è oggi applicata in diversi telescopi. Un segno di come la tradizione astronomica italiana, da Galileo ai nostri tempi, apporti un contributo di innovazione fondamentale al mondo intero per lo studio del nostro Universo”.

 

Oltre ai sette programmi con principal investigator INAF, l’Istituto vede numerosi co-investigator coinvolti in oltre 40 programmi. Tra essi figurano anche 4 dei 7 programmi ‘large’, che si sono aggiudicati tra 100 e 200 ore di osservazione ciascuno, per studiare galassie vicine, lontane e lontanissime, e comprendere la loro evoluzione attraverso le ere cosmiche. L’INAF è anche coinvolto in 4 dei 13 programmi di Early Release Science, le primissime osservazioni che saranno condotte durante i primi cinque mesi delle operazioni scientifiche per iniziare a confrontarsi con i dati di JWST.

Nella tabella di marcia di JWST, le prossime sei settimane saranno dedicate alla complessa coreografia di dispiegamento delle varie componenti dell’osservatorio, dallo schermo solare multi-strato agli specchi primario e secondario, mentre questo proseguirà il suo viaggio verso l’orbita operativa, un milione e mezzo di chilometri dalla Terra. Seguiranno sei mesi di collaudo e infine, a 2022 inoltrato, si potrà dare inizio alle osservazioni.

Fonte: Ufficio stampa INAF

Foto: Credits: Nasa