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Cos’è la teoria dell’evoluzione di Darwin e come funziona

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L’evoluzione biologica è uno dei concetti fondamentali della biologia moderna. Essa si riferisce alla trasformazione delle specie di organismi viventi nel corso del tempo, tramite processi come la selezione naturale, la mutazione e la deriva genetica. Ma cosa si intende esattamente per teoria dell’evoluzione, e come è stata sviluppata?

La teoria dell’evoluzione è stata formulata per la prima volta da Charles Darwin nel XIX secolo. Darwin era un naturalista inglese che aveva fatto numerose osservazioni sulle specie animali e vegetali durante il suo viaggio attorno al mondo sulla nave Beagle. Queste osservazioni lo portarono a formulare l’idea che le specie non fossero immutabili, ma che potessero cambiare nel tempo, dando origine a nuove forme di vita.

La teoria dell’evoluzione di Darwin si basa sulla selezione naturale, un processo in cui gli individui migliori adattati all’ambiente hanno maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi, trasmettendo così i loro tratti genetici alla generazione successiva. Questo processo è alla base della diversità biologica e dell’adattamento degli organismi all’ambiente.

Ma come funziona la selezione naturale nella pratica? Supponiamo che una popolazione di uccelli abiti in un ambiente in cui le dimensioni dei semi disponibili variano considerevolmente. Gli uccelli con becchi più grandi avranno maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi, perché saranno in grado di rompere i semi più grandi. Di conseguenza, i loro tratti genetici (in questo caso, la dimensione del becco) saranno trasmessi alla generazione successiva. Nel tempo, questa selezione darà origine a una popolazione di uccelli con becchi sempre più grandi.

La teoria dell’evoluzione di Darwin ha incontrato molta resistenza nella sua epoca, soprattutto da parte di coloro che credevano che la vita fosse stata creata da un essere divino e che le specie fossero immutabili. Tuttavia, grazie a numerose prove scientifiche e all’accumularsi di nuove scoperte, la teoria dell’evoluzione è stata gradualmente accettata dalla comunità scientifica.

Oggi, la teoria dell’evoluzione è un pilastro della biologia moderna e ha importanti implicazioni in molti campi, tra cui la medicina, l’agricoltura e la conservazione della biodiversità. L’evoluzione biologica è un fenomeno dinamico e in continua evoluzione, e il nostro compito è quello di comprendere e preservare la diversità della vita che ci circonda.

Prove scientifiche della validità della teoria dell’evoluzione

Equivoci nell’uso del termine evoluzione

L’evoluzione è una teoria scientifica ampiamente accettata che descrive il cambiamento graduale degli organismi viventi nel corso del tempo. Tuttavia, spesso si verificano degli equivoci nell’uso del termine evoluzione, sia nell’uso colloquiale che in alcuni contesti scientifici. Vediamo alcuni dei più comuni equivoci:

  1. Evoluzione come “teoria non confermata”. Alcune persone usano il termine evoluzione per indicare una teoria non confermata, senza tener conto del fatto che l’evoluzione è stata ampiamente confermata da prove scientifiche di diverso tipo.
  2. Evoluzione come “fase avanzata della vita”. Alcune persone usano il termine evoluzione per indicare una fase avanzata della vita, come se l’evoluzione fosse un processo che si verifica solo in organismi altamente sviluppati come gli esseri umani. In realtà, l’evoluzione si verifica in tutti gli organismi viventi, dai batteri alle piante ai mammiferi.
  3. Evoluzione come “scelta individuale”. Alcune persone pensano che l’evoluzione sia un processo che dipende dalle scelte individuali degli organismi, come se gli organismi decidessero di evolversi in una determinata direzione. In realtà, l’evoluzione è un processo che si verifica a livello di popolazione e dipende dalla selezione naturale, cioè dalla sopravvivenza e riproduzione dei soggetti più adatti alle condizioni ambientali.
  4. Evoluzione come “teoria in contrapposizione alla religione”. Alcune persone considerano l’evoluzione come una teoria in contrapposizione alla religione, senza considerare che molte religioni accettano l’evoluzione come spiegazione del cambiamento degli organismi viventi.

Il gene egoista

Il gene egoista è una teoria biologica avanzata dal biologo evoluzionista Richard Dawkins nel suo libro “Il gene egoista” del 1976. Secondo questa teoria, l’unità di base della selezione naturale non è l’organismo intero, ma il gene.

In altre parole, i geni sono la vera unità di selezione perché sono quelli che passano attraverso le generazioni e si diffondono nella popolazione. Gli organismi, invece, sono solo i veicoli che i geni usano per replicarsi e diffondersi.

Secondo Dawkins, i geni “egoisti” hanno la tendenza a promuovere la loro sopravvivenza e riproduzione, anche a spese dell’organismo che li porta. Ad esempio, il gene che determina la tendenza a mordere per difendere il proprio territorio può aumentare le possibilità di sopravvivenza del gene stesso, ma potrebbe anche mettere l’organismo in pericolo.

La teoria del gene egoista ha importanti implicazioni per la comprensione dell’evoluzione. Ad esempio, spiega come i comportamenti altruistici, che sembrano andare contro l’interesse personale dell’organismo, possano essere spiegati in termini di benefici per la sopravvivenza dei geni. Un esempio di questo è il comportamento altruistico delle api operaie, che lavorano per il bene della colonia, anche se ciò significa sacrificare la loro riproduzione personale.

