Comunicazione della scienza

Cultura e sapere: un diritto umano

Università popolare di Milano

Nella Francia del 1751, un cittadino, e usiamo questa parola non a caso, decise che era giunto il momento di riunire intorno a sé un nutrito gruppo d’intellettuali per creare qualcosa che fosse davvero rivoluzionario, e anche qui il termine non è usato a caso, qualcosa che fosse davvero utile al polo e che contribuisse a farlo uscire dallo stato di miseria e abbruttimento nel quale era finito. Il cittadino era Denis Diderot e quel qualcosa di autenticamente rivoluzionario era l’Encyclopédie.

La vera rivoluzione in questa opera era che cultura e sapere cominciarono ad interagire fondendosi: accanto a voci impegnate che spiegavano grandi e profondi concetti filosofici o scientifici, si affiancava il sapere della manualità, della creatività e del lavoro in generale. Attraverso quest’opera si poteva decifrare il mondo e la realtà circostante per poi, grazie alla conoscenza del lavoro manuale, lavorare per cambiare con le proprie mani non solo la realtà nel quale si è immersi ma la propria condizione sociale.

Ed è proprio in questo momento storico che cultura e sapere cominciano a diventare per tutti allargando la conoscenza a interi settori della popolazione che prima vivevano nell’analfabetismo.

Cultura e sapere qui cominciano un lungo cammino fino a diventare un pieno diritto di ogni persona nel mondo grazie alla Dichiarazione Universali dei Diritti umani del 1948.

Prima ancora di questa fatidica tappa, estremamente importante dal punto di vista dei diritti acquisiti, vi è stato già un periodo in cui cultura e sapere hanno cominciato ad intersecarsi ed è il 1901. In quest’anno nasce a Milano l’Università Popolare grazie alla spinta del poliedrico artista Ettore Ferrari e del carismatico poeta Gabriele D’Annunzio che tenne una splendida orazione proprio il giorno dell’inaugurazione.

Perché fu fondamentale creare l’Università Popolare? La cultura ed il sapere hanno senso e significato solo quando essi diventano pienamente trasmissibili e usufruibili da tutti; c’è vero progresso solo quando questo riguarda ogni persona e non solo una piccola parte. L’Università Popolare nella sua lunga vita ha assicurato che cultura e sapere potessero non solo essere a disposizione delle fasce più deboli ed umili che, sia per questioni economiche sia per problematiche sociali non potevano avere accesso ad una formazione che fosse di qualità, ma ne ha favorito la completa diffusione tramite i suoi relatori, i suoi corsi e le sue pubblicazioni che in pochi anni cominciarono a divenire estremamente ricercate anche da persone che non avevano beneficiato dei servizi dell’Università.

L’Università Popolare in un certo senso, e all’interno del contesto storico nel quale nasceva, cominciò subito a comprendere che la diffusione, possibilmente capillare, di cultura e sapere saprebbe stato il volano per una crescita sociale ed economica robusta; non solo, la formazione offerta avrebbe permesso da lì a pochi anni di far uscire dalla povertà molte persone insegnando loro il sapere i un mestiere e tutte quelle nozioni culturali che li avrebbero aiutati a inserirsi appieno nel contesto sociale.

Cultura e sapere sono e diventano sempre più pilastri di coesione sociale, fattori fondamentali di integrazione etnica e religiosa, preziosi volani di crescita economica.

La cultura diviene in questo senso la base essenziale della società contribuendo così a definire una persona e permettendo ad ognuno di divenire completamente indipendente.

Il sapere, la cultura e anche la conoscenza oltre a caratterizzare la persona la integrano e la uniscono in un determinato gruppo sociale ben definito che oggi chiamiamo società o anche nazione. Nulla di quello che vediamo oggi sarebbe stato possibile senza la crescita culturale e sapienziale.

Per far sì che questi due preziosi valori continuino a plasmare il nostro essere e il nostro agire, abbiamo un disperato bisogno di diffonderli, ma diffonderli con criterio, con qualità e soprattutto con uguaglianza. L’accesso a queste due fonti deve essere ne restare il più ampio possibile permettendo a chiunque di poterne usufruire. Ecco perché accanto alla cultura e al sapere devono svilupparsi quelli che possiamo definire dei centri di diffusione, o con un linguaggio meno tecnico, scuole e università.

Solo con una scuola e una Università di buona qualità e accessibile possiamo continuare a far sì che cultura e sapere vengano tramandati nel modo migliore assicurandosi che possano essere compresi e fruibili per chiunque, indipendentemente dall’età o dalla provenienza sociale.

Scuole e Università che devono essere in grado anche di incentivare, ampliare e approfondire il sapere culturale e sapienziale. Questo perché la società, oggi più che mai, corre sempre più velocemente, tende a creare bisogni, occupazioni e saperi che possono essere superati nell’arco non più i secoli o decenni ma persino di pochi anni. Pertanto, bisogna essere veloci a saper intercettare quelle che sono le spinte di un cambiamento sociale ed economico che possono cambiare il volto dell’occupazione e la natura stessa del processo lavorativo.

Fare cultura e sapere, creare cultura e sapere, diffondere cultura e sapere vuol dire anche questo, riuscire ad anticipare i bisogni e la crescita della società. Anticiparla anche in chiave di acquisizione di un sapere che possa permettere all’uomo ed in particolare al lavoratore di potersi riqualificare senza la paura o l’angoscia di rimanere indietro e quindi escluso. Cultura e sapere avvolgono ed includono perché nessuno possa sentirsi escluso dalla società e dal mondo del lavoro in particolare.

Oggi più che mai, in quella che definiamo una società globalizzata, abbiamo bisogno di Università e scuola che ci ricordano che non esiste più la cultura declinata al singolare, ma bensì le culture al plurale. Oggi la complessità sociale del mondo moderno è talmente elevata che è impensabile credere di poterla decifrare o declinare con strumenti culturali e saperi anche solo di venti anni fa.

Ecco perché cultura e sapere sono e resteranno un diritto inalienabile dell’essere umano, ed ecco perché i centri di diffusione e di formazione come le scuole in generale e le università in particolare sono e resteranno sempre più nel futuro dei punti di riferimento non solo sociali o economici, ma persino giuridici. Punti fermi del diritto allo studio e alla formazione.

L’Università Popolare di Milano, fin dagli arbori del 1901, è nata e ha continuato a crescere tenendo tutti questi punti come dei preziosi riferimenti; attorno ad essi ha creato e incentivato la sua diffusione e la sua crescita.

Oggi, in un mondo sempre più strutturato, l’Università Popolare di Milano è una delle chiave di lettura per comprendere il futuro. 

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