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Cucina Malati Poveri: 120 anni di calore (e di cucina) in aiuto degli ultimi

Nel cuore di Torino, in Corso Palestro 11, Opera Pia Cucina Malati Poveri è molto più di un indirizzo: è una presenza costante per chi vive fragilità, povertà e isolamento. Nata alla fine dell’Ottocento, l’Opera — oggi organizzata come ETS — continua ancora oggi a confezionare e distribuire pasti, pacchi alimentari e assistenza concreta a persone in difficoltà, mantenendo intatta la sua vocazione originaria: nutrire chi ha bisogno con dignità e attenzione.

Chi è (e cosa fa) la Cucina Malati Poveri

Cucina Malati Poveri è un’istituzione benefica torinese che si occupa della preparazione e distribuzione di pasti caldi e generi di prima necessità per persone indigenti e malate. L’attività si svolge in locali storici di Corso Palestro e si basa su una gestione associativa che destina ogni contributo ricevuto all’acquisto di alimenti e materiali di prima necessità per gli assistiti. Negli ultimi anni l’organizzazione si è modernizzata sul piano formale (diventando ETS) senza però tradire la missione di sempre: offrire un aiuto concreto, non episodico, alle debolezze della comunità.

La storia: dall’iniziativa di una maestra al progetto di un’opera pia

L’Opera nasce grazie all’iniziativa di Ernesta Sampò Vallerino, maestra di Rubiana, che riesce a coinvolgere la principessa Maria Letizia Bonaparte (1866–1926), figlia della principessa Maria Clotilde e seconda moglie di Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. Insieme a numerosi benefattori, istituzioni pubbliche e private, la fondatrice si impegna a raccogliere alimenti destinati ai malati in difficoltà economiche.

Dopo l’inaugurazione, avvenuta il 14 febbraio 1903, la “Cucina” rimane attiva per due mesi, poi riapre a dicembre per altri quattro. Negli anni successivi, l’attività si consolida durante i mesi invernali: secondo il professor Francesco Abba, nel 1913 la struttura resta aperta per otto mesi l’anno, da novembre a giugno.

Inizialmente, fino al 31 marzo 1905, la sede si trova in via Arsenale 13. A causa della costruzione del Palazzo delle Poste, nel 1904 i volontari si trasferiscono in via IV Marzo 11, presso locali del Policlinico Generale Umberto I. Nel 1913, anno in cui la Cucina ottiene il riconoscimento di Ente Morale (16 luglio), iniziano i lavori per una sede propria in corso Palestro 11, all’angolo con via Bertola, su un terreno concesso gratuitamente dal Comune il 3 maggio 1912.

La costruzione è resa possibile grazie alla donazione di 50.000 lire effettuata nel dicembre 1911 dal cavaliere ufficiale Clemente Cirio, che volle onorare la memoria del figlio Giuseppe, morto a soli 17 anni, affinché l’ente potesse avere una sede stabile.

Dopo la fondatrice, l’attività è stata portata avanti da patronesse, benefattori e amici che hanno continuato quest’opera di solidarietà. Ancora oggi, ogni giovedì mattina, circa 350 persone ricevono gratuitamente generi alimentari, su segnalazione della Croce Rossa Italiana e della San Vincenzo.

L’Opera si trova tuttora in corso Palestro 11, vicino a via Cernaia.
L’edificio, a due piani, venne costruito alla vigilia della Prima guerra mondiale e destinato alla preparazione e distribuzione di pasti per malati e bisognosi. È un esempio di architettura tardo eclettica, che unisce elementi romantici tipici della transizione tra lo stile floreale e neobarocco. Il progetto fu firmato dagli architetti Giacomo Salvadori di Wiesenhoff e Daniele Ruffinoni nel 1913.