Epigenetica

L’epigenetica è uno dei campi più innovativi e promettenti della biologia molecolare e studia i meccanismi che regolano l’attivazione e l’inattivazione dei geni. Il termine “epigenetica” si riferisce ai cambiamenti che si verificano nell’organizzazione del DNA e dell’istone (le proteine intorno alle quali il DNA si avvolge) che non coinvolgono la sequenza nucleotidica del DNA stesso.

In pratica, l’epigenetica spiega come le cellule “leggono” il DNA e attivano solo i geni che servono al loro specifico scopo. I cambiamenti epigenetici possono essere ereditati, ma anche influenzati dall’ambiente, dallo stile di vita e dalla dieta.

Tra i principali meccanismi epigenetici vi sono la metilazione del DNA (aggiunta di gruppi metile), le modificazioni delle istone (ad esempio l’acetilazione o la metilazione delle code di lisina) e il ruolo di alcuni RNA non codificanti (lncRNA) nel regolare l’espressione genica.

L’epigenetica ha importanti implicazioni nella comprensione delle malattie e nella medicina personalizzata, in quanto i cambiamenti epigenetici possono influenzare la suscettibilità alle malattie e la risposta ai farmaci. Ad esempio, alcune malattie, come il cancro, sono associate a cambiamenti epigenetici che possono causare l’attivazione di geni che promuovono la crescita cellulare o la soppressione dei geni che inibiscono la crescita cellulare. Comprendere questi meccanismi epigenetici può portare allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici.

Inoltre, l’epigenetica sta rivoluzionando la nostra comprensione dell’ereditarietà. Nonostante i geni vengano ereditati in modo stabile da una generazione all’altra, i cambiamenti epigenetici possono essere trasmessi alle generazioni successive e influenzare l’espressione dei geni. Ad esempio, alcuni studi hanno dimostrato che i figli di madri che hanno subito stress durante la gravidanza possono ereditare modifiche epigenetiche che influenzano la loro risposta allo stress.

Che cos’è la deriva genetica 

La deriva genetica è un processo evolutivo che si verifica a causa del caso, anziché della selezione naturale. In altre parole, la deriva genetica si riferisce alle fluttuazioni casuali nella frequenza dei geni all’interno di una popolazione, che possono portare a una variazione genetica nel tempo.

Questo processo può essere causato da vari fattori, come la mortalità casuale, la migrazione, la riduzione delle dimensioni della popolazione, la consanguineità o la mutazione. In ogni caso, la deriva genetica è influenzata dalla casualità e dalle probabilità, anziché dalla sopravvivenza o dalla riproduzione degli individui migliori adattati.

La deriva genetica può portare a una diminuzione della diversità genetica all’interno di una popolazione, poiché alcuni alleli (versioni di un gene) possono diventare più comuni rispetto ad altri a causa del caso. Questo può essere particolarmente problematico per le popolazioni con una ridotta dimensione, in cui la deriva genetica può causare la perdita di alleli importanti per la sopravvivenza o la riproduzione.

Inoltre, la deriva genetica può causare la divergenza genetica tra le popolazioni, poiché le fluttuazioni casuali possono portare a una diversa composizione genetica in differenti popolazioni che evolvono in modo indipendente. Questo può essere un importante fattore nella speciazione, il processo per cui si formano nuove specie.

Il  “collo di bottiglia” evolutivo

Il concetto di collo di bottiglia evolutivo si riferisce ad una riduzione drastica della variazione genetica di una popolazione a causa di eventi casuali, come ad esempio una catastrofe naturale o una forte pressione selettiva, che porta a una forte diminuzione del numero di individui riproduttivi.

In questi casi, la popolazione sopravvissuta presenta una variazione genetica ridotta rispetto alla popolazione originaria, poiché solo alcuni individui hanno avuto la possibilità di riprodursi e trasmettere i propri geni alla generazione successiva. Questa riduzione della diversità genetica può avere conseguenze negative per la capacità della popolazione di adattarsi a cambiamenti ambientali futuri, in quanto limita la possibilità di selezionare caratteristiche genetiche che potrebbero essere utili per la sopravvivenza.

Un esempio di collo di bottiglia evolutivo si può trovare nella storia evolutiva degli elefanti marini del nord. Questa specie ha subito una forte riduzione del proprio numero a causa della caccia e del commercio di pellicce, che hanno portato alla riduzione della popolazione a poche centinaia di individui negli anni ’50. Questa riduzione drastica della popolazione ha portato ad una forte riduzione della diversità genetica, con conseguente aumento della probabilità di malattie ereditarie e diminuzione della capacità di adattarsi a cambiamenti ambientali futuri.

Per evitare il rischio di un collo di bottiglia evolutivo, è importante preservare la diversità genetica delle popolazioni, attraverso la conservazione delle specie e il mantenimento di popolazioni sufficientemente grandi e geneticamente diverse. In questo modo, si può garantire la possibilità di selezionare le caratteristiche genetiche più utili per la sopravvivenza della specie, anche in caso di cambiamenti ambientali imprevisti.

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