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Il carcere uccide più della mafia: l’allarme di Mattarella

di Giovanni Firera
Presidente ADI – Agenzia Digitale Italiana

 

Nelle stesse ore in cui il Parlamento commemorava Paolo Borsellino, esponendo la borsa che portava con sé il giorno della strage di via D’Amelio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lanciava l’ennesimo, disperato appello sullo stato delle carceri italiane. Due gesti simbolici e solenni, entrambi rivolti alla giustizia. Ma se uno onora la memoria, l’altro denuncia un presente inaccettabile: la situazione fuori controllo del sistema carcerario italiano.

«L’indecente condizione delle prigioni italiane» – ha detto Mattarella – è una ferita morale e sociale per la Repubblica. Parole pesanti, ma già note. Il problema è che, come sottolinea con lucidità Mattia Feltri su La Stampa, la politica sembra immune: la maggioranza oggi, l’opposizione domani, tutti fingono di non sentire. Eppure i numeri parlano chiaro. Approfitto di questo articolo per complimentarmi una volta per tutte con Feltri: i suoi articoli sono veramente perle di saggezza.

Tornando al problema delle carceri, non è possibile non evidenziare le profonde incongruenze che le “non decisioni” della politica hanno creato in questo settore. Non sarà vitale per la politica in generale, ma sicuramente lo è dal punto di vista sociale e umanitario, per un Paese che si professa democratico e moderno.

Come si evince dal grafico, nel  2024 i suicidi in carcere sono stati 72. Molti di più degli omicidi di mafia, che nello stesso anno sono stati appena 15 secondo il report del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale,  con un calo del 72% rispetto ai 53 registrati nel 2015.

Sempre secondo questi dati, in dieci anni si contano oltre 600 detenuti morti per mano propria, contro 331 uccisi dalla criminalità organizzata. Un dato che lascia senza fiato.

 

Le carceri italiane non sono più soltanto sovraffollate: sono disfunzionali, disumane e pericolose. A fronte di una capienza regolamentare di circa 51.000 posti, i detenuti superano ormai quota 61.000. In celle anguste e spesso fatiscenti vivono in tre o quattro, in condizioni igienico-sanitarie degradanti. A mancare non è solo lo spazio, ma anche il personale, la formazione, l’assistenza psicologica, i percorsi di reinserimento.

 

I detenuti più fragili – tossicodipendenti, malati psichici, giovani abbandonati – non trovano ascolto né cura. Finiscono in celle di isolamento, oppure inghiottiti dal silenzio, fino al gesto estremo. La carenza cronica di psicologi, educatori e mediatori culturali trasforma il carcere in un luogo dove la sofferenza si accumula fino a diventare insopportabile.

 

Mattarella ha definito quella delle carceri una “emergenza morale”. Ma, come Feltri sottolinea nel suo lucido articolo, è anche e soprattutto un’emergenza mentale: è il segno di una società che non ragiona più, che accetta come normale che una struttura dello Stato produca più morti della criminalità contro cui dovrebbe difendere. Un paradosso che si consuma nell’indifferenza generale.

Il sistema penitenziario dovrebbe essere rieducativo, come vuole la Costituzione. Invece è spesso solo punitivo e distruttivo. Punisce la povertà, l’emarginazione, la malattia. E non offre riscatto, né giustizia. Soprattutto, non offre dignità.

Non bastano più gli appelli. Serve una riforma strutturale, coraggiosa: riduzione del sovraffollamento attraverso pene alternative, investimenti nei servizi sociali, nella sanità penitenziaria e nell’integrazione lavorativa. Più trasparenza, più diritti, più controlli. Un carcere che rieduca e non abbandona. Che previene, non che reprime per poi dimenticare. La politica deve dare ai cittadini segnali positivi in tutti gli aspetti della società in cui viviamo. La nostra modernità, la nostra democraticità lo esigono.

Sergio Mattarella ha fatto la sua parte. Ora tocca alla politica. Perché se il carcere uccide più della mafia, è lo Stato che ha smesso di proteggere i suoi cittadini più deboli. E questa, più di ogni altra, è la sconfitta della giustizia.

 

Fonte grafici: https://www.garantedetenutilazio.it/suicidio-prima-causa-di-morte-nelle-carceri-italiane/