Al Politecnico di Torino nascono i pionieri delle tecnologie che cambieranno il mondo: tra sostenibilità, intelligenza artificiale e fisica quantistica, si formano oggi gli ingegneri di domani.
Nella foto: Da sinistra Gianluca Negrino – Gabriele Franzon – Matteo Vinci – Agritech Engineering
C’è chi costruisce trattori intelligenti capaci di comunicare tra loro nei campi e chi esplora le frontiere della fisica per reinventare il concetto stesso di calcolo e comunicazione. Al Politecnico di Torino si festeggiano le prime lauree magistrali in Agritech Engineering e Quantum Engineering, due percorsi accademici innovativi che preparano figure professionali destinate a lasciare un segno nei settori strategici della sostenibilità agricola e delle tecnologie quantistiche.
Il 25 luglio, nella suggestiva cornice della Sala “Emma Strada”, quattro studenti hanno ricevuto ufficialmente il titolo di laurea, simbolo non solo di un traguardo personale ma anche di un nuovo capitolo per l’ingegneria italiana. Gabriele Franzon, Gianluca Negrino e Matteo Vinci sono tra i primissimi laureati in Agritech Engineering, mentre Marco Parentin ha scritto la storia diventando il primo laureato in Italia in Quantum Engineering.
Ingegneria quantistica: oltre l’informatica classica
Ma se l’Agritech lavora con la materia e la terra, il Quantum Engineering lavora con le particelle e le probabilità. Il Politecnico di Torino è il primo ateneo italiano ad aver scommesso su un corso di laurea che forma ingegneri quantistici, figure in grado di progettare e applicare le tecnologie nate dalla meccanica quantistica. Una disciplina affascinante e complessa, che promette di rivoluzionare i settori della cybersecurity, dei computer quantistici, della crittografia, della simulazione molecolare e dell’intelligenza artificiale.
A ricevere la prima laurea del corso è Marco Parentin, 24 anni, che ha svolto la sua tesi alla University of Cambridge, lavorando su un tema all’avanguardia: la superattivazione della capacità quantistica. “È un traguardo importante non solo per me, ma per l’intero panorama accademico italiano – ha dichiarato Parentin –. Le tecnologie quantistiche stanno arrivando, e c’è bisogno di competenze solide e visione interdisciplinare per affrontarle”.
Il professor Matteo Cocuzza, coordinatore del corso, sottolinea l’importanza di questa nuova figura professionale: “Il nostro obiettivo è preparare ingegneri pronti a guidare la rivoluzione quantistica. Questo traguardo è il risultato di una sinergia tra accademia, ricerca e industria, con il contributo attivo degli studenti. È l’inizio di un cambiamento epocale”.
Ingegneria che nutre il pianeta
Sostenibilità, intelligenza artificiale, gestione efficiente delle risorse e un approccio sistemico alla produzione agricola. È questa la formula alla base della laurea magistrale in Agritech Engineering, un corso nato per rispondere alle esigenze reali del territorio e delle imprese del settore primario. “La tecnologia non è più un optional in agricoltura, ma una necessità strategica – spiegano i co-fondatori del corso, Tiziana Tosco e Danilo Demarchi –. Oggi servono ingegneri capaci di progettare sistemi di monitoraggio, automazione avanzata e strategie sostenibili per l’impiego delle risorse, unendo conoscenza tecnologica e consapevolezza ambientale”.
Un esempio concreto? Gabriele Franzon ha studiato il potenziale del biochar, una sostanza ottenuta dalla biomassa che migliora la qualità del suolo e sequestra carbonio, costruendo un’analisi tecnico-economica per l’azienda TRG Team. Gianluca Negrino ha approfondito invece la riconversione di impianti agricoli al biometano, in collaborazione con Asja Ambiente, mentre Matteo Vinci, con PlantZCare, ha sviluppato un sistema per la stima dei parametri fisiologici delle piante, incrociando sensoristica e modelli matematici.
Sono tesi che non si chiudono in un cassetto: tutti e tre i neolaureati proseguiranno direttamente in azienda, a dimostrazione dell’immediata spendibilità delle competenze acquisite.
Il futuro è oggi
L’introduzione di questi due corsi rappresenta non solo un aggiornamento dell’offerta formativa del Politecnico, ma una scelta strategica in linea con le grandi sfide del nostro tempo. “Oggi celebriamo i primi laureati, ma soprattutto celebriamo un’idea di formazione che guarda lontano – hanno dichiarato Elena Baralis, Prorettrice, e Fulvio Corno, Vicerettore per la Formazione –. Abbiamo lavorato per anni per costruire questi percorsi, e ora vediamo i frutti in termini di occupabilità e rilevanza scientifica. Il Politecnico vuole essere sempre più un laboratorio di futuro”.
Una visione confermata dal successo dei corsi anche a livello internazionale: Agritech Engineering si distingue per il suo approccio integrato alla sostenibilità, formando ingegneri capaci di progettare reti IoT per il monitoraggio agricolo, droni per la semina e l’irrigazione, modelli matematici per l’uso efficiente dell’acqua, e strategie per il riciclo degli scarti agricoli. Il Quantum Engineering, invece, forma professionisti pronti a lavorare con sistemi quantistici reali, da utilizzare in telecomunicazioni, crittografia e simulazioni fisico-chimiche.
Una nuova generazione di ingegneri
Quello che emerge da questa giornata di proclamazioni è un messaggio chiaro: l’Italia può essere protagonista del cambiamento tecnologico, a partire dai suoi giovani. Al Politecnico di Torino, innovazione non è solo una parola chiave, ma una realtà concreta, che si traduce in formazione, ricerca e connessioni con il mondo industriale.
Gli ingegneri e le ingegnere del futuro non sono più una previsione, ma una presenza reale. E il loro viaggio è appena cominciato.