Nel marzo 2025, al Mobile World Congress di Barcellona, la startup australiana Cortical Labs ha presentato CL1, il primo computer commerciale che integra neuroni umani vivi con tecnologia digitale in silicio. Una novità che segna l’inizio di una nuova era nell’informatica, quella dei biocomputer, con potenziali applicazioni che spaziano dalla ricerca medica all’intelligenza artificiale. CL1 sarà disponibile da giugno 2025, al prezzo di circa 35.000 dollari, anche in modalità cloud con il servizio “Wetware-as-a-Service”.
Un’architettura ibrida: cervello e chip
CL1 non è un computer tradizionale. Le sue componenti principali sono neuroni umani coltivati in laboratorio, mantenuti vivi grazie a un sistema di supporto vitale, e integrati in un chip attraverso 59 elettrodi che permettono la comunicazione bidirezionale tra il biologico e il digitale. La struttura occupa lo spazio di una scatola da scarpe, ma le sue prestazioni e la capacità di apprendere lo rendono un prototipo affascinante di intelligenza biologica sintetica.
A differenza dei supercomputer convenzionali, CL1 consuma pochi watt: un’efficienza energetica impensabile per le attuali macchine computazionali che possono arrivare a richiedere centinaia di kilowatt. Questo lo rende interessante non solo dal punto di vista sperimentale, ma anche sostenibile.
Applicazioni scientifiche e precedenti
Secondo i ricercatori, CL1 rappresenta un ambiente di apprendimento adattivo, utile per studiare malattie neurologiche come l’Alzheimer e l’epilessia, simulando comportamenti cerebrali senza ricorrere alla sperimentazione animale. Inoltre, può essere usato nella scoperta di farmaci, in quanto replica dinamiche cellulari altrimenti difficili da osservare.
Il progetto affonda le sue radici in un esperimento del 2022 noto come DishBrain, durante il quale neuroni in vitro hanno dimostrato di poter giocare a Pong, uno dei primi videogame della storia, reagendo in tempo reale ai feedback. Questo dimostrò che le cellule cerebrali possono apprendere in modo autonomo se integrate in un sistema interattivo.
Riepilogo tecnico del CL1
Aspetto | Dettaglio |
---|---|
Dimensioni | non fornite |
Neuroni | Coltivati in laboratorio, mantenuti vivi per mesi |
Interfaccia | 59 elettrodi per comunicazione biologico-digitale |
Consumo Energetico | Pochi watt |
Applicazioni | Ricerca farmaceutica, IA |
Una nuova frontiera nel cloud: Wetware-as-a-Service
Oltre alla versione fisica, Cortical Labs offrirà CL1 come servizio remoto, consentendo a ricercatori e aziende di condurre esperimenti attraverso la piattaforma cloud. Il modello “Wetware-as-a-Service” permetterà l’accesso ai dati biologici e ai comportamenti del sistema in tempo reale, aprendo le porte a collaborazioni scientifiche su scala globale.
Con un costo d’ingresso alto ma destinato a scendere con la produzione su scala, questa opzione potrebbe democratizzare l’accesso alla biocomputazione.
Le implicazioni etiche: una mente artificiale?
Come spesso accade con le grandi innovazioni, anche CL1 solleva questioni etiche complesse. Tra le principali: questi neuroni possono sviluppare coscienza? Possono provare dolore o maturare una qualche forma di autocoscienza?
Ad oggi, gli scienziati affermano che non ci sono evidenze che i sistemi attuali abbiano una qualsiasi capacità di esperienza soggettiva. I neuroni in vitro non sono strutturati come un cervello e non possiedono la complessità necessaria per produrre una coscienza. Tuttavia, il solo fatto che queste domande vengano poste segnala l’ingresso in un territorio bioetico inesplorato.
Questione Etica | Stato Attuale | Osservazioni |
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Sviluppo di coscienza | Non rilevato nei sistemi attuali | Nessun segnale di coscienza emergente |
Percezione del dolore | Non applicabile | Nessuna struttura sensoriale presente nei neuroni |
Autocoscienza e identità | Non supportata dalla tecnologia | Tema filosofico aperto, ma al momento teorico |
Un passo verso il futuro, con cautela
CL1 rappresenta una svolta epocale nella storia dell’informatica. Non solo un dispositivo, ma un esperimento viventeche fonde elementi biologici e digitali in una forma di intelligenza ibrida. La possibilità di utilizzare neuroni umani per alimentare sistemi computazionali apre scenari inediti per la scienza, ma anche interrogativi profondi su cosa significhi essere vivi, intelligenti, coscienti.
Cortical Labs, fondata nel 2019, si pone in prima linea in questa corsa verso l’ignoto. Se da un lato la tecnologia è ancora troppo primitiva per creare entità senzienti, dall’altro è fondamentale avviare da subito un dibattito pubblico e multidisciplinare su come utilizzare, regolamentare e comprendere questa nuova frontiera del sapere umano.
Valutazione dell’Attendibilità della Notizia
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Fonti Primarie: La notizia è supportata da informazioni ufficiali di Cortical Labs, la startup australiana che ha sviluppato CL1. Il sito ufficiale Cortical Labs – CL1 conferma che CL1 è stato presentato al Mobile World Congress di Barcellona il 2 marzo 2025 come il primo computer biologico commerciale. Dettagli su caratteristiche tecniche, applicazioni e modello di business (prezzo di 35.000 dollari, disponibilità da giugno 2025, “Wetware-as-a-Service”) sono coerenti con quanto riportato sul sito.
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Fonti Secondarie: Articoli di testate affidabili come New Atlas World’s first “Synthetic Biological Intelligence”, Live Science World’s first computer that combines human brain with silicon e ABC News Australia Melbourne start-up launches ‘biological computer’ corroborano i dettagli principali, inclusi il lancio, le specifiche tecniche e le implicazioni etiche.
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Fonti Scientifiche: Il precedente esperimento DishBrain, citato come base per CL1, è documentato in studi peer-reviewed, come In vitro neurons learn and exhibit sentience when embodied in a simulated game-world, che conferma la capacità dei neuroni coltivati di apprendere (es. giocare a Pong).