L’8 agosto 1943, la palazzina subì gravi danni a causa di bombe incendiarie: il tetto e la cucina su corso Palestro furono distrutti, mentre l’appartamento del custode e due saloni vennero parzialmente danneggiati. Il tetto fu ricostruito subito dopo, mentre il resto dell’edificio venne ripristinato nel 1948.
Anche l’intero isolato compreso tra via Bertola, corso Palestro, via Perrone e via Cernaia fu colpito e subì danni da incendio.

Le colonne portanti: persone, volontari e patronesse

Dietro la continuità della Cucina Malati Poveri ci sono alcune “colonne portanti” che ne hanno sostenuto e modellato l’attività. Storicamente, la gestione è stata favorita dall’impegno di Presidenti, Patronesse e comitati di benefattori — spesso provenienti da ambienti istituzionali o da élite civiche — che hanno fornito risorse, relazioni e autorevolezza al progetto. Questo tessuto di sostegno ha permesso alla Cucina di attraversare crisi economiche, guerre e mutamenti sociali, trasformandosi nel tempo ma non nella sostanza. Oggi la commistione tra professionalità, volontariato e donazioni pubbliche/ private resta il motore operativo: cuochi, volontari alla distribuzione, donatori di alimenti e associazioni partner permettono all’attività di mantenere regolarità e qualità.

Cosa si può fare per aiutare — le forme concrete di sostegno

La Cucina Malati Poveri sopravvive e agisce grazie a una rete di solidarietà concreta. Chi volesse contribuire ha a disposizione diverse modalità:

Ogni contributo, anche piccolo, è pensato per trasformarsi in pasto, in un pacco personalizzato, in un gesto che restituisce dignità. Le modalità pratiche per donare (contatti, IBAN, orari) sono reperibili sul sito e tramite i canali social della Cucina.

Il vintage e la cucina: economia circolare e solidarietà che passano dagli armadi

Una delle iniziative che unisce creatività, sostenibilità e solidarietà è il progetto legato al vintage: la Cucina Malati Poveri ritira abiti usati, capi vintage e oggetti d’epoca che vengono poi valorizzati tramite mercatini o canali di vendita solidale. Il ricavato non è un mero surplus: quei proventi si trasformano direttamente in cibo — litri di olio, chili di zucchero, pacchi di pasta — che alimentano i pacchi per le famiglie assistite. Questo approccio unisce tre elementi vincenti: ridurre gli sprechi (dando nuova vita a capi dismessi), mobilitare fasce di donatori diversi (amanti del vintage, collezionisti, cittadini sensibili) e creare risorse stabili per l’acquisto di alimenti.

Lo scambio tra vintage e cucina è più profondo di quanto sembri: i capi d’epoca spesso raccontano storie di famiglie, mestieri e abitudini alimentari che si intrecciano con la storia della Cucina stessa. Organizzare mercatini, eventi a tema e laboratori (ad esempio di riuso tessile o di storia del costume) significa anche costruire occasioni di incontro, di inclusione sociale e di raccolta fondi con forte valore simbolico oltre che economico.

Un progetto che funziona

La sostenibilità sociale della Cucina Malati Poveri poggia su alcuni fattori chiave:

Come avvicinarsi alla Cucina: consigli pratici per cittadini e associazioni

Un patrimonio sociale che si rinnova

La Cucina Malati Poveri è un esempio di come una risposta solidale possa diventare istituzione: un luogo che nutre non solo corpi, ma anche reti sociali, memoria civica e pratiche di cittadinanza attiva. Tra storia, patronesse del passato, volontari e iniziative moderne come il vintage solidale, l’opera continua a dimostrare che cura e cucina possono intrecciarsi in modi creativi e sostenibili. Se la fame è spesso una questione di marginalità e invisibilità, la Cucina Malati Poveri si pone come antidoto concreto: un piatto caldo, un pacco pensato, un’attenzione che restituisce dignità — grazie all’impegno di chi dona, del personale e di una comunità che non smette di prendersi cura.

Pagina Facebook:  @cucinamalatipoveriets

Instagram:  @il_vintage_della_cucina

Sito web: www.cucinamalatipoveri.it